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Strutturato e versatile in tavola: ecco perché piace il Pinot Grigio

Vino corposo con sentori vegetali e floreali e un retrogusto balsamico, il Pinot Grigio sviluppa proprietà organolettiche ancora più spiccate grazie all’invecchiamento. In tavola può accompagnare egregiamente numerose portate dagli antipasti al pesce alla carne

di Piera Genta
 
22 febbraio 2021 | 12:29

Strutturato e versatile in tavola: ecco perché piace il Pinot Grigio

Vino corposo con sentori vegetali e floreali e un retrogusto balsamico, il Pinot Grigio sviluppa proprietà organolettiche ancora più spiccate grazie all’invecchiamento. In tavola può accompagnare egregiamente numerose portate dagli antipasti al pesce alla carne

di Piera Genta
22 febbraio 2021 | 12:29
 

Il Pinot Grigio è un vitigno che appartiene alla antichissima e complessa famiglia dei Pinot, già nota ai tempi dei Romani. Gli esperti affermano che si tratta con tutta probabilità di una mutazione gemmaria avvenuta in tempi e luoghi diversi in Borgogna che ha prodotto una variazione del colore della bacca del Pinot Nero del quale, ad eccezione del colore, conserva quasi tutte le caratteristiche compresa la forma del grappolo che ricorda una pigna. Attualmente viene considerato un vitigno internazionale per la sua diffusione su scala europea e mondiale: è presente in Italia, Francia (Borgogna, Alsazia e Champagne), Germania, Slovenia, Romania, Svizzera e Ungheria. Viene coltivato anche in Australia, Nuova Zelanda, Argentina, Cile, Sud Africa, California e Canada. I sinonimi con i quali è conosciuto sono: Borgogna Grigio in Italia, Pinot Burton, Pinot Beurot, Fauvet, Auvernat Gris e Petit Gris in Francia, Tokayer o Grauerburgunder in Germania e Svizzera.

Strutturato e versatile in tavola Ecco perché piace il Pinot Grigio

L’origine del Pinot Grigio, tra storia e leggenda
La prima importazione dei “Pinot” in Italia sembra sia avvenuta verso la metà dell’Ottocento ad opera del generale Emilio Balbo Bertone di Sambuy, agronomo, fondatore dell’Associazione Agraria Subalpina, che li piantò nella sua tenuta di Lesegno di Mondovì, in provincia di Cuneo. Molte sono le leggende che circolano sul vitigno, con pochi fondamenti documentali. Si racconta che fosse uno dei vini preferiti da Carlo IV che ne fece portare alcune barbatelle in Ungheria intorno al 1375 dove venne coltivato dai monaci cistercensi vicino al lago Balaton e il suo nome ungherese di “Szürkebarát”, ovvero monaco grigio, è utilizzato per sostenere questa ipotesi.

E la storia continua con un altro militare. Verso la metà del 1500 il barone Lazarus von Schwendi, generale austriaco dell’esercito imperiale del Sacro Romano Impero al servizio di Carlo V, dopo aver combattuto i Turchi in Ungheria nel XVI, fu nominato governatore di Tokay e fece introdurre il vitigno nei suoi possedimenti in Alsazia a Kientzheim (dove ancora oggi si trova il suo castello, di proprietà della Confraternita di Saint Etienne, una delle più antiche confraternite enogastronomiche della Francia). Questo spiega perché al Pinot Grigio è stato dato il sinonimo Tokay d’Alsace, ma anche Grauer Tokayer, Tokay Grigio, Tokay Pinot Grigio e solo nel 2007 gli venne riconosciuto il nome ufficiale Pinot Gris. Nel 1711, un commerciante tedesco di nome Johann Seger Ruland (ri)scoprì un’uva che cresceva spontaneamente nei campi del Palatinato, il vino che produsse divenne noto come Rulander e in seguito si scoprì che il vitigno era Pinot Grigio.

Clima e tecniche di vinificazione
Come tutti i Pinot, è un’uva difficile e richiede il suo habitat naturale con climi abbastanza freddi e terreni adatti, come quelli della Borgogna, per tale motivo i primi impianti e i vini che ne sono derivati al di fuori della terra d’origine hanno dato scarsi risultati. A seconda della zona di coltivazione, a seconda di quando viene vendemmiato e di come viene prodotto, il Pinot Grigio si presenta con caratteristiche molto diverse. Se coltivato in un clima freddo, ma costante, avremo un vino di struttura con sentori vegetali e floreali e un retrogusto balsamico. Se il luogo è caratterizzato da particolari escursioni termiche, il vino porterà in dote aromi fruttati e sarà piuttosto corposo e astringente. In entrambi i casi si può ottenere un vino dalle proprietà organolettiche ancora più spiccate grazie all’invecchiamento in botti di legno, perché invecchiando si trasforma. Quello che una volta era dolcezza diventa consistenza e sviluppa una pienezza di aromatici dall’arancia e pesca, al tartufo e ai funghi.

Vigneti Santa Margherita nella Valle dell'Adige - Strutturato e versatile in tavola Ecco perché piace il Pinot Grigio

Vigneti Santa Margherita nella Valle dell'Adige

Il Pinot Grigio può subire invece delle variazioni di colore sulla base delle tecniche di vinificazione utilizzate: se la fermentazione avviene lontano dalle bucce, si ottiene un vino dai toni più chiari e limpidi, mentre se avviene a stretto contatto con le bucce, si ottiene un vino dal colore ramato che oltre al colore caratteristico rivela note agrumate ed un’accentuata nota balsamica.

Eccellenza made in Italy
Per produzione di uve la ripartizione è la seguente: il Trentino-Alto Adige rappresenta il 13%, il Friuli Venezia Giulia il 25% e il Veneto il 48%. Per quanto riguarda l’imbottigliamento, il dato del Trentino-Alto Adige è il 15%, il Veneto 10%, il Friuli 7% e territorio delle Venezie il 55%. Nel 2017 ha preso vita il Consorzio delle Venezie Doc: una compagine che unisce i produttori di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Provincia Autonoma di Trento per dar forma e geometrie alla produzione di questi territori, facendo leva proprio sul Pinot Grigio.

La varietà è ammessa nella Docg Oltrepò Pavese metodo Classico, in 48 Doc e in 75 Igt. In Italia il primo a puntare sul Pinot Grigio, scommettendo su un'innovativa versione "in bianco", alla fine degli anni Cinquanta è stato il conte Gaetano Marzotto, fondatore dell’azienda Santa Margherita, che già vantava una forte specializzazione nella vinificazione di varietali a bacca bianca provenienti soprattutto dal Trentino-Alto Adige. Il successo di questo Pinot Grigio sul mercato italiano venne sapientemente esportato da Santa Margherita negli Stati Uniti a partire dagli anni ’70, con riscontri altrettanto favorevoli e capaci di durare nel tempo: da quarant'anni il Pinot Grigio italiano è il vino bianco più venduto negli Stati Uniti. Il successo dapprima ottenuto nel mercato italiano venne poi sapientemente esportato negli anni ’70, dove i riscontri furono altrettanto favorevoli e immediati. In particolare nel mercato americano, dove riuscì ad acquisire, anche grazie a mirate azioni di marketing, un posizionamento superpremium, divenendo nel volgere di pochi lustri il vino bianco italiano maggiormente importato e venduto e quindi sinonimo del bere italiano di alta qualità nel mondo.

Il Pinot Grigio secondo i produttori...

«Quest’anno celebreremo il 60° anniversario dalla nascita del Pinot Grigio Santa Margherita, il vino che ha cambiato l’immagine stessa del vino italiano nel mondo. Ha favorito un cambiamento nelle abitudini di consumo, dal vino-alimento al vino-piacere. Ha saputo portare la massima qualità al pubblico più vasto, facendo così avvicinare al vino nuovi consumatori - come le donne - scommettendo su un pubblico che nelle decadi a seguire avrebbe giocato un ruolo sempre più determinante nelle scelte di acquisto. Un vino che è frutto dell’innovazione insita nel Dna di Santa Margherita e che dopo 60 anni ha ancora moltissimo da raccontare».
Beniamino Garofalo, amministratore delegato Santa Margherita

«Il Pinot Grigio, conosciuto e apprezzato a livello internazionale, negli ultimi anni si sta sempre più affermando sul mercato italiano. La culla dolomitica del Trentino è il terroir perfetto per l’espressività, la personalità e l’identità di questo grande vino».

Stefano Fambri, direttore Nosio Spa

«
Un’uva molto importante da un punto di vista quantitativo delle superfici vitate in Italia, che può dare la luce ad un vino capace di ambire anche a grandi valori qualitativi. Ma, nonostante ciò, soprattutto nel nostro mercato interno, Il Pinot Grigio è un prodotto che erroneamente viene spesso sottovalutato nelle sue potenzialità. Proprio per questo ci stiamo impegnando da anni in progetti atti a far scoprire le sue straordinarie sfaccettature e le grandi vette qualitative che può offrire sia che venga ottenuto con la vinificazione in bianco sia nella storica produzione a contatto con le bucce da cui nasce la versione ramata».
Cristian Specogna, titolare Azienda Agricola Specogna

«
Nel panorama vinicolo italiano il Pinot Grigio ha un’importanza economica enorme, molto più di quanto venga percepito. È il simbolo nel mondo dell’enologia made in Italy e, ad oggi, in Italia è “vittima” proprio del suo successo all’estero. Il Consorzio delle Venezie Doc sta lavorando proprio in questi mesi ad un’operazione di branding di grande portata, che ci aiuterà sia a valorizzare la territorialità (portando in seguito prestigio anche alla tipologia) sia a raggiungere la notorietà di marca anche a livello nazionale».
Albino Armani, titolare Azienda Agricola Albino Armani

Pinot Grigio, non solo italiano...
La sua coltivazione iniziò in Borgogna, che rappresenta la zona che ancora oggi possiede in assoluto le migliori condizioni climatiche per il suo sviluppo. L’area che produce la massima espressione di Pinot Grigio al mondo è senza dubbio l’Alsazia, con vini da tavola e da dessert, la sua buccia sottile lo rende un buon bersaglio per la botrite.

Opulente le versioni del Domaine Weinbach, a pochi chilometri dal suggestivo borgo di Kayserberg, situato ai piedi della collina maestosa di Schlossberg, tra i più rinomati e antichi Cru d’Alsazia. Dal 1612 proprietà dei monaci Cappuccini, divenuto bene nazionale, è stato acquistato nel 1898 dalla famiglia Faller, un domain al femminile completamente convertito in regime biodinamico.

Quella nota di funghi si ritrova spesso nei vini del Domaine Schoffit e Domaine Ostertag, situato a nord di Colmar, in prossimità di Epfig, dove si snoda lo spettacolare sentiero viticolo “Fronholz”. Qui si percepisce un’impronta più austera, essenziale, ma di pari eleganza: vi è la forte personalità di Andrè Ostertag, uno dei pionieri della Nouvelle Vague del vino d’Alsazia.

Per un Pinot Gris ricco di noci e di affumicato occorre scegliere i vini di Zind-Humbrecht, vicino alla città di Colmar, non lontano dal confine tedesco, mentre la maison Trimbach, Domain Albert Mann (biologico e biodinamico) e Lucien Albrecht propendono per uno stile di frutta tropicale che potrebbe sembrare più familiare ai bevitori di vino del Nuovo Mondo.

Strutturato e versatile in tavola Ecco perché piace il Pinot Grigio

Sulle etichette alsaziane possiamo trovare il termine “vendange tardive”. Questi vini possono essere dolci, ma non lo sono necessariamente. Alcuni fermentano fino a secchezza, dando vini di concentrazione e potenza speciali. Un altro termine, “sélection de grains nobles”, con raccolta di acini stramaturi e colpiti da muffa nobile, per vini dolci di rara potenza ed eleganza.

In Germania, terzo produttore mondiale dopo Italia e Usa, il Pinot Grigio (chiamato Grauburgunder, Grauer Burgunder o Ruländer) è il quarto vitigno più coltivato. Soprattutto nel Baden su terreni di origine vulcanica. Particolari sono i vini del Dr. Heger a Ihringen, attualmente l’azienda più apprezzata dalla critica enologica e dalla ristorazione tedesca.

Vino del futuro
Per le sue virtù di bianco di tendenza, è stato riconosciuto come uno dei vini del futuro che tutti vogliono produrre: Croazia, Repubblica Ceca, Romania e Moldavia e fuori dall’Europa viene coltivato anche negli States, in particolare in Oregon, California, Washington e Canada. In America del Sud spiccano soprattutto le produzioni argentine, dove gli stessi produttori francesi hanno impiantato due cloni alsaziani che producono vini molti intensi e ricchi. E ancora, in Australia e Nuova Zelanda è coltivato sia nel Nord (Martinborough, Hawkes Bay, Gisborne) che nelle isole del Sud (Central Otago, Nelson, Marlborough, Waipara).

Tante possibilità di abbinamento
A seconda dello stile di vinificazione, il Pinot Grigio propone un ampio ventaglio di possibilità di abbinamento, a partire dall’aperitivo e per accompagnare antipasti, piatti di pesce, carmi bianche. Le versioni vinificate in macerazione, più complesse e corpose, sono adatte ad accompagnare risotti o piatti di carni bianche in preparazioni anche complesse e speziate o formaggi giovani. Un abbinamento tradizionale dell’Alsazia è quello del Pinot Gris con gli asparagi, questa verdura di stagione così delicata ma al tempo stesso dal particolare sentore che con l’abbinamento non corretto fa emergere note metalliche. Le versioni alsaziane del Pinot Grigio sono rotonde, sapide, solitamente di ricca struttura glicerica, una bella freschezza, con spesso note mielate e di frutti maturi date dalla piena maturazione delle uve.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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