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A Torino la cena futurista Apre la “polibibita”, chiude il “peralzarsi”

di Piera Genta
 
04 aprile 2019 | 14:44

A Torino la cena futurista Apre la “polibibita”, chiude il “peralzarsi”

di Piera Genta
04 aprile 2019 | 14:44
 

Pagine di storia a tavola è il titolo delle serate di narrazione gastronomica ideate da Clara e Gigi Padovani presso il ristorante La Cloche 1967 sulla collina torinese.

Dopo le cene dedicate al fritto misto ed al cuoco di casa Savoia, Giovanni Vialardi, è stata presentata la cucina futurista, un’esperienza tutta torinese. Fu infatti lo storico quotidiano della città a pubblicare il 28 dicembre 1930 il Manifesto della Cucina Futurista che prevedeva, tra l’altro, “l’abolizione della pastasciutta, colpevole di ingenerare negli assuefatti consumatori fiacchezza, pessimismo, inattività nostalgica e neutralismo... una palla e un rudere che gli italiani portano nello stomaco come ergastolani o archeologi”.

(A Torino la cena futurista Apre la polibibita, chiude il peralzarsi)

Oltre alla condanna della pasta e all'assoluzione del riso, il Manifesto consigliava l’abolizione della forchetta e del coltello, dei condimenti tradizionali, della politica a tavola incoraggiando l’accostamento ai piatti di musiche, poesie e profumi. Una cucina che non si basa solo sul cibo, ma sulle percezioni sensoriali.

(A Torino la cena futurista Apre la polibibita, chiude il peralzarsi)

I futuristi si impegnarono inoltre a italianizzare alcuni termini di origine straniera: il cocktail divenne così la “polibibita” che si poteva ordinare al “quisibeve” e non al bar, il sandwich prese il nome di “traidue”, il dessert di “peralzarsi” e il picnic di “pranzoalsole”.

Sempre a Torino pochi mesi dopo la pubblicazione del manifesto si inaugura a pochi passi da piazza Vittorio, dove oggi c’è una tradizionale Trattoria Toscana, la Taverna del Santopalato, il primo ristorante Futurista, da un’idea di un pittore cuneese Luigi Colombo, in arte Fillìa, uno dei maggiori rappresentanti del movimento, progettato dall’architetto ungherese Diulgheroff, un’ambientazione unica interamente in alluminio con colonne luminose e grandi “occhi” metallici anch’essi luminosi a metà parete.

(A Torino la cena futurista Apre la polibibita, chiude il peralzarsi)

La cena di inaugurazione prevedeva 14 portate, pensate da Fillìa e Paolo Alcide Saladin in collaborazione con i cuochi Ernesto Piccinelli e Celeste Burdese. La Taverna Santopalato chiuse i battenti pochi anni dopo, a causa di difficoltà economiche. Ma quella serata torinese segna una rottura con la cucina tradizionale italiana e fa trasparire curiose affinità con la cucina contemporanea molecolare e creativa, una cura del dettaglio, del colore, del modo di presentare il cibo come opera d’arte, oltre a sapori e accostamenti inediti.

La cena futurista organizzata 87 anni dopo con la collaborazione del critico d’arte Angelo Mistrangelo e con lo chef Luca Taretto ha cercato di fare rivivere quelle emozioni con una listavivande tratta dal libro La cucina futurista con abbinamenti di polibibite e il rispetto delle regole per un pranzo perfetto secondo il Manifesto: “Un’armonia originale della tavola coi sapori e colori delle vivande”.

(A Torino la cena futurista Apre la polibibita, chiude il peralzarsi)

Come benvenuto agli ospiti con la polibita “Giostra d’alcol” (Barbera, Campari, Cedrata) abbinata a Scoppio in gola (Parmigiano Reggiano, Marsala), Tra i due (pane, acciughe, mele, salame cotto), Dolceforte (pane, burro, senape, acciughe, banane), Placafame (prosciutto, salame crudo, cetrioli, olive, tonno, funghi sottaceto, carciofini, acciughe, ananas, burro), Antipasto intuitivo (arancio, salami, burro, funghi sottaceto, acciuga, peperoncini verdi), e Uova divorziate (uova sode, patate, carote). A tavola gli ospiti hanno vissuto tra un rombare di motore d’aereo e profumi diffusi dai camerieri, l’esperienza di Aerovivanda: per antipasto il Vitello ubriacato (carne di vitello, mele, noci, pinoli, spezie, Asti spumante) seguito dal primo, un Risotto Trinacria (riso, tonno, pomodoro, olive, mandarini), dal secondo Compenetrazione (sanato di vitello, piselli, salsa di pomodoro, mela, prosciutto, frutto candito), e per finire, come “peralzarsi”, la Fragola mammella (ricotta, Campari, fragola).

Da bere polibite a sorpresa, birra e spumante (nella serata del 1931 c’erano la birra torinese Metzger e lo spumante Cora). I prossimi appuntamenti 13 aprile con Riccardo Gualino, finanziere e mecenate, in veste di cioccolatiere e per concludere Mario Soldati del quale ricorre il ventesimo anniversario della scomparsa sabato 18 maggio.

Per informazioni: www.lacloche1967.it

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