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Lazio, dove l'olio extravergine d'oliva ha fondato il suo impero

La regione che è stata centro di un impero per oltre 500 anni è stata anche la patria di uno dei tesori italiani, l’olio extravergine, anche con cultivar autoctone.

di Fulvio Raimondi
sommelier dell'olio
 
16 gennaio 2021 | 11:31

Lazio, dove l'olio extravergine d'oliva ha fondato il suo impero

La regione che è stata centro di un impero per oltre 500 anni è stata anche la patria di uno dei tesori italiani, l’olio extravergine, anche con cultivar autoctone.

di Fulvio Raimondi
sommelier dell'olio
16 gennaio 2021 | 11:31
 

Sì, lo possiamo dire con certezza. È partito tutto da qui. L’olio extravergine d'oliva, come abbiamo più volte detto, ha una storia che va molto indietro nei secoli e nei millenni. Molto prima dell’avvento dell’Impero Romano. Arriva dall’antica Mesopotamia per espandersi all’antica Grecia prima di approdare nel nostro Medio Oriente ed infine sulla nostra Penisola. Ma se, prima, l’olio extravergine serviva come cosmetico per il corpo o per favorire l’illuminazione dei locali, i romani ne intuirono il potenziale ed iniziarono ad usarlo come un vero e proprio alimento. E grazie alle possibilità che forniva come ingrediente, i romani furono anche i primi a ricercare una certa qualità.

Non mancarono infatti le distinzioni: l’olio migliore, detto Albus, quello di prima spremitura, seguito dal Viride e dal Maturus. C’era poi l’olio chiamato Cibarius, che era ricavato dalle olive cadute a terra ed era considerato il meno pregiato, tanto che venne destinato agli schiavi.

Una tradizione millenaria - Il lazio, dove l'olio extravergine ha fondato il suo impero

Una tradizione millenaria

L'olio nel Lazio oggi
Oggi la produzione di olio extravergine d'oliva nel Lazio può contare su circa 86mila ettari di coltivazione, disposti per circa l’80% in collina, per un buon 15% su territori montani, mentre la restante parte viene coltivata su terreni pianeggianti; vanta circa 300 frantoi ed una produzione che si aggira intorno alle 86mila tonnellate e che, rispetto all’annata precedente, ha visto un leggero incremento, pari al 6%.

Le cultivar
Anche qui, come in altre regioni, le cultivar esistenti non sono poche. Oltre alle famose Leccino, Frantoio e Moraiolo, abbiamo cultivar proprie di questo territorio. Le tre più conosciute sono la Caninese, la Carboncella e l’Itrana.

La prima, come suggerisce la parola stessa, è originaria di Canino ed è la cultivar maggiormente coltivata nel viterbese. La Carboncella è diffusa soprattutto nella parte del Lazio che confina con le Marche, mentre l’Itrana la possiamo riscontare nella parte a sud di Roma e soprattutto nelle province di Latina e Frosinone.

La Caninese e la Carboncella danno oli fruttati medi con i sentori di amaro e piccante presenti ma non così protagonisti. Si fanno sentire, ma non amano il centro della scena. Hanno il loro spazio e a loro va bene così. Qualcosa di diverso invece è l’Itrana; il suo fruttato vira anche sul medio intenso e regala oli più presenti e persistenti. I suoi sono oli extravergine di un certo spessore a livello di personalità. Si fa sentire in modo più marcato, i suoi "amaro" e "piccante" ricercano piatti più strutturati a livello di sapori. Ha spalle ben più larghe delle sue due colleghe precedenti.

Le cultivar autoctone più conosciute: la Caninese, la Carboncella e l’Itrana - Il lazio, dove l'olio extravergine ha fondato il suo impero
Le cultivar autoctone più conosciute: la Caninese, la Carboncella e l’Itrana

L'olio e il turismo nel Lazio, da Roma alle trattorie tipiche
Parlare di olio extravergine d'oliva qui nel Lazio, è come raccontare le origini del Dna della nostra civiltà per quanto riguarda il mondo della cucina. È come cercare di spiegare l’anima della nostra alimentazione. Significa dare luce alle fondamenta del nostro essere italici. La sola Roma contiene una tale patrimonio artistico e culturale tra i più vasti al mondo, non considerando quello che ancora non è emerso ma che sicuramente c’è.

Ma se si volesse accostare il territorio laziale, nella sua interezza, a quello che potrebbe essere una degustazione degli oli locali non si potrebbe non affermare che spesso, anche solo entrando in una qualsiasi trattoria, si può intraprendere un viaggio fatto di ascolti dei profumi, di racconti forniti dagli stessi gestori, fatto insomma di un mondo che non si stanca mai di venire narrato.

Gli abbinamenti ideali
Ed in questa atmosfera, la Caninese e la Carboncella sono due cultivar che vanno benissimo ad esempio su primi piatti, come potrebbe essere una originale carbonara o gli gnocchi alla romana, mentre la struttura più possente dell’Itrana sarebbe meglio confortata su formaggi a lunga stagionatura o carni alla brace.

Il Lazio, oltre a rappresentare le origini della cultura e della civiltà moderna, ha dato il via a quello che ancora oggi è il vero ed unico tesoro italiano rappresentato dall’olio extravergine.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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