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Addio ai Beatles e allo Stilton Non prendiamocela col whisky

A pagare lo scotto della Brexit potrebbero essere soprattutto i prodotti alimentari. Ma se lo Stilton da noi non va per la maggiore, boicottare il whisky danneggerebbe gli scozzesi che in Europa ci volevano restare.

di Alberto Lupini
direttore
 
03 febbraio 2020 | 11:20

Addio ai Beatles e allo Stilton Non prendiamocela col whisky

A pagare lo scotto della Brexit potrebbero essere soprattutto i prodotti alimentari. Ma se lo Stilton da noi non va per la maggiore, boicottare il whisky danneggerebbe gli scozzesi che in Europa ci volevano restare.

di Alberto Lupini
direttore
03 febbraio 2020 | 11:20
 

Chi è cresciuto col mito dei Beatles o ha studiato all’ombra del Big Ben ha provato rammarico, ma anche un po’ di rabbia. Della Regina Elisabetta e della sua imbarazzante famiglia poco ci importa, ma che gli inglesi siano fuori dall’Unione europea è come se si fosse tornati indietro di decenni, a quando la Manica era un confine e zona di guerra.

Gli effetti li avremo solo dal prossimo anno, ma ora che Londra si è politicamente ritirata dal continente, illudendosi forse di rinverdire l’asfittico mito del Commonwealth colonialista o godere di chissà quale buon trattamento dagli Stati Uniti, c’è solo da sperare che, dopo lo status quo per (almeno) 11 mesi, si trovi un accordo sul commercio e sul resto. Si spera, nell’interesse di tutti, che si trovi un accordo sul libero scambio con la Gran Bretagna come eccezione rispetto agli altri Paesi terzi.

Ora che Londra si è politicamente ritirata dal continente, c’è solo da sperare che si trovi un accordo sul sul libero scambio (Addio ai Beatles e allo Stilton Non prendiamocela col whisky)
Ora che Londra si è politicamente ritirata dal continente, c’è solo da sperare che si trovi un accordo sul sul libero scambio

Ma intanto l’Unione è scesa di 66 milioni di cittadini (i sudditi di Sua Maestà britannica) e ha perso per la prima volta anche un po’ di geografia. E se da gennaio 2021 serviranno il passaporto e il visto (elettronico) per andare a Londra, poco male: magari molti europei sceglieranno altri hub per i voli internazionali.

Non che l’Europa perda poi molto se l’irrequieto primo ministro Boris Johnson non parteciperà ai Consigli europei e il suo Paese non avrà più voce in capitolo nelle decisioni a cui gli inglesi dovranno comunque adattarsi se vorranno vendere qualcosa in Europa. Anzi, per molti versi, tolta di mezzo l’ambigua figura di frenatori dei premier britannici, l’Ue potrebbe ritrovare un po’ più di sintonia e unità. Infastidisce semmai che al momento l’inglese debba restare con il francese e il tedesco la lingua base di tutti i documenti.

Ma parliamoci chiaro: un Paese che in strada viaggia a sinistra e che ha unità di misure in pollici o miglia non ha mai voluto integrarsi col resto dell’Europa. E ora forse è tempo che gli europei si scrollino di dosso un po’ di polvere di quelle brughiere, allontanino la nebbia e lascino andare Albione per la sua strada.

Se ci saranno dei dazi cresceranno i costi per l’export di auto, trasporti, tessile e arredamento, oltre all’agroalimentare. Noi italiani sul piano industriale potremmo avere riflessi negativi soprattutto per un calo delle esportazioni tedesche, di cui siamo subfornitori. Il vero danno potrebbe essere sui prodotti alimentari, che il biondo Boris non ama particolarmente. C’è già chi propone di boicottare il whisky, ma danneggeremmo solo gli scozzesi che in Europa ci volevano restare e che proprio per questo potrebbero fare saltare l’unità del Regno di Elisabetta II. Magari si potrebbe colpire lo Stilton, ma non è che di quel formaggio erborinato se ne mangi molto da noi con le ottime alternative che abbiamo. In verità sarebbe meglio evitare guerre commerciali ed evitare che i turisti inglesi scelgano altre destinazioni.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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