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Anche #romanonsiferma Ristoratori uniti, come a Milano

Anche nella città eterna alcuni dei principali cuochi si sono uniti contro l'allarmismo da coronavirus garantendo aperture e servizio con l’obiettivo di riportare la gente fuori di casa.

di Mariella Morosi
 
06 marzo 2020 | 10:15

Anche #romanonsiferma Ristoratori uniti, come a Milano

Anche nella città eterna alcuni dei principali cuochi si sono uniti contro l'allarmismo da coronavirus garantendo aperture e servizio con l’obiettivo di riportare la gente fuori di casa.

di Mariella Morosi
06 marzo 2020 | 10:15
 

Non bisogna avere paura della paura: bisogna uscire, tornare a vivere una vita normale, mortificata dalla disinformazione generata dall’allarmismo e dalla psicosi collettiva. A chiederlo sono gli chef romani che hanno aderito alla campagna video promossa dal magazine Mangiaebevi ma che si è estesa a tutti i protagonisti della ristorazione, stellata o non, e che ha ottenuto un immediato riscontro tra i consumatori.

Roma prova a ripartire nonostante il coronavirus - Anche #romanonsiferma Ristoratori uniti, come a Milano
Roma prova a ripartire nonostante il coronavirus

Le prestigiose toque ad avervi aderito sono stati All'iniziativa hanno già aderito Massimo D'Innocenti del Ristorante Vista di Casina Valadier; Dino De Bellis, chef di Vyta Enoteca Lazio; Stefano Chinappi, Mirko Di Mattia, chef del ristorante Livello1; Davide Del Duca di Osteria Fernanda; Oliver Glowig, chef di Barrique by Oliver Glowig; Stefano Marzetti chef del Mirabelle; Andrea Pasqualucci di Moma e Francesco Apreda, chef di Idylio. E ancora Anthony Genovese de Il Pagliaccio; Angelo Troiani, patron de Il Convivio Troiani; Andrea Antonini di Imàgo; Domenico Stile, Giuseppe Di Iorio, chef di Aroma; Giulio Terrinoni di Per Me; Gianfranco Vissani, Arcangelo Dandini, patron de L'Arcangelo e Pierluigi Gallo di Giulia Restaurant. Inoltre Fabio Pecelli, chef di Pesciolino; Daniele Roppo de Il Marchese; Luca Pezzetta di Osteria di Birra del Borgo; Adriano Magnoli di Verve Restaurant; Sharon Landersz, chef di Ginger; Andrea Sacerdoti di Madre e Enrico Camponeschi, chef di Acqua Santa; Mayumi Mukai di Taki; Cristina Bowerman di Glass Hostaria e Riccardo Pepe, chef del bistrot Donna E.. Gli chef di Roma si uniscono così a quelli di Milano e del Piemonte impegnandosi con sacrificio a garantire il servizio, mantenendone alto il livello e con una serie di brevi clip lanciano un messaggio chiaro e forte: “Anche Roma non si ferma”.

Praticamente tutta la ristorazione romana di qualità è scesa in campo per arginare un fenomeno che potrebbe avere conseguenze incontrollabili sull’economia e sull’occupazione. Secondo quanto stimate dalla Fipe, la Federazione italiana pubblici esercizi, i danni stanno mietendo più vittime delle vere vittime. Sono stati stimati attorno ai due miliardi di euro di entrate in meno e più di 20mila posti di lavoro a rischio. E questo nonostante il ministero della Salute abbia chiarito e rassicurato che «non c’è possibilità alcuna di contagio attraverso i cibi o andando nei locali non affollati - come potrebbero essere cinema o concerti - e osservando le più elementari norme igieniche».

Fioccano le cancellazioni delle prenotazioni, i tavoli sono vuoti. Le persone hanno paura ad uscire di casa, senza alcun motivo reale e, di conseguenza, c’è chi teme di ritrovarsi in mezzo ad altre persone sconosciute, potenzialmente contagiose. Ristoranti, bar, pasticcerie, gelaterie e locali stanno pagando un prezzo altissimo con perdite di fatturato in tutta Italia (non solo nelle zone rosse) dal 50 all’80%. E i ristoranti, anche gli stellati, sono stati i primi ad essere disertati. L' appello degli chef è rivolto ai romani stessi, ai turisti, ma ben più in generale alla vita, che deve e vuole andare avanti.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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