Ad essersi meritato l’ingresso tra i tesori Patrimonio dell’Unesco non è stato il prodotto pizza, sebbene prodotto celebre nel mondo, bensì la comunità dei pizzaioli: la loro cultura, la loro tradizione.
I valenti pizzaioli, arte sedimentatasi nei secoli, hanno saputo costruire con saggia pazienza e tanto sacrificio la fortuna di questo comfort food antesignano del concetto glocal nella dine out. L’arte patrimonializzata è frutto di processo osmotico, sorta di community evergreen, tra il pizzaiolo ed i suoi clienti. È vero, si esita quel solare disco fumante denominato pizza; ma l’esito, con la sua plurisecolare ritualità assume ad altare il banco di lavoro ed il forno.
Franco Pepe
E giammai a caso, nei locali di più robusta tradizione, banco di lavoro e forno si trovano al centro del locale. Il pizzaiolo non espleta la sua arte dando le spalle ai suoi clienti, bensì assume al loro cospetto postura frontale: osserva, conversa quando può, introita suggerimenti ed osservazioni.
E questa intuizione della riscoperta della relazione osmotica con il cliente, l’ha sagacemente avuta e tempestivamente messa in opera il maestro pizzaiolo Franco Pepe. Non sede distaccata, bensì sorta di ridotto ricavato all’ultimo piano del suo locale teatro
Pepe in Grani a Caiazzo (Ce).
L’altare, ovvero un banco di lavoro ed un forno a legna e il tavolo ad arco con posto per otto clienti. Authentica è il nome di questo ridotto. Il ferro, il legno e la pietra, materiali primordiali a rendere unica questa nuova creatura di Franco Pepe. E qui il maestro pizzaiolo Franco Pepe saprà regalare ai suoi clienti provenienti da tutto il mondo, deliziose esperienze cognitive ed emozionali.
Per informazioni:
www.pepeingrani.it