Se la fase 1 della gestione dell'emergenza si può ben riassumere con il termine "quarantena", per la fase 2, almeno per ora, la parola d'ordine è tensione. Una tensione celata fino ad ora dalla "collaborazione" richiesta dal Governo, dal momento delicato per il Paese, da un Governo che - fin dall'inizio è stato dichiarato - «non agisce per cercare consensi, ma per il bene del Paese», ha ribadito Giuseppe Conte nelle sue dichiarazioni alla stampa da mezza Lombardia - Milano, Bergamo, Brescia, Cremona. Una tensione che dopo l'ultimo Dpcm non si è più riusciti ad arginare, esplodendo così in atti pratici di forte contestazione contro le limitazioni imposte da Conte tanto dall'opposizione, tanto dalle Regioni (ricordiamo, 12 su 20 guidate dalla destra).
Giuseppe Conte riferisce alla Camera la posizione del Governo
La lotta della Lega in ParlamentoL'iniziativa più calda è quella
presa dalla Lega di Matteo Salvini, che ha deciso di stanzionare in Parlamento «fino a che dal Governo non arriveranno risposte concrete agli Italiani su mascherine e protezione sanitaria per tutti, cassa integrazione non ancora arrivata ai lavoratori, soldi veri a commercianti e imprenditori, certezze per le famiglie coi figli a casa e le scuole chiuse, sospensione vera dei mutui, sostegno per affitti e bollette, mafiori da riportare in carcere»... e chi più ne ha, più ne metta, si potrebbe dire.
Tralasciando - tipico della comunicazione della destra - le sottigliezze burocratiche che si celano dietro a queste "gravi mancanze" citate da Salvini (la "liberazione di mafiosi" che non è da correlarsi al Governo, ma ai giudici; le casse integrazioni ancora non arrivate in tasca ai cittadini per il ritardo di alcune Regioni - Lombardia in primis - nell'inoltrare i flussi di domande allo Stato centrale), "la Lega ha passato la notte a Montecitorio e Palazzo Madama". 40 deputati e 34 senatori si sono rifiutati di muoversi dalle aule. Nemmeno l'ordine della presidente del Senato Elisabetta Casellati ha sortito qualche effetto. Il deputato di Bari Rossano Sasso si è filmato in diretta Fb mentre chiude l'aula di Montecitorio. Solo stamattina i leghisti che hanno "assediato" le aule, sono temporaneamente usciti per permettere le operazioni di pulizia.
La Lega in Aula all'inizio della protesta
Lascia trapelare però, in questa forte iniziativa, aria di dissenso nell'opposizione il commento "sorpreso" di Fratelli d'Italia, che non ne sapeva niente.
Giorgia Meloni, insomma, non è stata nemmeno informata della mossa politica del leader dell'opposizione, e quindi non ci sta (FdI combatte in questo senso da settimane, dicono i portavoce del gruppo, in solitudine). Questo nonostante l'invito della Lega a tutti gli alleati, affinché si uniscano in questa forma di protesta. «Ci auguriamo che tutte le opposizioni di centrodestra sostengano l'iniziativa di restare in Aula in nome della libertà, democrazia e sicurezza del popolo italiano». A parlare di iniziativa non concordata anche Antonio Tajani per Forza Italia.
Jose Santelli e Francesco Boccia
Il braccio di ferro Stato-RegioniConfusioni e proteste però non mancano nemmeno a livello regionale, anzi. Anche e soprattutto a buona parte dei Governatori non è piaciuto l'ultimo Dpcm di Conte. Ecco allora che i Governatori di Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia (che, come detto, guidano 12 Regioni su 20, più della metà) hanno condiviso un documento sulla fase 2 in cui muovono 2 richieste: la prima è che la normalizzazione dell'emergenza coronavirus riporti all'equilibrio democratico dei poteri tra Stato e Regioni; la seconda è di avere maggiore autonomia e competenze nel deliberare le aperture.
Parole scritte anche in una lettera indirizzata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Una lettera che ha colto di sorpresa il Ministro alle Autonomie regionali
Francesco Boccia («Abbiamo passato tutta la giornata insieme e non ci hanno detto nulla, l'ho appreso dalle agenzie di stampa»). Durante la seduta tenutasi tra il Ministro e le Regioni, Boccia ha dimostrato una disponibilità, un'apertura nei confronti del ristabilimento dell'equilibrio tra poteri. «In base al monitoraggio delle prossime settimane, ci potranno essere dal 18 maggio scelte differenziate tra le Regioni».
Ma non è bastato, le Regioni, insomma, non hanno intenzione di aspettare. L'incontro Stato-Regioni si è conclusa insomma con un vero e proprio braccio di ferro, durante il quale ogni parte ha fatto menzione a strumenti di potere. Boccia: «Propongo un metodo: ordinanze regionali coerenti con il Dpcm. Se ci sono ordinanze non coerenti invio una diffida, una lettera con la scheda indicando le parti incoerenti e la richiesta di rimuoverle. Se non avviene sarò costretto a ricorrere all'impugnativa al Tar o alla Consulta». Si va quindi ad ipotizzare anche il ricorso alla Corte Costituzionale.
Il caso CalabriaNel frattempo di
Regioni che si sono già mosse contro l'ultimo Dpcm, non ne mancano. In primis la Calabria, che ha disposto a partire da oggi la riapertura di bar e ristoranti con tavoli all'aperto. Ordinanza che l'esecutivo si appresterebbe a diffidare poiché contraria al Dpcm in vigore dal 3 maggio.
«Ho appena firmato un'ordinanza per la fase 2 di ripartenza. [...] Poiché in queste settimane i calabresi hanno dimostrato senso civico e rispetto delle regole, è giusto che oggi la Regione ponga in loro fiducia. Sapranno dimostrare buon senso nel gestire i nuovi spazi di apertura che la Regione ha deciso di consentire, anche oltre il dettato del Governo». Così
Jose Santelli, governatrice della Regione Calabria.
A quanto si apprende (fonti AdnKronos) l'esecutivo va verso la diffida dell'ordinanza della Calabria. La diffida è il passo che precede l'impugnativa. Si tratta di una lettera con cui si invita il Governatore a rimuovere le parti incoerenti dell'ordinanza rispetto al Dpcm varato. Se le modifiche non verranno approvate, ancora, a quel punto il Governo potrà decidere di ricorrere al Tar o alla Consulta e impugnarla.
Conte ha precisato questa mattina durante il suo intervento alla Camera: «Le riaperture devono essere motivate dopo il confronto con precise analisi scientifiche, la curva epidemiologica deve restare sotto controllo. Nessun piano di iniziative improvide di singoli enti locali sarà permessa».