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Federico Dotto, wine blogger per caso, parla di genuinità con i suoi follower

È un hobby il suo, ma solo su Instagram conta la bellezza di oltre 300mila follower. L'approccio al vino di Federico Dotto non è elitario: il suo scopo è sdoganare il vino e renderlo più accessibile a tutti

di Daniele Adorno
 
26 novembre 2021 | 05:00

Federico Dotto, wine blogger per caso, parla di genuinità con i suoi follower

È un hobby il suo, ma solo su Instagram conta la bellezza di oltre 300mila follower. L'approccio al vino di Federico Dotto non è elitario: il suo scopo è sdoganare il vino e renderlo più accessibile a tutti

di Daniele Adorno
26 novembre 2021 | 05:00
 

Solo chi sa adattarsi sopravvive e conquista il proprio ambiente. Ce lo ha insegnato la natura e lo ha reso noto il padre dell’evoluzionismo: Charles Darwin nel 1859. Non è la specie più forte o quella più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento. Questo principio vale anche per tutte le attività a cui è dedito l’homo sapiens-sapiens.

Federico Dotto, appassionato di vino, con oltre 300mila follower su Instagram

Federico Dotto, appassionato di vino, con oltre 300mila follower su Instagram

 

Nuovi trend food&wine. Si salva chi sta al passo e si reinventa

Quindi anche la ristorazione ed il vino cambiano insieme alle nostre necessità, a loro volta in continuo mutamento a causa degli adattamenti alle condizioni esterne (sociali ed ambientali). Abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo la globalizzazione con la conseguente nascita di nuove tendenze; il melting pot culinario, i cooking show, l’esplosione dei social network, svariate crisi economiche, alcuni disastri ecologici (Fukushima e Chernobyl su tutti) e siamo ancora nel bel mezzo di una pandemia ben lungi dall’essere superata.  

Con la globalizzazione nascono nuovi e viscerali movimenti, ed in quanto tali molto potenti, che affondano le loro radici nella ribellione individuale all’industrializzazione esasperata e ai danni che essa provoca all’ambiente e all’uomo. Nascono allora i concetti New Age di salute, sana alimentazione, prodotti biologici ed organici, e più in generale di un ritorno alle nostre origini rurali.

La velocità di comunicazione resa possibile da internet e l’immensa quantità di informazioni disponibile con essa, ha portato paradossalmente a riscoprire le grandi eccellenze enogastronomiche regionali ed un nuovo concetto di ecosostenibilità della filiera agroalimentare.

Oggi una gran parte di pubblico ricerca l’unicità, la freschezza, la tipicità e la genuinità dei prodotti ad un giusto prezzo.

La ristorazione si evolve e nascono sempre più spesso vere e proprie boutique del gusto: pochi tavoli, scorte minime e prodotti sempre freschi a km zero provenienti dalle vicine e piccole realtà per lo più a conduzione familiare.

L’emergenza sanitaria dovuta al Covid ha aumentato la velocità della riconversione già in atto. C’è una domanda che aleggia nel settore: chi potrà superare positivamente il protrarsi di questa situazione? La risposta probabilmente la potrà dare chi saprà reinventarsi ed estremizzare il processo già in atto andando ad attingere alle risorse di inventiva, eccletticità e genialità che da sempre costituiscono i cardini della capacità di sopravvivenza della razza umana e che vengono spesso sintetizzati in resilienza.

Federico Dotto con Olivier Krug

Federico Dotto con Olivier Krug

 

Il mondo della comunicazione del vino più attento alla qualità del prodotto

Anche il settore del vino ha dovuto reinventarsi. Sempre più persone vogliono confrontarsi, gustare e scoprire le eccellenze enologiche disponibili in un mercato libero e globale. Sono finiti i tempi in cui solo nei film di James Bond si poteva vedere qualcuno bere le pregiate bollicine. Da sogno e status è diventata una richiesta e quindi una necessità del pubblico, sempre più attento alla qualità e all’unicità a discapito del mero aspetto quantitativo. In certi momenti siamo, forse più di prima, disposti a spendere qualcosa in più per gustare un prodotto di alto profilo qualitativo.

Allora è facilmente comprensibile come anche nell’era dei social network siano nate nuove figure ispiratrici per le masse. Il social più utilizzato dagli aspiranti blogger, influencer, o semplicemente dalla persone che vogliono rendere pubblico il loro stile di vita e le loro conoscenze, è Instagram. Nato nel non troppo lontano 2010, oggi conta più di un miliardo di utenti in tutto il mondo.

 

Federico Dotto, wine blogger per hobby

Un esempio eclatante dell’evoluzione in atto nel settore è rappresentato dal profilo di Federico Dotto. Eletto dal grande pubblico come guru del vino. Colui di cui ci si può fidare in quanto il suo giudizio non è comprabile ed è commisurabile con quello delle persone comuni ma dotate di uno spiccato senso del gusto e di un’esperienza costruita negli anni attraverso tanti calici assaporati con la curiosità di chi brama scoprire ogni volta qualcosa di nuovo.

A Federico non interessa l’araldica o il blasone delle aziende vitivinicole ma è focalizzato semplicemente sul prodotto. Come spesso lui dice, alla fine, il vino deve essere buono, suscitare piacere all’assaggio e far sorgere il desiderio di poterlo riassaggiare più volte nei differenti momenti della nostra vita.

Nato il 23 Giugno 1984. Vive a Padova. Restauratore di professione. Come passatempo blogger del Food & Wine. Divenuto suo malgrado influencer di questo settore. 324mila followers solo su Instagram. Iscritto allo stesso social network dal 16settembre 2012.

Federico Dotto

Federico Dotto

In Italia possiamo contare migliaia di wine blogger, influencer, sommelier, viticoltori, enologi, critici, vincitori di numerosi concorsi, diplomati di tutte le tipologie e possidenti di grandi e svariate doti. Federico Dotto spicca in questa categoria, senza neanche averlo cercato, questo successo di pubblico.

 

La sua comunicazione vuole rendere il vino accessibile a tutti

Il motivo va forse individuato in tutti quei fattori esterni che fanno evolvere continuamente la razza umana e le attività della nostra specie. Forse è giunta l’ora di sdoganare anche il vino e renderlo più accessibile a tutti. Non solo a chi se ne intende, l’ha studiato e ci lavora ma anche a chi semplicemente lo apprezza per piacere personale e quindi lo abbina sia a momenti abituali che speciali della propria vita.

Federico Dotto ha la possibilità di poter assaggiare piatti di ristoranti stellati e bere vino di altissima qualità. Il suo giudizio è onesto, semplice e spontaneo. Il pubblico lo apprezza per questo. Personalmente lo definirei ambasciatore della gente comune che vuole bere bene, mangiando bene.

Il pubblico cerca nelle sue opinioni la semplice nuda e cruda realtà in tutta la sua bellezza o bruttezza.

 

Mi risulta che la tua prima professione è restauratore. Hai ancora del tempo da dedicare al tuo mestiere o sei completamente assorbito dal mondo del Food & Wine?
L’80% del mio tempo rimane dedicato al mio lavoro principale che è quello che mi permette di vivere il Food & Wine come voglio io.

Quante ore al giorno dedichi a gestire i contatti Food & Wine derivanti dai vari social?
Circa un paio d’ore nel corso della giornata. Tuttavia, c’è la giornata in cui dedico 10 minuti ed un'altra in cui posso arrivare a dedicare fino a 4 ore. Comunque in media un paio d’ore.

Sei iscritto ad Instagram dal 2012. Come sono cambiati i tuoi post e più in generale la tua vita social da allora?
Una volta trattavo molto meno Food & Beverage e parlavo più di Lifestyle; quindi eventi, alberghi, macchine. Poi mi sono appassionato maggiormente al Food & Beverage e quindi insieme a me è anche cambiata la mia pagina Instagram. Inoltre, un tempo, raramente mi rivolgevo in maniera diretta al pubblico. Da quando sono nate le stories di Instagram automaticamente è nato anche un tipo di comunicazione diverso, più diretto con i followers.

Quando ed in quale momento hai capito che l’impegno stava sorpassando il livello di un semplice passatempo per diventare qualche cosa di più?
In realtà mai perché per me è ancora un passatempo.  Non vivo di questa attività ed essa continua a rappresentare il mio hobby.

Quante aziende in media mensilmente ti contattano per collaborare con te?
Una decina ma non collaboro praticamente con nessuna perché sono molto rigido in questo. Essendo un mio hobby difficilmente accetto sponsorizzazioni. Deve essere un prodotto nel quale credo veramente ed è molto raro che le aziende che vogliono pubblicizzare i loro vini rientrino nei miei gusti. Quindi molto difficilmente ci collaboro.

Descrivi se possibile una giornata tipo di Federico Dotto.
Quando non sono a dieta, inizia con una colazione in pasticceria, poi mi reco in ufficio, in banca e dal commercialista. Il pomeriggio molto spesso ispeziono 5-6 cantieri che abitualmente abbiamo nella zona di Venezia. La sera durante il lockdown ovviamente sono rimasto a casa. Se invece posso spostarmi ho una media di 3 cene a settimana al ristorante.

 

Come e dove ti vedi tra 10 anni?
Mi vedo più o meno nella situazione attuale. La mia vita mi piace. Sia lavorativamente, che per quanto riguarda il mio hobby. Non vedo grandi evoluzioni. Tuttavia a volte le cose cambiano molto rapidamente e non sai mai dove ti portano.

Cosa consiglieresti a tutti gli appassionati del settore che volessero iniziare una qualunque attività nei prossimi anni? Quali sono per te i punti vincenti in questo settore nel prossimo futuro?
È una domanda che richiede una risposta piuttosto articolata. Nel settore della ristorazione ho la fortuna di conoscere tantissime realtà e devo dire che gli ingredienti principali sono la passione e la costanza. Tuttavia a volte capita di recarsi in locali molto belli esteticamente ma dove non si rimane soddisfatti delle proposte enogastronomiche. Quindi sicuramente serve anche del talento. Riconosco che questo è un periodo storico un po' sfortunato per mettersi a fare questo genere di lavoro. Sicuramente in un prossimo futuro post Covid-19 ci saranno nuove opportunità  perché molte realtà non supereranno questa fase. E allora bisogna farsi trovare preparati. In tal senso, a mio avviso, un ristorante è un alchimia tra grande materia prima, competenza dello chef, del personale di sala, ed una carta vini creata su misura per le proposte culinarie in offerta. Questo è l’unico “blend” che io conosca e che possa funzionare per venire ripagati con la soddisfazione dei clienti.

 

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