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Affitto da 12mila euro al mese E il ristorante è chiuso da un anno

Accade a Bergamo alta, nella centralissima Piazza Vecchia. La Taverna Colleoni ha chiuso a gennaio, ma la banca proprietaria dell’immobile chiede una pigione salatissima che scoraggia nuovi ristoratori.

 
29 novembre 2019 | 11:54

Affitto da 12mila euro al mese E il ristorante è chiuso da un anno

Accade a Bergamo alta, nella centralissima Piazza Vecchia. La Taverna Colleoni ha chiuso a gennaio, ma la banca proprietaria dell’immobile chiede una pigione salatissima che scoraggia nuovi ristoratori.

29 novembre 2019 | 11:54
 

C’è un ristorante, in una delle piazze più suggestive d’Italia, chiuso da 11 mesi e che rischia di non riaprire per chissà quanto altro tempo. Il motivo? Più di uno, forse, ma quello principale sta probabilmente nell’affitto (salatissimo) che la banca proprietaria dell’immobile ha fissato per chi vuole rilevare i locali.

La Taverna Colleoni, chiusa da 11 mesi (Affitto da 12mila euro al meseE il ristorante è chiuso da un anno)

La Taverna Colleoni, chiusa da 11 mesi

Siamo a Bergamo alta, nella storica Piazza Vecchia: il ristorante - un’icona fin dall’700 - è la Taverna Colleoni, mille metri quadrati distribuiti su tre piani, che a gennaio ha chiuso i battenti dopo l’addio dell’ultimo titolare, Pierangelo Cornaro. Nei giorni scorsi il proprietario dei muri, la Bpb Immobiliare (leggi Ubi Banca, ex Banca Popolare di Bergamo), ha diramato un bando per riaffittare l’immobile. Tra le clausole c’è proprio l’ammontare dell’affitto, 140mila euro l’anno, pari a circa 12mila euro al mese. Una spesa ingente, alla quale dovranno sommarsene inevitabilmente altre, anche perché il locale sarà concesso senza arredi né attrezzature necessarie per le attività di ristorazione e con la necessità di essere ristrutturato e adeguato anche a livello di impianti. In altre parole, un salasso.

Fatti due conti, il ristorante dovrebbe fatturare qualcosa come un milione e 750mila euro l’anno per fare fronte a tutte le spese. «Nella gestione di un esercizio pubblico il canone di locazione deve incidere per l’8% - ha detto al Corriere Giacomo Pini, manager della ristorazione internazionale in università ed istituti di alta formazione - per farlo quadrare occorre che il locale registri un incasso mensile di 145mila euro. Con una proposta media di 60 euro e 25 giorni di apertura al mese si deve poter contare sulla presenza di un centinaio di clienti al giorno. Numeri che neanche Mc Donald’s riesce a fare, senza contare che poi c’è la messa a regime di un locale chiuso da tempo e da ristrutturare. Un business plan così ipotizzabile è totalmente fuori mercato».

Insomma, stime alla mano, l’ipotesi più probabile è che il ristorante potrebbe restare chiuso ancora per chissà quanto tempo. E per una città che da qualche anno sta risorgendo grazie al turismo, tutto sarebbe, fuorché un decoroso biglietto da visita.

Gran parte della responsabilità di questo scempio (perché di ciò si tratta), non può che essere attribuita alla proprietà e alle sue pretese, che forse si giustificherebbero solo all’interno di un centro commerciale. A maggior ragione se si considera che stiamo parlando di un istituto di credito che, in quanto profondamente radicato sul territorio (e con un numero non trascurabile di piccoli e grandi azionisti locali), dovrebbe quantomeno avere a cuore proprio lo sviluppo della “sua” città. Sarà certo diventato negli anni un grande gruppo bancario, ma con questa mossa ben poco lungimirante, sta dimostrando di non avere alcuna attenzione per l’importanza del turismo e, probabilmente, di non sapere come si gestisce un edificio storico sulla piazza più importante di Bergamo e d’Italia.

Non diciamo con questo che la banca debba fare beneficenza, ma che debba assumersi una responsabilità verso la comunità in un luogo così simbolico, dove può trovare spazio solo un ristorante di qualità, questo è assolutamente necessario.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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