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Anziani lasciati soli nell’epidemia Abbiamo perso valori e principi

Nella società di oggi le persone anziane spesso vengono emarginate e abbandonate, chiuse in case di riposo. Hanno pagato un prezzo molto alto a causa del coronavirus.

di Rocco Pozzulo
presidente FIC - Federazione italiana cuochi
 
11 luglio 2020 | 09:21

Anziani lasciati soli nell’epidemia Abbiamo perso valori e principi

Nella società di oggi le persone anziane spesso vengono emarginate e abbandonate, chiuse in case di riposo. Hanno pagato un prezzo molto alto a causa del coronavirus.

di Rocco Pozzulo
presidente FIC - Federazione italiana cuochi
11 luglio 2020 | 09:21
 

La società in cui viviamo ha superato da tempo la soglia del 2000, portando con sé una serie di fattori positivi e negativi, che si possono ben vedere in gran parte del mondo occidentale considerato “civile”. Se da un lato il progresso, l’industrializzazione e l’aumento della ricchezza media pro capite hanno determinato una parallela crescita del benessere generale, è evidente però che diverse problematiche, spesso incontrollabili, affliggono il mondo contemporaneo. La perdita dei valori di riferimento è solo uno dei temi negativi di questo momento storico, di pari passo con la logica dell’assoluto consumismo e del massimo profitto.

Anziani lasciati soli nell’epidemia Abbiamo perso valori e principi

Negli ultimi tempi ho avuto modo di apprendere dalla televisione a notizie sempre più frequenti di maltrattamenti su anziani che vivono in uno stato di disinteresse generale, abbandonati dalla società e lasciati al proprio destino. L’emergenza sanitaria, poi, ha fatto emergere maggiormente e in maniera cruda le problematiche di un sistema che, se non usa la violenza, comunque emargina e discrimina le persone quando queste, dopo una vita di duro lavoro, non “servono” più. Per la restante popolazione produttiva sono considerate a tutti gli effetti “zavorra” di un apparato economico e finanziario.



Faccio una mia riflessione sui numerosi anziani abbandonati a se stessi, deceduti a causa della pandemia, in quelle strutture dove le benché minime tutele sanitarie dovute non sono state osservate. Non voglio entrare nel merito della questione giudiziaria in corso, la Federazione italiana cuochi si astiene, come è giusto che sia, dal puntare il dito contro qualcuno: saranno la magistratura e gli organi competenti ad appurare eventuali negligenze. Personalmente però non posso non provare rabbia e sconforto per questi morti, lontani dalle famiglie. Fino a pochi decenni fa gli anziani vivevano nell’ambiente famigliare, erano considerati e rispettati, per tutto l’arco della vita, mentre oggi molti finiscono nella solitudine, nell’abbandono e nel disagio, i più fortunati in case di riposo con rette da capogiro.

Ritengo che questo radicale mutamento sia il frutto dei tempi, di una società che, vinta dal ritmo del successo e dal superamento dei valori passati, trascura quelli più intimi e tradizionali, per effetto di un’evoluzione umana sempre più orientata a produrre ricchezza e sempre meno disponibile a sostenere coloro che, dopo aver dato, non possono più produrre e hanno poco da consumare.

Al mio insediamento come presidente di Fic, ho espresso subito il desiderio di lasciare più spazio ai giovani, coinvolgendoli direttamente anche in ruoli istituzionali di rappresentanza, questo non certo per “rimuovere” vecchie guardie, ma per consentire ai giovani il costruire fattivamente il futuro della Federazione. Molti “senatori Fic”, cui tutti noi dobbiamo rispetto e la più ampia considerazione, con un loro passo “di lato” hanno permesso l’avanzare titubante di questi promettenti giovani. Io sono convinto che l’anziano (sia anagraficamente che professionalmente) non sia un peso, ma una risorsa di vita e di esperienza per ognuno di noi, da custodire come un tesoro. La storia dei popoli antichi ci ha tramandato certi valori: una nazione civile e libera come la nostra ha il dovere etico e culturale di rispettarli, come facciamo noi di Fic! Un augurio a tutti di una veloce ripresa della normale vita quotidiana e lavorativa.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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