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In Emilia Romagna l’olio... è tratto A Rimini la maggiore produzione

Nella regione in cui la storia italiana si è evidenziata per dichiarazioni solenni e in cui il colore dominante è da sempre il rosso, si sta facendo largo il verde di quel meraviglioso succo che è l’olio extravergine.

di Fulvio Raimondi
sommelier dell'olio
 
10 ottobre 2020 | 09:40

In Emilia Romagna l’olio... è tratto A Rimini la maggiore produzione

Nella regione in cui la storia italiana si è evidenziata per dichiarazioni solenni e in cui il colore dominante è da sempre il rosso, si sta facendo largo il verde di quel meraviglioso succo che è l’olio extravergine.

di Fulvio Raimondi
sommelier dell'olio
10 ottobre 2020 | 09:40
 

Sulle sponde del Rubicone, Caio Giulio Cesare pronunciando la famosa frase “Alea iacta est” che spesso viene tradotta con “Il dado è tratto”, ma che sarebbe più appropriato tradurre con “Il dado è stato lanciato”, dichiara la sua decisione irreversibile innescando così la seconda guerra civile. E la zona del Rubicone è tra le più prolifere in fatto di produzione di olio evo. Infatti la storia vede già i romani come i più antichi produttori del famoso oro verde e, come in altre zone del Paese, dopo l’epopea romana furono i monaci dell’alto medioevo per poi arrivare intorno al 1800 in cui fu lo Stato Pontificio a sottolineare l’importanza della coltura dell’ulivo. Ed è la zona del riminese quella a più alto grado di produttività.

Considerando che attualmente l’olivicoltura conta su una superficie di circa 3.500 ettari di cui il 56% è proprio in provincia di Rimini, il 30% circa è in provincia di Forlì-Cesena mentre il resto si divide tra le province di Ravenna e Bologna, possiamo capire quanto la zona che si tuffa nell’Adriatico sia fondamentale per l’olio evo emiliano-romagnolo. Anche in fatto di numeri di piante si nota una certa differenza: la provincia di Rimini ne ha circa 610mila, quella di Forlì-Cesena ne conta circa 330mila, mentre in provincia di Ravenna hanno circa 140mila piante mentre in quella di Bologna se ne possono contare più o meno 50mila.

In Emilia Romagna l’olio... ? tratto A Rimini la maggiore produzione

Questi numeri però, nel corso dell’annata 2019-2020 hanno visto una contrazione rispetto all’annata precedente di circa il 50% seguendo quello che è stato il trend negativo di tutto il nord Italia, dovuto prevalentemente alle cattive condizioni climatiche nel corso del ciclo vegetativo. Siamo infatti passati dalle 1.231 tonnellate prodotte nel 2018-2019 alle circa 615 dell’ultima produzione. Le stime dell’annata a venire però sembrerebbero far registrare un’inversione di tendenza.

In questa regione sono presenti poco più di una ventina di diverse cultivar, ma ce ne sono tre che sono le più diffuse. La Nostrana di Brisighella, la Correggiolo e la Ghiacciolo. La prima di queste tre è per distacco la più diffusa. ? un fruttato medio intenso e regala sentori di pomodori, mandorle. Ha quel tipo di personalità che è tipica della gente di questi posti; ti accoglie, gli basta un’occhiata e ti da quel soprannome al quale non puoi che sorridere contento e sicuro che su quello si potrà basare una durevole amicizia.

La Correggiolo, che è diffusa in tutte le province romagnole ma con una certa prevalenza in quella di Forlì-Cesena si classifica anch’essa tra i fruttati medio intensi, e si caratterizza da un piccante un po’ più accentuato rispetto alla Nostrana di Brisighella. Essendo meno nota, il suo carattere la vuole un po’ più intraprendente. E poi abbiamo la Ghiacciolo, diffusa nella zona di Faenza e limitrofi, caratterizzata da decisi sentori erbacei, di pomodoro e mandorle, ha un marcato sentore di amaro e piccante anche in bocca.

La Nostrana di Brisighella si accasa bene su carni rosse, ragù o zuppe di legumi, mentre la Correggiolo non disdegnerebbe di farmi sgocciolare su del pesce alla griglia o su delle zuppe di funghi. La Ghiacciolo, con il suo carattere sbarazzino, si sentirebbe ben considerata su cibi che si possono definire giovanili, quale può essere una piadina ben farcita o a margine di un saporito squacquerone accompagnato dall’immancabile gnocco fritto.

Ma tutta questa gioia di gusto e di sapori, oltre che a trovarsi su tutto il territorio emiliano-romagnolo, la si potrebbe apprezzare ancora di più se si fosse immersi in un paesaggio unico e caratteristico quanto misterioso come può essere la famosa Rocca di San Leo. Situata nell’omonimo paese nella parte meridionale della provincia di Rimini, quasi ai confini con le Marche, è una fortezza rinascimentale che negli anni da sito militare si trasforma in carcere ed è resa famosa dalla figura dell’enigmatico Conte di Cagliostro.

In Emilia Romagna, quindi, oltre a divertirsi per la movida giovanile, oltre a rifarsi gli occhi con bellezze architettoniche che hanno attraversato i secoli e la storia che la contraddistingue, ci si soddisfa anche sedendosi a tavola per degustare l’olio evo locale, forse ancora poco conosciuto, ma dalle grandi potenzialità da divulgare.

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