Quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza
sabato 20 aprile 2024  | aggiornato alle 12:16 | 104711 articoli pubblicati

Rational
Salomon FoodWorld
Salomon FoodWorld

Milano, bar sempre meno italiani Un locale su dieci gestito da cinesi

Dal 2011 al 2019 i bar gestiti da cinesi sono aumentati del 27% passando da 441 attività a 562, ovvero l’11,5% del totale sotto la Madonnina. A dirlo, i dati raccolti dalla Camera di Commercio. La percentuale di bar made in China diventa del 55% se si considera l’intera area metropolitana.

 
18 novembre 2019 | 09:55

Milano, bar sempre meno italiani Un locale su dieci gestito da cinesi

Dal 2011 al 2019 i bar gestiti da cinesi sono aumentati del 27% passando da 441 attività a 562, ovvero l’11,5% del totale sotto la Madonnina. A dirlo, i dati raccolti dalla Camera di Commercio. La percentuale di bar made in China diventa del 55% se si considera l’intera area metropolitana.

18 novembre 2019 | 09:55
 

Sensazioni che diventano numeri. Il rito della colazione o del panino veloce in pausa pranzo è sempre meno servito dal classico barista milanese e sempre più spesso in mano a personale cinese (in un periodo in cui i rapporti Italia-Cina si stanno rafforzando e in cui il turismo proveniente dalla Cina è sempre più diretto verso l'Italia e Milano nello specifico); i dati della Camera di Commercio fotografano la situazione: gli esercizi con titolare orientale sono aumentati del 27% dal 2011. Nel 2019, solo all’interno dei confini di Milano città, si registrano 4.891 imprese attive come bar. Di queste, se si considerano anche le ditte individuali, 562 sono cinesi - vale a dire l’11,5% del totale sotto alla Madonnina, mentre nel 2011 erano 441.

La crescita di bar cinesi dal 2011 è esponenziale (Milano, bar sempre meno italiani Un locale su dieci gestito da cinesi)

La crescita di bar cinesi dal 2011 è esponenziale

Ma se l’occhio dell’obiettivo si amplia all’Area Metropolitana, dal 2011 i bar cinesi sono aumentati fino al 55%, per un totale di 850 esercizi: una vera e propria invasione inesorabile che varca i confini della città per conquistare le province e diventare così una vera tendenza regionale, con Lodi, per esempio, che passa da sette a 38 bar, e Lecco che passa da tre a 18 bar, come spiegano i report di Unioncamere. Ma restando nel capoluogo, al di là dei numeri, basta fare un giro per la città per notare che il fenomeno si sta diffondendo a macchia di leopardo un po’ in tutte le zone.

L’indagine della Camera di Commercio entra anche nello specifico delle zone e delle vie. Il Corriere della Sera, nel riportare la notizia, cita per esempio via Ripamonti nel quartiere tra corso di Porta Romana, viale Isonzo e via Ripamonti: qui all’angolo con via Giulio Romano il bar tabacchi Palladio ha appena cambiato proprietà. Lo stesso per Il Picchio, storico locale con tavola calda dall’atmosfera vintage in via Ripamonti 13. Idem per il Bar Crema, in via Crema 19 all’angolo con via Piacenza, dove insieme con il caffè adesso si può gustare anche il bubble tea. Tutte queste tre insegne sono anche tabaccherie e il dato è significativo perché per comprare la licenza di tabacchi bisogna avere anche la cittadinanza italiana. Francesco Wu, 38 anni, nato in Cina ma residente in Italia da quando aveva otto anni, è consigliere di Confcommercio Milano per l’imprenditoria straniera e consigliere Epam, Associazione milanese pubblici esercizi: «Il vero boom dei bar cinesi c’è già stato cinque-sei anni fa - spiega al Corriere - è vero, però, che adesso ci sono più bar tabacchi aperti da giovani cinesi, le seconde generazioni che hanno la cittadinanza italiana».

Spesso i bar cinesi sono a conduzione familiare, e questo rappresenta un vantaggio «perché si risparmia sul personale - spiega Wu - e poi un altro fattore competitivo è il sacrificio, perché spesso si lavora tanto e si guadagna poco rispetto alle ore di attività. Non ci sono agevolazioni fiscali di questo genere perché sarebbe ingiusto rispetto agli altri, in Italia sarebbe anticostituzionale. E non ci sono neanche sovvenzioni da parte dello Stato cinese. È vero, però, che spesso i cinesi possono godere di un prestito familiare».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
Voglio ricevere le newsletter settimanali



Siggi
Julius Meiln
Festival Brodetto 2024

ROS
Molino Dallagiovanna