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C’è chi si ribella alle Guide enologiche

La critica enologica per essere credibile, autorevole e attuale deve mettersi inevitabilmente in discussione, confrontandosi con trasparenza e coraggio con il mondo dei produttori e con i consumatori finali.

di Roberto Vitali
 
14 febbraio 2020 | 08:17

C’è chi si ribella alle Guide enologiche

La critica enologica per essere credibile, autorevole e attuale deve mettersi inevitabilmente in discussione, confrontandosi con trasparenza e coraggio con il mondo dei produttori e con i consumatori finali.

di Roberto Vitali
14 febbraio 2020 | 08:17
 

Il fenomeno è ancora limitato ma prende piede. Ci sono produttori di vino - buoni, ma anche ottimi - che non inviano più campioni delle loro bottiglie alle sedi delle Guide, i cui addetti-esperti stappano, assaggiano, danno punteggi e pubblicano.

(C’è chi si ribella alle Guide enologiche)

C’è chi si ribella alle Guide enologiche

Uno di questi produttori è Umberto Cosmo, titolare con i fratelli di Bellenda, una delle più note e produttive aziende di Prosecco Superiore Docg. «Non partecipiamo per vari motivi. Il principale - afferma - è che i vini si sono evoluti in questi ultimi anni, diventando sempre più espressione di chi li fa, oltre che del territorio. Per questo ritengo che batterie alla cieca siano uno schema obsoleto che rischia di appiattire la categoria. Giusto non uscire dagli schemi di una denominazione, ma questi non devono essere una gabbia che costringe a rinunciare».

Non sfiducia negli esperti assaggiatori, quindi, ma volontà che una valutazione sia fatta in modo più completo e documentato, non solo in base alle caratteristiche della denominazione ufficiale del vino, ma anche tenendo nel dovuto conto eventuali positive sperimentazioni. Ignorarle o non capirle è come fermare un rinnovamento nella tradizione.

Oggi i consumatori attuano le scelte in modalità diversa rispetto al passato: si va direttamente alla fonte, si segue il passaparola, si va ai banchi di assaggio e sempre più spesso in cantina. Non significa che non sia più utile la critica enologica, ma per essere credibile, autorevole e attuale deve mettersi inevitabilmente in discussione, confrontandosi con trasparenza e coraggio con il mondo dei produttori e con i consumatori finali, magari coinvolgendo di più panel di giovani o sfruttando la dinamicità della rete per raccogliere le opinioni più disparate.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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