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Ristoratore, il 2019 è l’anno della svolta La tecnologia entri in sala e in cucina

Più volte abbiamo affermato che sarebbero maggiori i vantaggi che i ristoratori trarrebbero erogando qualità e sentendosi prima di tutto colleghi uniti e poi anche e giustamente leali concorrenti. Una competitività che con l’anno nuovo si giocherà su alcuni fattori critici tra costi, gusti e l'utilizzo della tecnologia.

di Vincenzo D’Antonio
12 gennaio 2019 | 09:26
Ristoratore, il 2019 è l’anno della svolta 
La tecnologia entri in sala e in cucina
Ristoratore, il 2019 è l’anno della svolta 
La tecnologia entri in sala e in cucina

Ristoratore, il 2019 è l’anno della svolta La tecnologia entri in sala e in cucina

Più volte abbiamo affermato che sarebbero maggiori i vantaggi che i ristoratori trarrebbero erogando qualità e sentendosi prima di tutto colleghi uniti e poi anche e giustamente leali concorrenti. Una competitività che con l’anno nuovo si giocherà su alcuni fattori critici tra costi, gusti e l'utilizzo della tecnologia.

di Vincenzo D’Antonio
12 gennaio 2019 | 09:26
 

Più volte abbiamo affermato che sarebbero maggiori i vantaggi che i ristoratori trarrebbero erogando qualità e sentendosi prima di tutto colleghi uniti e poi anche e giustamente leali concorrenti. Una competitività che con l’anno nuovo si giocherà su alcuni fattori critici tra costi, gusti e l'utilizzo della tecnologia.

Questi saranno: il costo del cibo, il costo della manodopera, gli adempimenti fiscali, il cambiamento delle preferenze dei clienti. Senza un’adeguata tecnologia abilitante, al cospetto della quale il ristoratore deve saper essere a suo agio, in brillante confidenza e non in soggezione, è arduo ahinoi, il monitoraggio e quindi il governo dei suddetti quattro fattori. Si tratta allora di sapersi equipaggiare all’occorrenza. Analizziamo quali sono due elementi strategici in assenza dei quali conseguire il suddetto vantaggio competitivo diviene chimerico.

(Ristoratore, il 2019 è l’anno della svolta La tecnologia entri in sala e in cucina)

Primo elemento: l’ascesa della Business Intelligence. La business intelligence (Bi) non è estranea all'industria alimentare, tutt’altro e men che mai deve permanere estranea al mondo della ristorazione di qualità. L'era dei big data è nata nelle aziende ben strutturate che argutamente intuirono quanto prezioso sarebbe divenuto lo scrigno aziendale contenente enormi quantità di informazioni raccolte.

È giunto, ineludibile, il momento che i ristoratori avveduti comprendano quale delittuoso scempio sia la ricchezza inutilizzata delle informazioni tenute prigioniere nei loro sistemi pos. Si lascerebbero costoro mettere un fiammifero acceso nella tasca dove hanno i soldi affinché i soldi brucino? La risposta è un sonoro no. Ecco, nessuno tollera che si bruci valore. Ed invece l’inutilizzo scellerato delle informazioni che andrebbero a costituire i big data, è proprio questo: è bruciare valore.

Un accesso reale a queste informazioni potrebbe rivoluzionare il modo in cui opera il ristoratore. Sì, ma come? Si tratta, finalmente, di assimilare per davvero, in piena onestà intellettuale, che così come mai ci metteremmo alla guida dell’automobile qualora essa non fosse munita di cruscotto (se non per tratte brevissime), così non possiamo tollerare l’assenza o l’inutilizzo del cruscotto aziendale, il cosiddetto dashboard. Il dashboard è visualizzazione easy di dati aggregati in tempo reale affinché si possano prendere decisioni tempestive e sagge.

È sul cruscotto che si accende la spia rossa che mi segnala carenza di carburante. Ma è nel serbatoio che vado ad immettere il carburante (saggia decisione) ed è al distributore di prossimità che effettuo il rifornimento (tempestiva decisione). Ma, attenzione, a nulla mi servirebbe il cruscotto se mai mi abituassi a tenerlo costantemente monitorato e mai agissi in coerenza comportamentale. È dalla lettura consapevole del dashboard che si capisce dove si sta perdendo denaro, dove insidiose si annidano le perdite. È dalla lettura consapevole del dashboard, nella circostanza dalle sue fonti esogene, che intuisco quali azioni nuove ed originali posso intraprendere.

Secondo elemento: crescita della popolarità del riconoscimento vocale. Diciamocelo chiaramente: i nostri smartphone ci hanno viziato. Amiamo la libertà di utilizzare i comandi vocali istantanei per semplificare le attività altrimenti innescate da tastiera, e, in coerenza, ci aspettiamo risposte vocali. Come già dicemmo, è la rivincita della coppia bocca-orecchie sulla coppia dita-occhi. Si tratta di cogliere tempestivamente questa opportunità abilitante che ci offre la tecnologia emergente e pertanto utilizzare il riconoscimento vocale per raccogliere i feedback dei clienti ed anche per consentire a costoro di porre domande sul menu.

Sì, ma come? Le tecnologie di riconoscimento vocale stanno emergendo nel settore della ristorazione di qualità. È la tecnologia cosiddetta time saving, ovvero la tecnologia che fa risparmiare tempo e quindi, in conseguenza di ciò, anche denaro. Proviamo solo ad immaginare il tempo che si risparmierebbe se le azioni del prendere la comanda (interazione sala/cliente) e del comunicare i piatti pronti (interazione cucina/sala) avvenissero mediante il riconoscimento vocale. Il riconoscimento vocale fornisce anche la possibilità di essere informati sui prodotti che stanno arrivando per la consegna, di dare istruzioni per stampare le fatture, per aggiornare le scorte e chissà quant’altro che ancora esula dallo scenario ipotetico.

Si può fare a meno dei due suddetti elementi e continuare l’attività di ristorazione? Certamente sì. Ma la fruizione consapevole e ben progettata della tecnologia abilitante ha sempre costituito il fattore vincente per lavorare meglio e quindi per vivere meglio.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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