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Conte getta la maschera sul turismo: ristoranti, bar e hotel possono sparire

Col Recovery plan si è dimostrato un affossatore seriale del mondo dell’accoglienza. Il settore fa girare un terzo del Pil. E il governo gli dedica 3,1 miliardi (da dividere con la cultura). La Germania ne ha stanziati 35... Ma l'Italia sembra non curarsi di un comparto così strategico. Il premier ci fa o ci è?.

di Alberto Lupini
direttore
 
11 dicembre 2020 | 08:30

Conte getta la maschera sul turismo: ristoranti, bar e hotel possono sparire

Col Recovery plan si è dimostrato un affossatore seriale del mondo dell’accoglienza. Il settore fa girare un terzo del Pil. E il governo gli dedica 3,1 miliardi (da dividere con la cultura). La Germania ne ha stanziati 35... Ma l'Italia sembra non curarsi di un comparto così strategico. Il premier ci fa o ci è?.

di Alberto Lupini
direttore
11 dicembre 2020 | 08:30
 

Fra divieto di feste o riunioni familiari e confinamento nel proprio Comune (anche se ci potrebbero essere delle concessioni...), questo sarà certamente il peggior Natale degli ultimi decenni. Ma se alziamo un po’ lo sguardo il peggio non finisce qui. Giuseppe Conte e il suo Governo rischiano di lasciarci infatti anche il regalo di una mela avvelenata che condizionerà negativamente il nostro futuro, che potrebbe essere all’insegna di una moria di locali e hotel, con tanti saluti allo stile di vita italiano invidiato in tutto il mondo. E lo strumento è il Recovery plan che sembra cancellare il turismo.

Il premier Giuseppe Conte si è dimenticato del turismo - Turismo, Conte getta la maschera Ristoranti e hotel possono morire

Il premier Giuseppe Conte si è dimenticato del turismo

Dopo essersi limitato a erogare qualche mancetta che non copre in alcun modo le perdite di bar, ristoranti o alberghi, e avendone anzi accresciuti i disagi con continui stop and go e coi limiti (ingiustificati) di orario, Conte ha ora gettato la maschera mostrandosi per quello che è: un “affossatore seriale” del mondo dell’accoglienza.

Verso un'Italia di assistenzialismo e finto green
Non contento di avere chiuso i pubblici esercizi senza alcuna indicazione del comitato tecnico scientifico, e raccontando bugie che meriterebbero l’intervento della magistratura, col progetto del Recovery plan ha svelato quello che ormai appare come una chiara strategia politica attuata fin dal primo lockdown: mettere in ginocchio il turismo e progettare un’Italia che ne possa fare a meno. Magari piena di assistenzialismo e un po’ finta green.

Che ciò sia frutto dell’inconsistenza politica di un personaggio finito quasi per caso a Palazzo Chigi per il combinato disposto dell’intesa a suo tempo raggiunta fra Beppe Grillo e Matteo Salvini, o che sia proprio una sua scelta (scellerata), poco importa. Il risultato è che l’unico comparto che in Italia non avrà alcun investimento europeo per rialzarsi è proprio il turismo.

E ciò quasi infischiandosene che i più accreditati osservatori indicano proprio nel turismo una delle attività che da metà 2021 dovrebbe riprendere quando a livello internazionale, grazie alla copertura dei vaccini, la gente vorrà tornare a uscire e viaggiare. Ma noi con un sistema turistico in ginocchio potremmo non essere in grado di intercettare questa nuova domanda.

A nessuno interessa salvaguardare il settore
Con 3,1 miliardi (a mezzadria con la cultura) c’è poco da fare. Le aziende che da sole fanno girare circa un terzo del Pil italiano sono escluse da ogni programma. Di potenziamento dei servizi di accoglienza e assistenza, della ristrutturazione degli immobili (per renderli più sicuri e attrattivi), di nuove modalità di formazione e di accesso al settore, di rafforzamento delle aziende per renderle più sicure dall’infiltrazione criminale, a Conte non interessa nulla…

I fondi stanziati nel piano di ripresa e resilienza - Turismo, Conte getta la maschera Ristoranti e hotel possono morire
I fondi stanziati nel piano di ripresa e resilienza

Se poi consideriamo che per lo stesso piano la Germania stanzia 35 miliardi di euro “solo” per il turismo, qualche riflessione a freddo è più che obbligatoria. La Germania non vive di turismo, ma ci scommette alla grande, certa che sarà uno degli asset del nuovo sviluppo virtuoso post pandemia. Conte, invece, col pieno sostegno dei cinque stelle ancora instupiditi dall’utopia della “decrescita felice”, ci rinuncia a priori.

Stavolta la reazione può diventare rabbia sociale
La violenza con cui Fipe, Federalberghi e Confindustria alberghi hanno bocciato senza appello il Piano di ripresa e resilienza è solo un primo segnale di una reazione che stavolta può diventare davvero rabbia sociale. E ciò senza contare che la follia di Conte sta mettendo persino in crisi il suo governo, stando almeno all’annuncio di un voto contrario da parte di Matteo Renzi e dei suoi parlamentari al Recovery plan così costruito.

Un piano che, va detto senza mezzi termini, potrebbe rasentare l’incostituzionalità se si pensa che Conte vorrebbe farselo approvare dal Parlamento per poi gestire la più massiccia operazione economica mai vista nella storia della Repubblica attraverso suoi manager che non risponderebbero nemmeno al Governo. Altro che i “pieni poteri” che aveva chiesto il leader della Lega: così il premier esautora tutti, dai partiti della sua maggioranza all’opposizione che avrebbe il diritto/dovere di partecipare ad una gestione che interessa tutti.

Ignorati pure i guai della Sanità: Conte ci fa o ci è?
Ma non sono solo bar, ristoranti od hotel a risultare cornuti e mazziati con questo Recovery plan che sembra elaborato da dei bambini che non conoscono la realtà. Siamo uno dei Paesi con il più alto numeri di morti per il Covid al mondo. La nostra Sanità, malata per infiltrazioni politiche e mafiose, ha mostrato limiti a livello di strutture e di carenze di personale. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha da tempo detto che servono “subito” almeno 25 miliardi di euro per investimenti. Cosa fa Conte (oltre a ribadire che non vuole i soldi quasi a gratis del Mes)? Gliene mette a disposizione 9. Ma, in attesa della rivolta di medici e infermieri, ci chiediamo: Conte ci fa o ci è?

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