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Lavoro e vaccino, Sandro Bottega: «Tocca al Governo centrale decidere come procedere»

Il patron dell'omonima azienda produttrice e distributrice di wine&spirits rilancia il tema della gestione del business al tempo della pandemia. Sui no-vax: «Penso debbano porsi delle domande sul loro comportamento»

 
03 agosto 2021 | 12:38

Lavoro e vaccino, Sandro Bottega: «Tocca al Governo centrale decidere come procedere»

Il patron dell'omonima azienda produttrice e distributrice di wine&spirits rilancia il tema della gestione del business al tempo della pandemia. Sui no-vax: «Penso debbano porsi delle domande sul loro comportamento»

03 agosto 2021 | 12:38
 

Lavoro e vaccino: su questo si gioca buona parte della ripresa dell’ospitalità (e dell’economia italiana). Ne è consapevole anche Sandro Bottega, patron dell’omonima azienda produttrice e distributrice di vino e liquori: «Premesso che la totale ripartenza dell’economia passa attraverso la sconfitta del virus e che i danni derivanti dallo sviluppo della pandemia vengono pagati dalle aziende in primis in termini di giorni di malattia, inefficienza produttiva e conseguente riduzione della competitività, il problema non può che essere risolto a livello di Governo centrale», ha scritto Bottegna in una lettera aperta indirizzata al mondo produttivo italiano.

il bar Bottega durante un evento del 2020 (Fonte: Linkedin) Lavoro e vaccino, Sandro Bottega: «Tocca al Governo centrale decidere come procedere»

il bar Bottega durante un evento del 2020 (Fonte: Linkedin)

 

Vaccino obbligatorio? Conseguenze da ponderare

Il riferimento è duplice: da un lato, c’è il tema dell’obbligatorietà della vaccinazione; dall’altro, quello delle conseguenze sull’organizzazione del lavoro. Per quanto riguarda il primo punto, Italia a Tavola ha sempre sostenuto che gli operatori dell’ospitalità e, più in generale, tutte quelle attività che fondano sul contatto con il pubblico il successo del proprio business dovessero avere un canale preferenziale per accedere alla vaccinazione. Una sorta di corsia riservata capace di garantire le imprese e gli avventori (soprattutto ora che, dal 6 agosto, ai clienti sarà richiesto di mostrare il green pass all’entrata di un ristorante). Per quanto riguarda le conseguenze a livello organizzativo, va ricordato che - eccezion fatta per alcune categorie come quelle medico - ospedaliere - l’obbligo di vaccinazione non c’è. Da questo consegue che non si può licenziare il dipendente no-vax. Ma si è costretti, in accordo con il medico competente, un cambio di mansione. Il tutto per non mettere a rischio la salute di chi, invece, si è vaccinato oppure non si può proprio vaccinare. «Ritengo che i no-vax debbano porsi il quesito della correttezza del loro comportamento nei confronti di chi si è vaccinato», sintetizza nella sua lettera aperta Bottega.

 

 

 

Imprese e clienti hanno bisogno di una bolla di sicurezza

In gioco c’è la tenuta delle imprese; soprattutto in vista dell’auspicata ripresa del lavoro post-vacanze. «Ogni mattina che mi alzo devo pensare a portare a casa 300mila euro di fatturato e pagare 50mila euro di costi. Chi non considera l’impegno di un imprenditore ha una visione parziale della realtà e il suo punto di vista sarà sempre viziato da un’incongruenza di base», ha concluso Bottega. E qui rientrano in gioco lo Stato e il Governo che nei prossimi giorni dovranno decidere il da farsi relativamente all’estensione dell’utilizzo del green pass. Sul tavolo, infatti, c’è la possibilità che la certificazione verde possa valere anche per i trasporti a lunga percorrenza e all’interno dei ristoranti degli hotel per gli ospiti delle strutture. Soluzione che permetterebbe di creare quella “bolla” di sicurezza che farebbe bene anche alle imprese che gravitano attorno all’Horeca.

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