Già a inizio 2020 il coronavirus circolava in Italia. La tesi - che sa di ulteriore conferma, dal momento che già se ne era parlato nelle scorse settimane, con alcune stime che arrivavano fino a novembre - è stata sviluppata anche da Andrea Crisanti, direttore di Microbiologia e Virologia all'università di Padova, intervistato ad Agorà su Rai 3. «Abbiamo fatto tre tipi di test - ha spiegato - il tampone, il test sierologico e l'analisi medica di tutta la popolazione. Per quanto riguarda il tampone confermiamo che non ci sono nuovi casi positivi. Il test sierologico invece ha rivelato delle sorprese molto interessanti: c'è un numero importante di persone che al primo campionamento del 25 febbraio stavano bene e che invece ora hanno anticorpi. Quindi, circa il 5% della popolazione di Vo' Euganeo ha anticorpi e questo ci permette di datare l'ingresso del virus dalla prima/seconda settimana di gennaio».
Già a inizio anno il covid era in Italia
Una notizia non nuova, di cui non avevamo mancato di darvi conto fin dal mese di marzo, riportando quanto sostenuto da una ricerca del Direttorato della Sanità della Regione Lombardia. Crisanti è anche
stato interpellato sulle riaperture internazionali mostrandosi cauto: «L'Austria ha rischiato come noi e ha fatto bene a non riaprire all'Italia. Ci sono ancora un sacco di casi». Da qui il monito all’Italia che viene invitata ad accogliere con misure diverse cittadini provenienti da altri Paesi: «Dovremmo stare attenti nei confronti degli Usa e del Sud America - ha osservato - e anche sui paesi europei bisognerebbe fare delle differenze, stabilire dei criteri come ad esempio misurare la temperatura, fare il tampone e fare in modo che tu sia rintracciabile, e se sei positivo stare in isolamento. Non è che si può riaprire tutto così».
Andrea Crisanti
Poi, la risposta ad
Alberto Zangrillo che nei giorni scorsi aveva dichiarato che clinicamente il virus non esiste più. «Non me lo spiego - ha ribattuto Crisanti - è un atteggiamento “sportivo” nei confronti del virus. È una follia. Se Zangrillo fosse andato a Vo' Euganeo la prima settimana di gennaio avrebbe detto che il virus clinicamente non esisteva e poi avrebbe visto cosa ha fatto.
Questo virus ancora non lo comprendiamo bene, non comprendiamo perché c'è un numero così elevato di asintomatici e non comprendiamo perché a un certo punto, raggiunta una soglia critica, le persone cominciano ad ammalarsi in modo così grave e con conseguenze così devastanti. In questo momento c'è poca trasmissione ma non significa che non c'è pericolo. Non esiste il rischio zero in questo momento».