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Barconi sul Naviglio Pavese Milano passa allo smantellamento

Alla fine, il Comune di Milano ha scelto le maniere forti e ha iniziato a smantellare i “locali galleggianti” sul Naviglio Pavese. Tra questi il “Frank Pummarola”, uno dei più grandi e noti della zona. La contesa tra Comune e titolari va avanti da 30 anni, c’è un ricorso in sospeso ma non se ne è tenuto conto.

04 gennaio 2018 | 10:08
Barconi sul Naviglio Pavese 
Milano passa allo smantellamento
Barconi sul Naviglio Pavese 
Milano passa allo smantellamento

Barconi sul Naviglio Pavese Milano passa allo smantellamento

Alla fine, il Comune di Milano ha scelto le maniere forti e ha iniziato a smantellare i “locali galleggianti” sul Naviglio Pavese. Tra questi il “Frank Pummarola”, uno dei più grandi e noti della zona. La contesa tra Comune e titolari va avanti da 30 anni, c’è un ricorso in sospeso ma non se ne è tenuto conto.

04 gennaio 2018 | 10:08
 

Alla fine, il Comune di Milano ha scelto le maniere forti e ha iniziato a smantellare i “locali galleggianti” sul Naviglio Pavese. Tra questi il “Frank Pummarola”, uno dei più grandi e noti della zona. La contesa tra Comune e titolari va avanti da 30 anni, c’è un ricorso in sospeso ma non se ne è tenuto conto.

«È incredibile. Sembra siano passate le cavallette». A dirlo al Corriere della Sera è Riccardo Rossi - titolare del “Frank Pummarola” - mentre osserva attonito le immagini degli operai che smantellano un pezzo del suo locale. Lui assicura che non è arrabbiato ma amareggiato. «No, non sono arrabbiato - spiega al Corsera - non posso nascondere che un po’ ce lo aspettavamo. Ma sono amareggiato, questo sì: lo scempio che stanno facendo è un colpo al cuore. Anche se la struttura non fosse mia. Stanno distruggendo i frutti di tanta fatica e investimenti, oltre a uccidere i Navigli».

(Barconi sul Naviglio Pavese Milano passa allo smantellamento)

Rossi ripercorre gli ultimi passi di questa trentennale vicenda chiarendo alcuni passaggi: «Su uno dei ricorsi è vero che lo scorso luglio il Tar non ci ha concesso la sospensiva, però il ricorso è ancora pendente: i giudici amministrativi devono ancora discuterlo nel merito. Non sappiamo ancora quando accadrà. Stiamo aspettando. Cosa che invece il Comune non ha fatto, e nell’attesa ha distrutto tutto».

Lo stesso titolare non intende darsi per vinto, non vuole arrendersi e promette di arrivare fino in fondo per vincere la causa. Ma, nel frattempo, deve fare i conti con quanto questa operazione costerà alla sua attività. «Il Comune ci ha già inviato i costi per la rimozione: sono 70 mila euro. Ma ci penserà il Comune, perché è un conto che non credo proprio pagheremo noi. Di sicuro adesso rimarranno a casa dieci persone: sono quelle che lavoravano ogni giorno sul barcone. Vediamo se qualcuno potrà andare in pensione anticipata. Senza contare che vanno in fumo anche i 240mila euro di investimenti previsti per i prossimi due anni».

Rossi è amareggiato per il modo con cui il Comune è passato all’azione: «Qui non stiamo parlando di smantellamento o asportazione del barcone, ma di distruzione. Stanno spaccando tutto: i vetri, i mobili, hanno sradicato il tetto. È davvero uno scempio. E comunque non ci avevano comunicato niente. Lo avevo intuito, però, quando ho visto posizionare i cartelli di divieto di sosta e i lavori per staccare i cavi elettrici. Avevo capito che stamattina (ieri, ndr) sarebbero arrivati. Anche se non potrebbero».

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