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Crollano i consumi: -52 miliardi Reggerá solo l’alimentare, +4,2%

L’emergenza coronavirus e il blocco di ogni tipo di consumo sta mandando ko l’economia italiana. Le stime parlano di decine di miliardi di euro persi solo per alberghi e ristoranti chiusi. Anche l'ex numero 1 della Bce, Mario Draghi ha analizzato la situazione economica prospettando un futuro complicato in cui si rischia il crac.

26 marzo 2020 | 11:05
Crollano i consumi: -52 miliardi 
Reggerá solo l’alimentare, +4,2%
Crollano i consumi: -52 miliardi 
Reggerá solo l’alimentare, +4,2%

Crollano i consumi: -52 miliardi Reggerá solo l’alimentare, +4,2%

L’emergenza coronavirus e il blocco di ogni tipo di consumo sta mandando ko l’economia italiana. Le stime parlano di decine di miliardi di euro persi solo per alberghi e ristoranti chiusi. Anche l'ex numero 1 della Bce, Mario Draghi ha analizzato la situazione economica prospettando un futuro complicato in cui si rischia il crac.

26 marzo 2020 | 11:05
 

Attività produttive e del terziario chiuse e così il business affonda. Il blocco di commercio, turismo, servizi, trasporti e professioni - e con la prospettiva che questa situazione si prolunghi nel tempo il calo dei consumi - potrebbe toccare i 52 miliardi. L'unico comparto che cresce è quello alimentare con un aumento del 4,2% nel 2020 rispetto al 2019 mentre si prevede un crollo soprattutto per i trasporti (-12,7%), alberghi e ristoranti (-21,6%).

L'unico comparto che cresce è l'alimentare - Crollani i consumi: -52 miliardi Regge solo l’alimentare,  4,2%

L'unico comparto che cresce è l'alimentare

Lo stima Confcommercio considerando «realistica l'ipotesi della riapertura del Paese solo all'inizio di ottobre». E, nella difficoltà di prevedere a breve il ritorno ad una situazione “normale”, rischia di saltare la previsione più ottimistica che era quella della “riapertura” dell’Italia a giugno che avrebbe comportato, per il 2020, la perdita di 1 punto di Pil e 18 miliardi di consumi. Si fa, quindi, più realistica l’ipotesi della riapertura del Paese solo all’inizio di ottobre, con una riduzione dei consumi di oltre 52 miliardi e un calo del Pil di circa il 3%, stime che incorporano anche gli aiuti stanziati con l’ultimo decreto: è quanto prevede l’Ufficio Studi Confcommercio sugli effetti del lockdown a causa del coronavirus.
 
In quest’ultima ipotesi – prosegue la nota - i settori che saranno più colpiti sono: alberghi e ristorazione (-23,4 mld di consumi nel 2020), trasporti e acquisto autoveicoli (-16,5 mld), cultura e tempo libero (-8,2 mld), abbigliamento (-6,6 mld).

Sulla situazione economica assai preoccupante è intervenuto Mario Draghi con un articolo firmato sul Financial Times. «La pandemia di coronavirus - scrive - è una tragedia umana di proporzioni potenzialmente bibliche. Molti oggi vivono nel terrore o piangendo i loro cari. Le azioni intraprese dai governi per evitare che i sistemi sanitari vengano travolti sono coraggiose e necessarie. Devono essere sostenute. Ma quelle azioni comportano un enorme e inevitabile costo economico». Nel pezzo l'ex numero 1 della Bce osserva che «mentre molti affrontano il rischio di perdere la vita, molti di più rischiano di perdere i mezzi di sussistenza. Giorno dopo giorno, le notizie economiche peggiorano. Le aziende fanno i conti con perdite nell'intero sistema economico. Molte già si stanno ridimensionando e licenziano lavoratori. Una profonda recessione è inevitabile».

«La sfida che affrontiamo - prosegue - riguarda il modo di agire con sufficiente forza e velocità per evitare che la recessione si trasformi in una prolungata depressione, resa più profonda da una sequenza di default che lascerebbero danni irreversibili. E' chiaro che la risposta debba coinvolgere un significativo incremento del debito pubblico. Le perdite del settore privato - e il debito per colmare il gap - devono essere assorbite, in toto o in parte, dai bilanci pubblici. I livelli più alti di debito pubblico diventeranno una caratteristica permanente delle nostre economie e sarà accompagnata dalla cancellazione del debito privato».

«Il ruolo proprio dello Stato - sottolinea Draghi - è utilizzare il proprio bilancio per proteggere i cittadini e l'economia contro gli shock di cui il settore privato non è responsabile e che non può assorbire. Gli stati hanno sempre agito così davanti alle emergenze nazionali. Le guerre, il precedente più rilevante, sono state finanziate con l'aumento del debito pubblico. Durante la Prima Guerra Mondiale, in Italia e in Germania tra il 6 e il 15% delle spese belliche è stato finanziato con tasse. In Austria-Ungheria, Russia e Francia, nulla dei costi della guerra fu pagato con le tasse. Ovunque, la base imponibile è stata erosa dai danni di guerra e dalla leva. Oggi è a causa dell'angoscia umana provocata dalla pandemia e dalla chiusura imposta dai provvedimenti restrittivi nei vari Paesi».

«La domanda chiave non è se, ma come lo Stato dovrebbe utilizzare il proprio bilancio in maniera opportuna. La priorità non deve essere solo la garanzia di un reddito base a chi perde il lavoro. Dobbiamo evitare che la gente perda il lavoro, innanzitutto. Se non ci riusciamo, usciremo da questa crisi con un'occupazione più bassa in modo permanente», osserva delineando uno scenario post-crisi. Draghi accende i riflettori sulla necessità di garantire sussidi e di rinviare il pagamento delle tasse: «Passi importanti già adottati da molti governi» in un momento in cui la carenza di liquidità rischia di diventare drammatica. Diversi governi, evidenzia, hanno varato «misure per incanalare liquidità verso imprese in difficoltà, ma serve un approccio più complessivo».

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