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Creativo, coraggioso, indimenticabile Terry Giacomello si racconta

Abbiamo sollevato il cappello da cuoco a Terry Giacomello del ristorante Inkiostro a Parma, che ci ha svelato i suoi segreti: da cosa voleva diventare da grande a ciò che non manca mai nel suo frigo

di Clara Mennella
vicedirettore
 
04 marzo 2017 | 17:57

Creativo, coraggioso, indimenticabile Terry Giacomello si racconta

Abbiamo sollevato il cappello da cuoco a Terry Giacomello del ristorante Inkiostro a Parma, che ci ha svelato i suoi segreti: da cosa voleva diventare da grande a ciò che non manca mai nel suo frigo

di Clara Mennella
vicedirettore
04 marzo 2017 | 17:57
 

Terry Giacomello è sicuramente un amante delle sfide, fin da quando da ragazzo scelse con fermezza l’istituto alberghiero, contrastando il parere del papà che esercitava il mestiere di sala e che cercò di metterlo al corrente della fatica che il mestiere di cuoco comporta. Ma a Terry il coraggio e la forza per inseguire le proprie passioni non sono mai mancati e, finita la scuola, ha alternato l’aiuto nella locanda di famiglia, con la mamma in cucina, ai viaggi in giro per il mondo alla ricerca di nuovi prodotti e di nuove idee. Francia, Brasile, il Noma di Copenaghen... ma quello che lascerà il segno sarà l’incontro con la Spagna e con Ferran Adrià, che Giacomello considera suo maestro assoluto.

Creativo, coraggioso, indimenticabile Terry Giacomello si racconta

Si radica così la voglia di studiare, sperimentare e modificare la materia prima, il motto principale della sua cucina è “abbasso la banalità”, e per questo si complica la vita, variando il menu non in base alle stagioni ma secondo le idee e le creazioni, non inseguendo il compiacimento dei clienti, non assecondando le richieste e gli stereotipi, che da quando lavora a Parma, cuore del classicismo e della Food Valley, sono radicati, ma portando in tavola la sua personalissima “linea”.

Non sempre compreso da tutti, ma evidentemente da quelli che contano, visto che dopo tre mesi dal suo arrivo al Ristorante Inkiostro riconferma una stella Michelin, di quelle che non si discutono... Perché la creatività e la tecnica regnano sovrane in questo bellissimo ristorante che non assomiglia a nessun altro. Il viaggio gastronomico è intriso della personalità dello chef e sarà difficile da dimenticare.


Da bambino cosa sognavi di diventare?
Ho sempre sognato di fare il cuoco fin da piccolo e se rinascessi un’altra volta rifarei la stessa scelta!

Il primo sapore che ti ricordi?
Lo strudel, la lasagna, la bechamel

Qual è il senso più importante?
L’olfatto

Il piatto più difficile che tu abbia mai realizzato?
La cosa più difficile per me è riuscire a regalare emozioni e sorprese ai miei clienti con piatti mai banali!

Come hai speso il primo stipendio?
Il primo stipendio lo utilizzai per comperare dei coltelli seri per fare il mio lavoro.

Quali sono i tre piatti che nella vita non si può assolutamente fare a meno di provare?
La pizza, il tiramisù, l’ossobuco

Cosa non manca mai nel frigo di casa tua?
Il formaggio

Qual è il tuo cibo consolatorio?
I mandarini e le arance, oltre al tiramisù

Che rapporto hai con le tecnologie?
I miei rapporti con la tecnologia sono ottimi, senza tecnologia non potrei realizzare cose originali

All’inferno ti obbligano a mangiare sempre un piatto: quale?
La pizza

Chi inviteresti alla cena dei tuoi sogni?
La mia mamma, il mio papà e la mia compagna, i grandi chef con cui ho avuto il piacere di lavorare e, se fosse un personaggio pubblico, Laura Pausini: la conobbi e mi colpì per la sua grande umiltà e sensibilità

Quale quadro o opera d’arte rappresenta meglio la tua cucina?
Un quadro di Kandinsky o un’idea futurista di Filippo Tommaso Marinetti

Se la tua cucina fosse una canzone quale sarebbe?
“Barber’s Adagio for Strings” di William Orbit


Per informazioni: www.ristoranteinkiostro.it

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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