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Da Vermouth tour a Esperienza Vermouth il successo di una ricetta tutta torinese

Il Vermouth al centro di diversi eventi, dai Vermouth tour a Esperienza Vermouth, per un prodotto dalla storia tutta torinese. Intanto si cerca di stabilire le regole produttive per il Vermut di Torino Igp

di Piera Genta
 
13 novembre 2015 | 09:51

Da Vermouth tour a Esperienza Vermouth il successo di una ricetta tutta torinese

Il Vermouth al centro di diversi eventi, dai Vermouth tour a Esperienza Vermouth, per un prodotto dalla storia tutta torinese. Intanto si cerca di stabilire le regole produttive per il Vermut di Torino Igp

di Piera Genta
13 novembre 2015 | 09:51
 

Tanto interesse in questi ultimi tempi attorno al Vermouth, una formulazione tutta torinese. Lo ricorda una lapide posta all’angolo di piazza Castello con via Viotti, dove si trovava la drogheria Marendazzo, in cui Antonio Benedetto Carpano mise a punto una ricetta di vino liquoroso a base di Moscato di Canelli aromatizzato con una miscela di erbe tra cui spiccava l’artemisia maggiore. Da qui il nome dal tedesco wermut. Sicuramente Carpano s’ispirò ai numerosi vini all’assenzio, molto popolari in Germania e Francia, anche se l’invenzione del vino aromatizzato risale al medico greco Ippocrate, copiata dai romani, e Plinio ne parla molto spesso.

Torino, Firenze e Venezia furono tre centri importanti per la produzione di questa tipologia di vini, ma nel secolo XVIII, a Torino e in altre località del Piemonte, si sviluppò una vera e propria aristocrazia di vermuttieri. A Carpano seguirono Cora, Cinzano, Martini & Rossi, Gancia, Cocchi, Anselmo, Ballor, Calissano, Chazalettes, Radicati e tanti altri per merito dei quali la diffusione del Vermouth di Torino divenne internazionale.



In città vengono organizzati dei “Vermouth tour” per andare alla scoperta delle curiosità legate a questo prodotto e non solo. L’edizione 2015 della Douja d’Or di Asti gli ha dedicato una rassegna e l’Ais una giornata di degustazione. In occasione di Gourmet presso il Lingotto Fiere, manifestazione dedicata al mondo dell’Horeca che si inaugurerà a novembre, lo spazio Contest ospiterà “Barman emergente” il cui tema è il miglior cocktail a base di Vermouth.

Ed ancora "Esperienza Vermouth" di Fulvio Piccinino, prossima data 30 novembre e 1° dicembre presso i Docks Dora, un evento didattico sulla cultura della formulazione che prende spunto dal suo libro “Il Vermouth di Torino” edito da Graphot. Una intera giornata dedicata non solo all’esperienza culturale e sensoriale, ma alla produzione del proprio prodotto. Fulvio Piccinino è anche l’autore di “La Miscelazione Futurista. Polibibite, la risposta autarchica italiana ai cocktail degli anni Trenta”, frutto di rigorose ricerche ed indagini tra musei, collezionisti, mercatini dell’usato, biblioteche, antiquari.



Aperitivi fatti rigorosamente con prodotti italiani che erano dichiarazioni d’intenti e terapie, finalizzati alla socializzazione, a stimolare la conversazione, lo scambio di idee ed il confronto concepiti da diversi esponenti del Futurismo, movimento culturale nato agli inizi del Novecento. Vale la pena ricordare i musei dedicati alla storia del Vermouth: al primo piano di Eataly, nel palazzo Carpano di Torino in barriera di Nizza, dove è stato prodotto fino al 1982 e dove troviamo un tributo al logo "Punt e Mes" disegnato nel 1959 da Armando Testa.

E proprio questo logo è diventato una scultura, Sintesi 59, posta nello spartitraffico vicino alla storica stazione di Porta Susa, una sfera e mezza di acciaio nero, di circa 5 metri di altezza a ricordare la creatività e quello stile che fondeva e rielaborava arte, moda, cinema e design. Il Punt e Mes, un cocktail con vermouth e china, un punto di amaro e mezzo punto di dolce: ricordo la fragranza e l’aromatica eleganza di quel primo Punt e Mes, come celebrato da un Carosello di quegli anni. Presso il museo di storia dell’enologia di Martini a Pessione (To) si trova la Botanical Room in cui si entra in contatto con gli ingredienti alla base dei Vermouth e degli spumanti.

Piante aromatiche, fiori, frutti, corteccia e radici. I visitatori scoprono le diverse fasi della preparazione degli estratti e sono invitati a toccare e odorare alcuni tra i principali ingredienti che da 150 anni fanno parte dell’antica ricetta di Luigi Rossi. La Martini Bar Academy ospita il programma “Make Your Own Vermouth” un coinvolgimento nell’arte del fare il Vermouth introducendo alla preparazione e all’uso di estratti e distillati. Giocando con le note aromatiche ciascuno potrà creare i sapori e l’equilibrio del proprio Vermouth.

Anche presso il museo enologico della Toso di Cossano Belbo inaugurato nel 2001 troviamo la sala la Sala del Vermouth e dei Liquori di erbe. La legge italiana definisce Vermouth o Vermut un prodotto composto da almeno il 75% da vino bianco, dolcificato e aromatizzato con un'infusione alcolica composta da vari elementi botanici, in cui il principale risulta essere il fiore dell'assenzio.

Il grado alcolico e il tenore zuccherino variano a secondo delle tipologie di prodotto che sono bianco, rosso e dry. Le prime due devono esprimere un grado alcolico non inferiore ai 16 gradi e un tenore zuccherino minimo del 14%, mentre l'ultimo deve avere non meno di 18 gradi e il 12% massimo di zuccheri.

Da alcuni mesi si sta lavorando per definire le regole produttive del Vermut di Torino Igp. Attualmente, la proposta di disciplinare è domiciliata presso la Federvini di Roma, individuata dal gruppo promotore come l’organizzazione capofila per seguire l’iter burocratico in sede nazionale ed europea. Ricordiamoci comunque che dentro un Martini o un Negroni troviamo sempre e soltanto un po’ di storia di Torino.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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