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Contagio facile nei Ristoranti Usa? Un allarmismo quasi terroristico

Una ricerca americana (su un campione di sole 300 persone) avrebbe stimato un rischio doppio di contagio nei ristoranti degli states (senza regole). Uno studio che non trova però fondamento teorico in Europa.

 
11 settembre 2020 | 19:08

Contagio facile nei Ristoranti Usa? Un allarmismo quasi terroristico

Una ricerca americana (su un campione di sole 300 persone) avrebbe stimato un rischio doppio di contagio nei ristoranti degli states (senza regole). Uno studio che non trova però fondamento teorico in Europa.

11 settembre 2020 | 19:08
 

Nell'anniversario dell'11 settembre, dagli Usa giunge una bomba mediatica che ha il sapore del terrorismo allarmistico: Secondo uno studio di un fantomatico Cdc, come riporta l'Ansa, ci sarebe una probabilità doppia di essere trovati positivi al tampone per coronavirus nelle persone che hanno mangiato al ristorante, piuttosto che in quelle che non hanno svolto questa attività. Questo studio, ripreso in larga misura dai media, si riferisce alle attività svolte nei 15 giorni precedenti, ma (sembra incredibile ma è vero) riguarda unicamente 300 persone, 150 delle quali risultate positive a luglio in 10 Stati degli Usa. Numeri infinitamente bassi e per nulla attendibili per riportare una notizia che rischia di screditare un settore già in difficoltà a livello internazionale. Senza considerare che il territorio di riferimento è quello degli Stati Uniti, dove la pandemia ha accelerato (ed è stata sottovalutata nei comportamenti quotidiani) più che nella maggior parte del mondo. E dove nella maggior parrte degli Stati non sono state fissate regole rigide come in Europa per l'accesso ai pubblici esercizi.

Ricerche dagli States che fanno inutile allarmismo - Più rischio di contagio al ristorante Studi Usa che fanno allarmismo

Ricerche dagli States che fanno inutile allarmismo

Dalla ricerca non emergerebbero invece differenze significative nel rischio per lo shopping, per le riunioni in casa con meno di 10 persone, per la frequentazione di uffici, palestre, parrucchieri, trasporti pubblici o cerimonie religiose, mentre chi è stato in un ristorante avrebbe mostrato una probabilità doppia di contagio. Anche qui ci sarebbe da ridire, perché in Italia e, più in generale in Europa, dove le norme anti-contagio sono state applicate costantemente e precedentemente agli States, nessuna ricerca ha mai dimostrato un rischio del genere (specialmente se su un campionamento così ridotto). Anzi, diversi studi sono stati fatti, dai condizionatori agli igienizzanti fino al distanziamento e all'ingresso nel locale, affinché le aperture di bar e ristoranti fossero le più sicure possibili. Ma qui parliamo degli Stati Uniti dove il presidente consigliava di farsi iniezioni di candeggina od osteggiava la maschierina... E dove è più forte il partito dei negazionisti.



Specialmente per il caso Italia, una precisazione va fatta, prima che i dati rischino di essere travisati: la ristorazione (insieme all'app Immuni) è uno strumento che si sta rivelando tra i più efficaci per prevenire la formazione di focolai. Questo è possibile grazie alla registrazione di una persona per tavolo che ogni locale fa, contattando (in caso di positività) i clienti che hanno frequentato il locale in quei giorni, affinché possano mettersi in auto-quarantena.

Last but not least, già quando si parlava, in Italia, di riaperture di bar e ristoranti, le associazioni di settore hanno puntualizzato quanta attenzione fosse rivolta alla sicurezza dei clienti da parte dei titolari delle attività di somministrazione. Un'attenzione che si diceva necessaria, perché qualora all'interno di un ristorante si trovasse un caso positivo, la conseguenza sarebbe la chiusura dell'attività e quindi un ulteriore danno economico alla proprietà.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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