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L’aria inquinata favorisce il Covid Ecco perché servono le mascherine

Lo conferma uno studio di Sima (medicina ambientale) che già a marzo ipotizzava un legame fra diffusione del virus e inquinamento atmosferico. In Valle Seriana un bergamasco su due è stato contagiato . L'ambiente della val Padana è come una camera chiusa. L'importanza di investimenti green come previsto dal Recovery found.

 
04 ottobre 2020 | 15:44

L’aria inquinata favorisce il Covid Ecco perché servono le mascherine

Lo conferma uno studio di Sima (medicina ambientale) che già a marzo ipotizzava un legame fra diffusione del virus e inquinamento atmosferico. In Valle Seriana un bergamasco su due è stato contagiato . L'ambiente della val Padana è come una camera chiusa. L'importanza di investimenti green come previsto dal Recovery found.

04 ottobre 2020 | 15:44
 

Ne avevamo parlato ampiamente quando era scoppiata la pandemia, in pieno lockdown. Ora ci sono conferme a quelle che erano ipotesi di studio: l'inquinamento ha una forte influenza sulla diffusione del COVID-19 e la mascherina anche all'aperto é fondamentale soprattutto dove l'aria é inquinata. E lo è a maggior ragine ora che i contagi giornalieri superano la quoat delle 2500 unità. Il collegamento era stato già individuato, ma ora ci sono conferme scientifiche, soprattutto per quanto riguarda la Pianura Padana. La Sima, società di medicina ambientale, che già a marzo ipotizzava un legame, ha ora pubblicato le sue conclusioni sulla rivista open-access "British Medical Journal", dopo 7 mesi di accurata revisione e controllo da parte della comunità scientifica internazionale. "Si tratta della quarta pubblicazione che abbiamo prodotto dal mese di marzo - spiega il professor Alessandro Miani, presidente della Sima - quando ci siamo sentiti in dovere di avvertire i decisori politici, nel pieno dell'emergenza Covid-19, che la distanza di sicurezza di 2 metri (ridotta a 1 metro per gli ambienti indoor dal Cts governativo) non fosse sufficiente a garantire la sicurezza e che era necessario obbligare all'uso della mascherina tutti i cittadini in ogni luogo aperto al pubblico in un momento in cui si stava ancora discutendo dell'efficacia dei dispositivi di protezione individuale".


L’aria inquinata favorisce il Covid  Ecco perché servono le mascherine

Ma veniamo a quanto conferma quello che avevamo a suo tempo avanzato come ipotesi. Il professor Leonardo Setti, docente di Biochimica Industriale all'Alma Mater di Bologna e membro del comitato scientifico Sima ha ad esempio dighiarato "Repubblica" che è stata ottenuta "la prova definitiva dell'interazione tra particolato atmosferico e virus quando siamo riusciti a isolare tracce di RNA virale in campioni provenienti dai filtri di raccolta del particolato atmosferico prelevati nella provincia di Bergamo durante l'ultima serie di picchi di sforamento di PM10 avvenuta a fine febbraio, quando le curve di contagio hanno avuto un'improvvisa accelerata facendoci precipitare nell'emergenza sanitaria culminata con il lockdown". E d'altra parte basterebbe ricordare come in tanti durante il lockdown speravano nella pioggia che pulisse l'aria, mentre soprattutto per i lombardi era stata una sopresa ritrovarsi, man mano che li lockdown proseguiva, a respirare aria semrpe più pulita e più sana,

In Valle Seriana un bergamasco su due è stato contagiato
Un dato che trova forse conferma indiretta anche in un'altra ricerca (Ats e Regione Lombardia) secondo cui in Valle Seriana (l'area bergamasca dove ci sono i comuni di Nembro, Alzano e Abino, al centro dell'area più colpita dal COVID-19 altamente industrializzata e con forte inquinamento) quasi un abitante su due ha sviluppato gli anticorpi al coronavirus, e cioè ha contratto il Covid negli ultimi mesi. La percentuale dei positivi al sierologico è del 42,3%. Non esiste un altro territorio, in Italia, con un riscontro simile a quello della Val Seriana. Nella vicina Bergamo il dato sulla presenza di anticorpi è molto più basso. Dati che confermano ulteriormente la capacità di diffusione che il virus ha avuto nella Valle, dove l'effetto 'aria' potrebbe non essere stato indifferente.

D'inverno la Val Padana è peggio di un ambiente chiuso
Tornando alla studio di Sima, Gianluigi De Gennaro, professore di Chimica dell'Ambiente all'Università di Bari precisa per oparte sua che "durante l'inverno, in Pianura Padana, è possibile riscontrare anche per diversi giorni consecutivi più di 150.000 parti per centimetro cubo, con un impatto sulla salute, anche in termini di mortalità evitabile, oramai acclarato dai rapporti annuali dell'Agenzia Europea per l'Ambiente. La pianura padana in inverno è assimilabile ad un ambiente indoor con il soffitto di qualche decina di metri, dove in presenza di una grande circolazione virale le condizioni di stabilità atmosferica, il tasso di umidità e la scarsa ventilazione hanno di fatto aperto al Coronavirus delle vere e proprie 'autostrade'". Condizioni che in valle Seriana (per rifarcio all'0altro studio) erano ampiamente superate nella zona industriale.

L’aria inquinata favorisce il Covid  Ecco perché servono le mascherine


Durante il picco di indubazione della pandemia, 39 province del nord Italia sforavano i limiti di inquinamento dell'aria
I dettagli dello studio, sempre secondo quanto riportato da "Reopubblica" sono stati dati dal professor Prisco Piscitelli, epidemiologo e vicepresidente Sima che ha ricordato come sia stato "analizzato il numero di sforamenti per il PM10 sopra i 50 g/m3 per tutte le Province italiane, considerando il numero di centraline installate, la numerosità e densità della popolazione, oltre al numero medio di pendolari giornalieri e turisti. Il periodo esaminato andava dal 9 al 29 Febbraio, in modo da tener conto dei 14 giorni di massima incubazione del virus e quindi degli effetti prodotti nelle prime due settimane di ondata epidemica in Italia (24 Febbraio-13 Marzo). Su un totale di 41 Province del Nord Italia, ben 39 si collocavano nella categoria di massima frequenza di sforamenti, mentre 62 Province meridionali su 66 si situavano ai livelli più bassi di inquinamento atmosferico. L'andamento degli sforamenti di PM 2.5 era pressoché sovrapponibile. L'effetto osservato era indipendente sia dalla numerosità che dalla densità di popolazione. Complessivamente, gli sforamenti di PM10 si rivelavano un significativo fattore predittivo di infezione da Covid-19, potendo spiegare la diversa velocità di propagazione del virus nelle 110 Province italiane".


Per concludere ricordiamo l'avvertimano di Leonardo Setti: "l'inquinamento atmosferico si rivela ancora una volta fonte di gravi danni alla salute, vogliamo tuttavia sottolineare che le evidenze prodotte da Sima non devono spaventare gli attori del mondo del lavoro e delle imprese, ma stimolarli a una ripartenza verde che coniughi il giusto progresso economico con la sostenibilità ambientale necessaria alla tutela della salute umana. L'abbandono dei combustibili fossili con una rapida transizione energetica ed ecologica è prospettiva oramai inevitabile per evitare il rapido collasso degli ecosistemi dalle conseguenze imprevedibili e offrirà nuove opportunità economiche e condizioni di lavoro in grado di servirsi al meglio delle nuove tecnologie. Anche alla luce di queste evidenze, il Recovery Found deve essere occasione ineludibile per investire non più su azioni accessorie ma soprattutto su progettualità concrete che possano ridurre nel breve/medio periodo l'impatto dell'uomo sull'ambiente".

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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