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Olio, produzione 2020 nella media In Italia 30mila tonnellate

La regione regina per abbondanza di olive, la Puglia, registra una flessione del 50%. Stessa percentuale per la Calabria e solo il 18% in meno per la Sicilia. Preoccupano le importazioni dalla Tunisia.

di Fausto Borella
 
11 ottobre 2020 | 16:03

Olio, produzione 2020 nella media In Italia 30mila tonnellate

La regione regina per abbondanza di olive, la Puglia, registra una flessione del 50%. Stessa percentuale per la Calabria e solo il 18% in meno per la Sicilia. Preoccupano le importazioni dalla Tunisia.

di Fausto Borella
11 ottobre 2020 | 16:03
 

Fedele alla tradizione, che vuole in questo periodo il balletto delle stime di produzione olivicola, ci troviamo di fronte alla più classica delle annate di carica al nord e centro Italia e scarica delle olive al sud. In Lombardia e Veneto, ad esempio, se pur diano un contributo minimo alla produzione nazionale, quest’anno vedono innalzarsi le percentuali di oltre il 1.000%, mentre in Toscana e Umbria si riscontra un aumento della produttività del 30% e nel Lazio solo del 5%.

L'Italia ha bisogno si esportare almeno altre 300mila tonnellate di olio dall’estero - Olio, produzione nella media In Italia 30mila tonnellate

L'Italia ha bisogno si esportare almeno altre 300mila tonnellate di olio dall’estero

La regione regina per abbondanza di olive, la Puglia, quest’anno farà registrare una flessione del 50%. Stessa percentuale per la Calabria e solo il 18% in meno per la Sicilia. Quindi la produzione dell’olio extravergine italiano si aggirerà sulle 300mila tonnellate disponibili, litro più, litro meno. Essenziale ora è far comprendere al consumatore che è un diritto e un dovere scegliere il vero olio italiano, di qualità, franto in Italia, proveniente da zone ben determinate, in cui meglio se sono specificate le varietà olivicole, visto che oramai, nell’indirizzario del germoplasma nazionale, siamo a oltre 600 cultivar.

Il nostro Paese ha bisogno si esportare almeno altre 300mila tonnellate di olio dall’estero, dal momento che il fabbisogno nazionale è cresciuto notevolmente negli ultimi anni. C’è un solo particolare; oltre ai soliti paesi del Mediterraneo, quali Spagna e Grecia, che hanno sempre fornito oli di bassa qualità, che venivano venduti alle industrie e multinazionali presenti in Italia, si è prepotentemente inserita una nuova realtà: la Tunisia.

Grazie a dazi azzerati regalati dalla Comunità europea e anche grazie al Governo italiano, che non ha mai pensato abbastanza al bene dei nostri contadini e olivicoltori, la Turchia è passata dalla produzione di 140mila tonnellate nel 2018 a quasi 380mila tonnellate, superando di gran lunga l’Italia.

L’Europa importa il 78% dell’olio tunisino sfuso e gli Usa invece richiedono quasi il 50% di olio confezionato. Di fronte a questi dati, quasi sconcertanti, sia per la qualità dubbia, sia per la bandiera italiana che viene come sempre calpestata di fronte a interessi internazionali, sta al consumatore finale scegliere e comprendere la vera qualità dell’olio italiano. I bravi e moderni produttori stanno investendo in social e internet per far conoscere attraverso foto, video e comunicazioni le nuove frangiture di olio e la nascita del nuovo nettare pronto per le tavole.

Non è sciovinismo nazionale, ma una necessità, quella di far comprendere che l’Italia dalle Dolomiti all’Etna, ha la capacità sia per quantità, sia, soprattutto, per qualità, di avere una gamma di oli eccellenti, profumati ed esaltatori di tutti i piatti della cucina regionale italiane.

Non solo la ristorazione e l’hôtellerie, deve ricercare le nicchie degli oli regione per regione, anche la famiglia italiana merita di comprendere le diverse profumazioni, le intensità e persistenze che derivano da zona a zona e da cultivar a cultivar. Il sogno di tutti i produttori è quello di evitare di acquistare oli del Mediterraneo che non esaltano neanche una crosta di pane secca.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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