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Mille contagi prima del paziente 1 Il virus a Milano già a novembre?

La mappa elaborata dalla Regione Lombardia parla di numerosissimi casi tra il milanese e la provincia di Lodi già al 15 gennaio, prima del primo tampone positivo del 21 febbraio a Codogno.

 
01 maggio 2020 | 12:20

Mille contagi prima del paziente 1 Il virus a Milano già a novembre?

La mappa elaborata dalla Regione Lombardia parla di numerosissimi casi tra il milanese e la provincia di Lodi già al 15 gennaio, prima del primo tampone positivo del 21 febbraio a Codogno.

01 maggio 2020 | 12:20
 

Dubbi, ormai,è da tempo che non ce ne sono più. Oggi però arriva un'altra conferma: il Covid-19 si era sicuramente annidato in Lombardia settimane prima (forse addirittura mesi) della sua scoperta ufficiale (come peraltro anche noi di Italia a Tavola avevamo già scritto) e adesso si calcola che fossero già almeno un migliaio, tra Lodi e Milano, i contagiati prima del “paziente 1”. Il lavoro a ritroso del gruppo di esperti incaricati dalla Regione di mappare la diffusione del contagio ha certificato ciò che di fatto già si sospettava da tempo (e non a caso le notizie, in questo senso, non sono mai state smentite): nella mappa elaborata dalla task force appaiono in particolare due comuni, Arese e Cornegliano Laudense, rispettivamente in provincia di Milano e di Lodi, dove il virus era presente in almeno 1.000-1.200 persone almeno dal 15 gennaio, vale a dire circa 5 settimane prima della scoperta del “paziente 1” di Codogno, il 21 febbraio scorso.

Il Covid-19 era presente in Lombardia già a gennaio - I contagi prima del paziente 1 Il virus a Milano già a metà gennaio

Il Covid-19 era presente in Lombardia già a gennaio

Uno studio che conferma quanto aveva già detto una ricerca del Direttorato della Sanità della Regione, secondo cui il Coronavirus era in Lombardia almeno dal 1° gennaio e quindi anche durante le festività natalizie. Informazioni che non sono mai state smetite, e che oggi trovano dunque una nuova conferma, facendo sospettare addirittura che puire l'ipotesi secondo cui il virus circolasse fin da novembre non sia poi così lontana dalla verità. La ricerca però non era stata presa troppo in considerazione; la verità è che e ci fossero stati da subito tamponi per il personale medico, senz'altro si sarebbero risparmiate centinaia di vite e una situazione di emergenza che per settimane ha rischiato di far collassare tanti ospedali.

Il lungo lavoro di tracciamento alla ricerca delle origini del virus per l’individuazione di eventuali focolai eseguito dalla task force della Regione è partito dal "paziente 1" e risalendo nel tempo ai contatti che questi aveva avuto nelle settimane precedenti, si è arrivati a stabilire che il Covid-19 era dunque già presente, seppure in forma asintomatica, in altre centinaia di persone. La forma più virulenta si è poi manifestata all’inizio di marzo, con un’incredibile escalation di casi gravi che hanno portato al decesso di migliaia di persone e al collasso degli ospedali della Lombardia, segnatamente nelle province di Lodi, Bergamo, Brescia, Milano e Cremona.

Una ricerca che conferma dunque come i dati reali, rispetto a quelli riportati quotidianamente della Protezione civile in baso ai tamponi effettuati, siano molto più elevati

«Le mappe riportano i numeri assoluti dei contagi — spiega al Corriere l’epidemiologo Marcello Tirani, che fa parte della squadra regionale — col passare dei giorni evidenziano i cluster del contagi nella bassa Lodigiana, a Cremona e nella Bergamasca». Secondo il documento, in via di pubblicazione, i primi segnali a Codogno, risalirebbero alla fine di gennaio. Nelle settimane iniziali gli esperti hanno calcolato un intervallo di 6,6 giorni tra la comparsa dei sintomi in un paziente e quella nelle persone da lui contagiate, in linea con il dato cinese. Nella fase esponenziale dell’epidemia hanno calcolato che ciascun malato ha trasmesso il virus in media a 2,3-3,1 altre persone.

Il lavoro degli esperti della Regione servirà ora per individuare le strategie da mettere in campo per arginare il virus, supportate dunque da una base scientifica.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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