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Design, abbigliamento e... gastronomia si intrecciano nei locali “multipurpose”

Per vincere la crisi senza farsi trascinare, sono spuntati in Italia diversi locali “alternativi”. Non più semplici ristoranti o bistrot, ma spazi in cui il cibo si mescola a cultura, musica e vari prodotti e servizi

di Emanuela T. Cavalca
 
09 novembre 2015 | 16:48

Design, abbigliamento e... gastronomia si intrecciano nei locali “multipurpose”

Per vincere la crisi senza farsi trascinare, sono spuntati in Italia diversi locali “alternativi”. Non più semplici ristoranti o bistrot, ma spazi in cui il cibo si mescola a cultura, musica e vari prodotti e servizi

di Emanuela T. Cavalca
09 novembre 2015 | 16:48
 

Lo possiamo chiamare locale “multipurpose”, multiuso. Non più un semplice bar o ristorante, ma uno spazio dove si mescolano indifferentemente oggetti di design, prodotti enogastronomici e abbigliamento. La trasformazione è iniziata da qualche anno, quando la crisi ha iniziato a fare capolino e i titolari hanno cercato di trovare formule innovative, per attrarre la clientela. È soprattutto Milano a presentare un ventaglio di proposte inedite: sarà forse la presenza del salone del design con il suo pubblico internazionale, ma il capoluogo lombardo dimostra di essere all’avanguardia. Si vuole offrire al cliente un ambiente insolito, non banale, dove acquistare o vedere oggetti: una forma di comunicazione alternativa.



Il primo esempio è la stazione di servizio Agip a Milano in piazzale Accursio, ormai in disuso, acquistata da Lapo Elkann. Nel Garage Italian Customs dove si personalizzano auto, moto etc., con la collaborazione di Carlo Cracco e su progetto di Michele De Lucchi, tra breve in mezzo alle carrozzerie si aprirà un lounge bar bistrot. Bianchi Fioraio Caffè a Milano in via Montebello è stato un anticipatore di questa tendenza: fino a qualche anno fa era un negozio di fiori, poi in mezzo a vasi di orchidee e fiori raffinati sono spuntati tavolini e una cucina.

Di simile hanno solo il nome, ma parliamo di tutt’altra cosa: Bianchi Cycle caffè, proprio a un passo da Piazza San Babila, in via Cavallotti, tra una bicicletta da corsa e un casco ultimo modello troviamo un locale elegante dove pranzare, fare colazione, riparare o acquistare biciclette e eccellenze enogastronomiche: «abbiamo sposato la qualità - commenta Diego Panizza, responsabile del punto di Milano - dalla pasta fresca in cucina alla scelta accurata di 150 etichette di vino, soprattutto piccoli produttori di nicchia, anche bio. Il primo locale è stato inaugurato a Stoccolma, sede della società, dove il proprietario Salvatore Grimaldi, si era trasferito da bambino. Sono seguiti Tokyo, Guadalajara (Messico), Malmö e Milano, che nel 1885 ha visto nascere in Via Nirone il marchio di biciclette».

Il successo del locale è tangibile, basti dire che la confezione azzurro Bianchi con la tazzina, prodotta appositamente da Villeroy & Boch, ha spopolato tra la clientela. Qualche passo da largo Augusto, accanto agli spazi già esistenti, dedicati alla moda e ai mobili anni Cinquanta, da un’idea di Chichi Meroni, titolare del marchio, troviamo Arabesque Cafè. La cucina s’ispira al territorio lombardo, senza trascurare il menu vegetariano o vegano. Ogni dettaglio è curato nei minimi dettagli, dai piatti di portata all’arredamento. Avevano dato dell’originale a Luigi Sconamiglio, titolare di O.M., quando ha trasformato il punto vendita di cosmetici e olio extravergine biologico toscano in un bistrot. «Il locale si affaccia sul cortile interno ottagonale di un particolare esempio di architettura eclettica in Corso Magenta, non solo al primo piano si trova un B&B, coordinato da mia sorella», rileva il titolare.



Qui si può fare colazione, pranzare o prendere un aperitivo in un ambiente raffinato tra fiori di lavanda, confezioni di cosmetici biologicamente certificati. Da quando i grattacieli della zona Garibaldi sono diventati oggetto di numerosi scatti fotografici, Piazza Gae Aulenti si è trasformata in un secondo centro, dove sono approdati marchi di lusso. Compie un anno di vita The store Replay, ideato dallo studio Roman and Williams Buildings and Interiors. I due architetti hanno realizzato un vero e proprio palcoscenico con poltrone in cuoio vintage, dove il cliente si muove, circondato dal denim. A imporre questo stile innovativo è stato Matteo Sinigaglia, ceo del gruppo Fashion Box, cui fa capo Replay.



Basta negozi tutti uguali. Il primo piano è dedicato al mondo casual con «due tipi di clientela: quelli che approfittano dell’intervallo lavorativo e chi fa shopping - racconta Michele Masiero, responsabile del Taylor Cafè Shop. Qui si può sedere il marito, mentre la moglie fa acquisti, si gusta un aperitivo o legge il quotidiano. C’è anche la terrazza con vista su Piazza Gae Aulenti, che si chiude e si riscalda durante l’inverno. Per i più freddolosi? Caldi plaid a disposizione. Nulla è dato al caso: vecchi fondali, che provengono dal teatro di Reggio, sono cambiati ogni due settimane».



Saliamo al primo piano: ci troviamo improvvisamente nella poppa di una nave, pronti a salpare per un viaggio gastronomico. «Grande successo di pubblico l’angolo del bar Octavius - prosegue Masiero - che ha preso il nome da una nave fantasma. L’arredamento elegante gioca con rame, legno e lampade soffuse, è il regno del super premiato Francesco Cione. Non poteva mancare la sala riservata per chi desidera pranzare o fare una riunione, lontano da occhi indiscreti» E nella capitale? Il titolare di Ristoaereo si era imbattuto in un annuncio dove si vendeva l’ex aereo presidenziale italiano, così l’ha trasformato in ristorante. Chi vuol salire a bordo e sedersi davanti ad un oblò, si accomodi.



Sempre a Roma, in via Pietralata il Lanificio 159 ha trasformato una vecchia fabbrica in un locale dove si ascolta musica, si pranza. Non solo si può fare due chiacchiere in mezzo all’orto sul tetto. In un periodo dove le abitazioni stanno diventando sempre più piccole troviamo l’AntiCafè, uno spazio dove si può lavorare, studiare e anche mangiare. Si paga solo il tempo, il resto è gratis. Da due anni il teatro Stabile di Napoli ha proposto Libri & caffè, dove la cultura va a braccetto con il cibo. Il caffè bistrot letterario è stato creato dai librai Edgar Colonnese e Luca Pisanti con seggiole in cartone riciclato: allestimento ecologico e prodotti a chilometro zero.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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