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Europa, c'è la bozza del green pass. Ma per ora l'estate è ancora a rischio

La Commissione Europea iniza la discussione sul certificato che dovrebbe permettere ai cittadini di non sottostare alla quarantena nei Paesi di destinazione. Ma i territori sperimentano già le prime fughe in avanti. Dalla Sardegna alle Isole Baleari, il rischio è di non fare in tempo per salvare la stagione

di Nicola Grolla
 
17 marzo 2021 | 11:19

Europa, c'è la bozza del green pass. Ma per ora l'estate è ancora a rischio

La Commissione Europea iniza la discussione sul certificato che dovrebbe permettere ai cittadini di non sottostare alla quarantena nei Paesi di destinazione. Ma i territori sperimentano già le prime fughe in avanti. Dalla Sardegna alle Isole Baleari, il rischio è di non fare in tempo per salvare la stagione

di Nicola Grolla
17 marzo 2021 | 11:19
 

Sulla scorta delle richieste provenienti dagli Stati membri in cui il turismo rappresenta una parte importante dell’economia (a partire dalla Grecia, ma questo vale anche per Italia, Spagna, Portogallo), la Commissione Europea ha discusso la prima bozza del green pass o passaporto vaccinale digitale o cartaceo (e totalmente gratuito) che dovrebbe facilitare gli spostamenti transfrontalieri, ad oggi limitati – in ultima istanza – dall’obbligo di quarantena nei Paesi di destinazione. «Con l’avvicinarsi dell’estate, i cittadini hanno bisogno di chiarezza sui temi degli spostamenti e del turismo. Dobbiamo quindi prendere una decisione in tempi rapidi per permettere l’utilizzo dei certificati vaccinali anche per scopi non medici», ha affermato la commissaria europea alla Salute, Stella Kyriakides.

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Il 17 marzo inizia la discussione sulla bozza europea del green pass


Green pass, per ora c'è solo la bozza
Presentata il 17 marzo, secondo quanto ripreso in anteprima da Politico, la bozza del documento europeo (che sarà poi discussa ufficialmente il 25 marzo) parte innanzitutto da un principio di uguaglianza: tutti i Paesi che permetteranno alle persone vaccinate di evitare le restrizioni dovute alla pandemia devono accettare i certificati vaccinali degli altri Stati membri «sotto le medesime condizioni». Ma, prosegue il testo, l’obbligo è valido solo per i certificati di vaccinazione che attestino la somministrazione di uno dei sieri approvati dall’Europa. Niente Sputnik o Sinopharm (dettaglio che, per esempio, mette fuori gioco l’Ungheria). Anche se «questo non deve impedire agli Stati membri di accettare singolarmente i certificati vaccinali relativi ad altri vaccini Covid». Insomma, una chiamata all’uniformità che copre solo metà strada, lasciando margini di discrezionalità a ogni singolo Paese. Tanto che ogni singolo Stato può decidere autonomamente sulla durata della validità di un certificato che attesti la negatività al Covid.

Rischio discriminazione
Spiragli che potrebbero diventare crepe dal momento che la bozza del green pass sembra non dare risposta al tema dei cittadini non vaccinati che, in questo modo, potrebbero essere espositi a un certo grado di discriminazione. Un problema a cui la stessa presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen ha cercato di dare risposta anticipando che il certificato europeo terrà conto, grazie a un archivio digitale accessibile tramite QR Code e disponibile pure per i cittadini non-Ue residenti in uno Paese Ue, anche dei risultati dei test anti-Covid e dell’eventuale guarigione dalla malattia. Ovviamente raccogliendo solo i dati necessari (come il tipo di vaccino ricevuto, così come la data e il luogo dove è avvenuta la vaccinazione). Mentre sarà data disponibilità solo alle autorità nazionali di arrivo (e quelle attive ai confini) di incrociare i dati del green pass con quelli personali.

In tal senso, l'Unione Europea aiuterà gli Stati membri a dotarsi dei software necessari per "leggere" le corrette informazioni. Un progetto che sarà ampliato anche a paesi come Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera.

Tenere alta la guardia sui mezzi di trasporto
In generale, il certificato non farà abbassare il livello di guardia ai confini: «Il documento non può essere la pre-condizione per esercitare il diritto alla libera circolazione né la pre-condizione per utilizzare mezzi di trasporto transfrontalieri come treni, traghetti, aerei o autobus». E questo potrebbe aprire le porte anche alle persone che hanno contratto la malattia e continuano a risultare positivi nonostante l’assenza di sintomi o infezione. Ma per rendere questa possibilità una realtà, molto probabilmente sarà necessario un ulteriore interlocuzione fra Bruxelles e le capitali europee. Cosa che non esclude la possibilità che venga proposto un green pass ad hoc per questi casi.

Le condizioni necessarie
In sintesi, le condizioni necessarie per ottenere il green pass (disponibile da giugno) sono:

  • i certificati di vaccinazione;
  • i certificati dei test (test NAAT/RT-PCR o test antigenico rapido);
  • i certificati per le persone guarite dalla COVID-19.


Il green pass non deve essere inteso come barriera per l'utilizzo dei mezzi di trasporto Europa, c'è la bozza del green pass Ma l'uniformità è ancora lontana

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Assoturismo: importante segnale di fiducia
«Una decisione importante per attrezzarci, il prima possibile, a livello europeo e far ripartire gli spostamenti e i viaggi in sicurezza, seguendo un percorso comune tra gli Stati membri sulle riaperture», ha commentato Vittorio Messina, presidente di Assoturismo. Un segnale di fiducia necessario, quello del green pass, per le imprese della filiera turistica «che ripongono nella stagione turistica estiva tutte le speranze per una boccata d’ossigeno vitale dopo un anno di sacrifici durissimi: molte imprese rischiano di chiudere per sempre i battenti», ha concluso Messina.

Coldiretti: green pass unico strumento per salvare il turismo estivo

Alla notizia sul green pass europeo ha risposto con positività Coldiretti che ricorda come questo strumento sia necessario per riportare il turismo straniero in Italia. Con un buco di circa 27 miliardi nelle spese dei viaggiatori dall’estero, crollate del 61% nel 2020 rispetto all’anno precedente, il settore è ai minimi storici da vent'anni a questa parte.
 
«Si tratta di una svolta per salvare il turismo estivo dopo che sei viaggiatori stranieri su dieci, il 59%, hanno dovuto rinunciare a venire in Italia nel 2020 per un totale di 57 milioni di turisti bloccati alle frontiere dall’emergenza Covid, sulla base dei dati Bankitalia. E il lockdown di Pasqua ì ha praticamente azzerato anche quello nazionale con un italiano su tre, il 32%, che ha dovuto cambiare i programmi di viaggio per vacanze, gite fuori porta o visite a parenti e amici durante le feste di Pasqua e Pasquetta», ha sottolineato Coldiretti. 
 
Un danno ce si ripercuote su tutta la filiera. «Non è un caso che nel 2020 a far registrare il risultato più negativo nei consumi – ha continuato Coldiretti – siano stati gli alberghi e i ristoranti con un calo del 40,2% seguiti dai trasporti che si riducono del 26,5% e dalle spese per ricreazione e cultura che scendono del 22,8%. Il cibo infatti è diventato la voce principale del budget delle famiglie in vacanza in Italia con circa un terzo della spesa di italiani e stranieri destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per cibo di strada o specialità enogastronomiche».

Dalle proposte ai fatti: il caso Israele
Il tema del passaporto vaccinale o green pass, sostenuto fin da subito da Italia a Tavola e come fatto intendere da Coldiretti, potrebbe poi essere esteso anche ad altri settori sulla scorta di quanto già avviene in Paesi come Israele. Andare al bar, al ristorante, al cinema, allo stadio ma anche ritornare in piscine e palestre, potrebbe essere più facile a fronte di un documento riconosciuto e valido per tutti. A sottolinearlo dagli Usa è stato il Centers for Disease Control and Prevention (l’agenzia federale che fa parte del dipartimento della salute e si occupa di affrontare le epidemia sul territorio americano) che ha messo nero su bianco che «i vaccinati possono riunirsi al chiuso e senza mascherina». Un modo per mettere in secondo piano le strategie dei vari territori, sia quelle in senso restrittivo sia quelle più aperturiste.

Isole Baleari, nuovo paradiso per turisti?
Tornando in Europa, il caso turistico più fresco riguarda Spagna e Germania. Berlino, infatti, ha dato il via libera agli spstamenti verso le Isole Baleari che, al momento, stanno vivendo uno stato di grazia a livello pandemico con un tasso di 19 casi ogni 100mila abitanti. Numeri e condizioni che hanno fatto scattare il boom di prenotazioni con un tutto esaurito raggiunto in poche ore per circa 300 voli (complice anche l’approssimarsi delle vacanze pasquali). Il tutto facendo orecchie da mercante alle indicazioni delle autorità nazionali che ancora sconsigliano i viaggi non strettamente necessari ed evitano di veicolare l’idea che l’allentamento delle restrizioni sia un liberi tutti.

E dopo i tedeschi potrebbero arrivare anche gli inglesi. Tour operator e compagnie aeree non si sono fatte sfuggire l’occasione e incrementato le proprie offerte in vista della fine delle restrizioni sugli spostamenti imposti dalla Gran Bretagna e in scadenza il 17 maggio.

La Sardegna si candida a modello italiano
In Italia, il caso più noto è quello della Sardegna che attualmente rimane l’unica zona bianca del territorio nazionale. Qui, per far fronte al possibile esodo dal continente, il governatore Christian Solinas ha messo a punto un’operazione di screening dei passeggeri in arrivo che richiede a chi sbarca di presentare un certificato di avvenuta vaccinazione, oppure il risultato di un test antigenico effettuato al massimo 48 ore prima. Per chi ne fosse sprovvisto, nei porti e aeroporti sardi sono stati attivati dei presidi permanenti che effettuano un test rapido. In alternativa, per i più impazienti, c’è la possibilità di effettuare il test in un secondo momento previo un autoisolamento di 10 giorni.

Strategia che, inizialmente, ha portato a una levata di scudi della filiera turistica, spaventata dalle possibili lungaggini dei controlli e dall’effetto dissuadente nei confronti dei viaggiatori a fronte di un mancato coordinamento nazionale. Ma che, per il momento, risulta efficace. Anche se, alla luce della situazione dell’Italia (con una prevalenza di rosso e arancione rafforzato), il problema del monitoraggio si sposta sui proprietari delle seconde case a cui è stata data la possibilità, nell’ultimo Dpcm, di raggiungere la propria abitazione anche se in zona rossa o se si proviene da una zona rossa.

E non a caso è partita la petizione online sulla piattaforma Change.org per chiedere al presidente di varare un’ordinanza che blocchi gli arrivi senza giustificato motivo o necessità e autorizzi solo i ricongiungimenti parentali. Mentre il primo cittadino di Sant'Antioco, Ignazio Locci, ha già firmato un'ordinanza con una stretta ulteriore per chi arriva da zone rosse, arancioni o dall'estero: previsto dal 18 marzo l'obbligo di quarantena per 10 giorni sull'isola a sud ovest della Sardegna anche se si è in possesso di tampone antigenico-rapido negativo. Escluse dall'isolamento le persone già vaccinate e chi arriva per motivi di lavoro, necessità o salute dimostrabili con l'autocertificazione.

Le Regioni intransigenti
Tema che Valle d’Aosta, Campania e provincia autonoma di Bolzano hanno già affrontato negli scorsi giorni decretando, con un’ordinanza locale, il divieto del raggiungimento della seconda casa.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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