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Recantina, il vitigno ritrovato capace di sfidare il tempo

Ezio Guizzo e Ida Agnoletti ci guidano alla scoperta di una storica varietà di uva dell’Asolo Montello. Un viaggio nel passato che sorprende grazie ad un Veneto che non ti aspetti

di Lina Pison
 
17 maggio 2022 | 12:41

Recantina, il vitigno ritrovato capace di sfidare il tempo

Ezio Guizzo e Ida Agnoletti ci guidano alla scoperta di una storica varietà di uva dell’Asolo Montello. Un viaggio nel passato che sorprende grazie ad un Veneto che non ti aspetti

di Lina Pison
17 maggio 2022 | 12:41
 

Il Montello è il Veneto che non ti aspetti. Bosco dei dogi durante la Serenissima è oggi un polmone verde dove fare il pieno di adrenalina in sella ad una gravel o una e-bike lungo le 21 prese che “affettano” in senso longitudinale il colle dalla curiosa forma di un fagiolo con tappe sui luoghi della Grande Guerra e soste golose. Tra le chicche la Patata del Montello Carantina ("el carant" in lingua veneta è la terra rossa del Montello), il miele, l’olio, prodotti del sottobosco come le castagne, i funghi chiodini e gli ovoli buoni (in veneto cochi), i mirtilli, i formaggi di capra e i tanti salumi tra cui la sopressa del Montello.

Tante le erbe spontanee che si possono raccogliere come l’aglio orsino o i “bruscandoi”, germogli teneri di luppolo selvatico. Passeggiando tra le stradine non è difficile sentire il profumo del pane appena sfornato da uno dei tanti forni a legna ancora presenti nei panifici e nelle case private. Famosi sono i vini di taglio bordolese del Montello, Docg insieme all’Asolo Prosecco Superiore, ma c’è una perla enologica poco conosciuta: la Recantina, varietà di uva locale salvata prima dalla filossera e poi dall’oblio.

Una bottiglia di Recantina Recantina, il vitigno ritrovato capace di sfidare i decenni

Una bottiglia di Recantina

Un vitigno per pochi

10 ettari in tutto coltivati da una decina di tenaci viticoltori che in tutti questi anni l’hanno custodita, protetta, tutelata. Ce l’ha fatta scoprire Ezio Guizzo, presidente dell’Associazione ristoratori “Montello a Tavola", membro del direttivo della Strada del Vino del Montello e dei Colli Asolani e titolare del ristorante Boomerang di Giavera di Montello. «La diversità è il nostro tesoro più prezioso - ha spiegato - e la Recantina per noi è un valore aggiunto perché ce l’abbiamo solo noi. Annualmente, come Associazione ristoratori “Montello a Tavola”, facciamo la selezione dell’Asolo Prosecco Superiore Docg e ogni due anni dei vini rossi. L’anno scorso abbiamo inserito la Recantina Doc. Come valorizziamo il territorio grazie ai prodotti tipici, così abbiamo deciso di promuovere questo vitigno autoctono con una collaborazione molto stretta con le aziende vitivinicole puntando sulla qualità a discapito della quantità. La lavorazione della Recantina, infatti, ha un approccio rispettoso, artigianale, tramandato da sapienze contadine».

Con Ezio Guizzo abbiamo incontrato Ida Agnoletti, enologa e viticoltrice appassionata dal carattere schietto, ma affabile, che ci ha accolto nella sua cantina davanti al fuoco scoppiettante di un caminetto.

Cominciamo con la storia della Recantina…
La Recantina è stata riscoperta in un vecchio vigneto a Castelcucco nella proprietà dell’agriturismo Pat del Colmel. Lì c’erano alcune viti in mezzo a questa vecchia vigna e l’idea è partita da Franco Dalla Rosa, odierno vicesindaco di Asolo nonché consulente di quell’azienda. Aveva visto che c’erano queste viti diverse. All’inizio pensavano avesse delle parentele con i rabosi, con i refoschi, poi si sono messi in contatto con la sperimentale di Conegliano dove hanno fatto tutte le analisi del caso e hanno scoperto che ha un Dna a sé. Ora è una Doc e fa parte del Consorzio Asolo Montello». 

E quali sono le sue peculiarità?
Matura tardi. Io tutti gli anni vendemmio la Recantina i primi di ottobre, nel 2021 abbiamo raccolto l’uva il 12-13 ottobre. Io vendemmio sempre in surmaturazione perché a me piacciono i tannini dolci. 

Perché questo vitigno merita di essere valorizzato? 
Intanto perché è un diverso e poi perché, se vinificato bene, ha una grande longevità. E’ un vino che regge perché è ricco di tannini, di sostanze coloranti ed è molto bello anche da vedere perché è caratterizzato da questa intensità colorante bellissima, quasi impenetrabile. La Recantina che produco io ha fatto il 70 per cento di acciaio e il 30 per cento di barriques francesi solo per smussare un attimo gli angoli. Non voglio intaccare la diversità del vitigno.

Quali sono le sue caratteristiche organolettiche?
Un grande vino da bolliti misti, da spezzatini, da tutta la carne in umido, da selvaggina e da formaggi stravecchi. Il colore tende al violaceo. Al naso è differente dai bordolesi che hanno queste note di pepe e frutta di bosco. Qui sento più la prugna secca, altra frutta. Il fatto che sia longevo è una grande qualità». 

Qual è la storia di questa cantina?
Era un complesso della fine del 1600 e all’origine era dei conti Marcello. La cantina è nata come cantina nei primi del 1800, c’era anche il fosso che passava dentro per il lavaggio delle botti e il raffreddamento degli ambienti. Nel 1930 una tromba d’aria ha distrutto la chiesa che era in linea d’aria con questa casa e ha buttato giù tutta la parte dell’ex stalla che poi è stata ricostruita; quindi diciamo che ha una bella storia». 

Chi è Ida Agnoletti?
 La mia famiglia ha le radici in cucina. C’è un ristorante storico a Giavera del Montello dove è nato mio nonno. Io fin da piccola avevo la passione per la cucina, però non ho intrapreso l’arte culinaria perché per frequentare i corsi di alta cucina bisognava andare all’estero. E così c’è stata la virata verso il vino e ho scelto di frequentare la scuola enologica di Conegliano. Mio fratello, che lavora saltuariamente con me, ha fatto da apripista. Ho lavorato 8 anni in Cantina Montelliana qui a Montebelluna come enologa, ero in laboratorio. Oggi sono enologa della cantina, operaia, factotum. Analisi, degustazioni, tagli, decisioni sono tutte mie. Devo ancora legare la vigna vecchia di 70 anni che è sotto la mia custodia. Sono l’unica azienda della zona a non essersi “prosecchizzata”. Io di prosecco faccio 15 mila bottiglie l’anno su 50 mila. Merlot ne faccio già due e ho in programma di farne un terzo. Un’azienda di 50 mila bottiglie che parla di fare tre Merlot è fuori di testa. Ho 7-8 ettari. Una volta piantavano viti solo nelle zone più vocate e io sostengo che questa è una delle più vocate del Montello: si chiama Le Alte perché qui effettivamente bisogna scavare almeno 5 metri prima di trovare la ghiaia. E’ un terreno fertile che tiene anche l’umidità. Io per principio non ho mai fatto un impianto di irrigazione; voglio costringere le mie viti ad andare il più possibile in profondità ad attingere le sostanze minerali dal terreno vergine che c’è sotto».

Definire il suo vino artigianale è corretto?
La vendemmia è tutta manuale, da me non entrano le vendemmiatrici, non voglio dare le sberle alle viti. Quella del 2021 è stata un’annata molto particolare. L’uva era sana, perfetta, baciata dal sole. Le mie etichette non hanno un minimo comun denominatore perché nascono in momenti diversi da idee differenti che mi passano per la testa. Questo rospo (l’etichetta della Recantina) è uno sconosciuto e di conseguenza lo faremo diventare un principe. Qualche cliente mi ha mandato la foto mentre sta baciando la bottiglia». 

La sommelier Lisiana Lazzarotto descrive così Ida Agnoletti: La donna del vino che crede in tutto quello che fa. Lo fa come piace a lei, non lo fa come piace alla rete commerciale. Vendere è l’ultimo dei suoi pensieri. Il vino lo fa in vigneto, lei tutto il giorno cura le vigne perché se il vino è buono dopo si vende, difatti lei non ha neanche un rappresentante. Chi vuole il suo vino viene qua e se lo prende. I tedeschi, gli austriaci e in generale i turisti del Centro e Nord Europa che vanno in vacanza a Iesolo, Rimini o Riccione si fermano e riempiono la macchina di bottiglie e magari se le fanno anche spedire. Per esempio questa sera ha delle persone a cena che hanno assaggiato il suo vino a Parigi. Quello di Ida è ancora un vino che riesce ad emozionarti.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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