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In Puglia nuovi focolai di xylella 1/3 degli ulivi secolari non c'è più

Scoperte 136 piante infette nelle campagne di Monopoli (Ba). La stagione del raccolto è partita con la previsione di un calo del 36% rispetto al 2019.

di Sergio Cotti
 
14 ottobre 2020 | 10:39

In Puglia nuovi focolai di xylella 1/3 degli ulivi secolari non c'è più

Scoperte 136 piante infette nelle campagne di Monopoli (Ba). La stagione del raccolto è partita con la previsione di un calo del 36% rispetto al 2019.

di Sergio Cotti
14 ottobre 2020 | 10:39
 

Per conoscere in maniera più approfondita il problema, pubblichiamo il reportage dal titolo “Xylella Fastidiosa - The Apocalypse of Salento” realizzato da Paola Ghislieri.

Non c’è solo il covid a preoccupare gli agricoltori italiani. Da qualche anno l’epidemia della xylella ha messo in ginocchio l’attività di centinaia di olivicoltori, soprattutto in Puglia, la regione in cui da sempre si produce più olio extravergine d’oliva. Il batterio killer ha già sterminato un terzo degli storici esemplari della Piana degli Ulivi Monumentali e ora, all’inizio della stagione del raccolto, sono state scoperte altre 136 piante infette nella zona e altri focolai ancora nelle campagne di Monopoli (Ba), a dimostrazione di come questa piaga sia tutt’altro che sotto controllo.

Nuovi focolai di xylella in Puglia - In Puglia nuovi focolai di xylella 1/3 degli ulivi secolari non c'è più
Nuovi focolai di xylella in Puglia

Per i produttori della zona è un’ulteriore mazzata nell’anno del covid, con le stime sulla produzione che parlano già di un calo del 36% rispetto al 2019. Alla vigilia del raccolto, infatti, i numeri di Cia-Agricoltori Italiani, Italia Olivicola e Aifo-Associazione italiana frantoiani oleari, parlavano di una produzione che si attesterà intorno alle 235mila tonnellate di olio extravergine d’oliva, a fronte delle 366mila dell’anno passato.

Ora però la Puglia, che tra l’altro è la regione in cui il calo è più consistente (previsto il 51% in meno del raccolto), torna a fare i conti con i nuovi contagi da xylella (per cui il Governo l'inverno scorso ha stanziato 300 milioni di euro a favore dei produttori). In quella zona la normativa prevede la rimozione anche delle piante circostanti nel raggio di 50 metri, situata nel cuore della Piana degli Ulivi, dove è altissima la concentrazione di ulivi millenari con ben 250mila esemplari di pregio straordinario.

Si stima che alcuni potrebbero addirittura avere un'età fino a 3.000 anni, con circonferenze che superano i 10 metri. Una ricchezza dal punto di vista storico e turistico sino ad oggi mantenuta in vita soprattutto grazie all’impegno di generazioni di agricoltori, anche a prezzo di sacrifici considerevoli. La gestione di un ulivo monumentale è, infatti molto più complicata, con rese produttive notevolmente più basse rispetto a una normale pianta, ma anche la necessità di procedere a una raccolta esclusivamente manuale e maggiori difficoltà a livello di potatura e di trattamento.

Un impegno che rischia ora di essere vanificato dall’epidemia di Xylella che dal 2013 ad oggi ha colpito 8mila chilometri quadrati, con un danno stimabile di 1,6 miliardi euro, secondo un’analisi della Coldiretti. Una vera e propria tempesta perfetta, con gli agricoltori senza reddito da ormai 7 anni, milioni di ulivi secchi, frantoi svenduti a pezzi in Grecia, Marocco e Tunisia e 5mila posti di lavoro persi nella filiera dell’olio extravergine di oliva, e un trend che rischia di diventare irreversibile se non si interviene con strumenti adeguati per affrontare dopo anni di tempo perduto inutilmente il ‘disastro colposo’ nel Salento e rilanciare la più grande fabbrica green italiana.

«Se non esistono cure per salvare gli ulivi infetti da Xylella, l’unica strada – spiega in una nota l'associazione degli agricoltori - è la convivenza con il batterio attraverso la pratica dell’innesto con varietà resistenti per salvaguardare almeno gli ulivi millenari. Si tratta di una speranza confortata da alcune evidenze empiriche rilevate dopo anni di sperimentazione che hanno consentito di individuare cultivar capaci di reggere gli attacchi della malattia».
 
Peraltro i problemi causati dalla Xylella si aggiungono quest’anno a quelli climatici che hanno causato un calo stimato del quantitativo di olio del 22% a livello nazionale che sale addirittura al 48% proprio in Puglia dove si produce circa la metà dell’extravergine Made in Italy.

Troppo olio sottocosto venduto nei supermercati - In Puglia nuovi focolai di xylella 1/3 degli ulivi secolari non c'è più
Troppo olio sottocosto venduto nei supermercati

Con l’82% degli italiani che con l’emergenza coronavirus sugli scaffali cerca prodotti Made in Italy per sostenere l’economia ed il lavoro del territorio, il consiglio è quello di diffidare dei prezzi troppo bassi, guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop e Igp, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100% da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica. Non di rado, invece, anche in questi giorni sugli scaffali di alcune catene di supermercati sono in atto promozioni aggressive che fanno precipitare i prezzi dell’olio extravergine anche al di sotto dei 3 euro. Una pratica che più volte abbiamo stigmatizzato e che prosegue, danneggiando in primis proprio i produttori di olio italiani.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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