Il numero di coloro che cercano questo tipo di svago online cresce in modo sempre più preoccupante: sarebbero infatti 2,3 milioni gli italiani registrati sulle varie piattaforme, per una spesa media mensile di 90 euro. A giocare sono soprattutto gli uomini; uno su cinque non supera i 25 anni. La Campania è la regione in cui si "azzarda" di più.
Quando smartphone e tablet sono il mezzo per accedere al pericoloso divertimento del gioco d’azzardo. I numeri evidenziati dallo studio di un sito internet del settore sono in crescita, nonostante le tante campagne contro la ludopatia, le leggi (locali e nazionali) e le iniziative di tanti comuni italiani (
il primo fu Bergamo nel 2016).
In Italia i giocatori d'azzardo online sono 2,3 milioni
Accedere ai portali di gambling dal proprio smartphone è sempre più facile e giocare d’azzardo sta purtroppo diventando sempre più un’abitudine per tanti italiani, un po’ come guardare film e serie tv, leggere libri e giocare. Oggi, la crescita del mercato del gioco online ha fatto sì che molti giocatori preferiscano scommettere da dove vogliono, senza doversi recare di persona in un luogo a volte lontano, e in ogni momento del giorno, in più, con procedure di accesso facili e veloci.
Ma eccoli, i numeri citati dalla ricerca: i giocatori registrati sui vari portali sono ormai 2,3 milioni, in crescita del 18% dall’inizio dell’anno ad oggi. Di questi, circa 670mila sono i giocatori “costanti”, mentre la spesa media è stata calcolata in 90 euro a giocatore.
Giocano più di frequente gli uomini, che rappresentano il 62% del totale dei giocatori, soprattutto a poker (73%) e alla roulette (67%), mentre le donne sono più numerose davanti alle slot machines (52%). Per quel che riguarda, invece la distribuzione geografica, la Campania primeggia, con il 18% degli iscritti sulle piattaforme di gioco, davanti alla Lombardia (12%) e alla Sicilia (11%). Un altro dato preoccupante l’età dei giocatori: ci si avvicina al gioco d’azzardo sempre prima: un giocatore su 5 non supera i 25 anni e addirittura 3 su 4 (il 77%) ne ha meno di 45.