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Nude food, no agli imballaggi per tutelare l’ambiente

Una crescente attenzione dei consumatori verso un uso responsabile degli imballaggi e una generale moderazione dell’uso delle plastiche e degli altri materiali di imballo sta di fatto modificando i comportamenti e le proposte delle aziende produttrici e distributrici.

di Alessio Decina e Massimo Artorige Giubilesi
14 luglio 2019 | 09:08
Nude food, no agli imballaggi 
per tutelare l’ambiente
Nude food, no agli imballaggi 
per tutelare l’ambiente

Nude food, no agli imballaggi per tutelare l’ambiente

Una crescente attenzione dei consumatori verso un uso responsabile degli imballaggi e una generale moderazione dell’uso delle plastiche e degli altri materiali di imballo sta di fatto modificando i comportamenti e le proposte delle aziende produttrici e distributrici.

di Alessio Decina e Massimo Artorige Giubilesi
14 luglio 2019 | 09:08
 

Una crescente attenzione dei consumatori verso un uso responsabile degli imballaggi e una generale moderazione dell’uso delle plastiche e degli altri materiali di imballo sta di fatto modificando i comportamenti e le proposte delle aziende produttrici e distributrici.

Se da un lato l’attenzione ambientalista rappresenta uno dei grandi temi etici generazionali su cui si imposta l’attenzione dell’opinione pubblica e dei nuovi consumatori, dall’altro c’è la necessità di una spinta verso una modificazione del paradigma con cui è stata percepita sino a tempi recenti la qualità del prodotto, che passava per una sua comunicazione ridondante, un involucro fortemente materico atto a proteggere oltremodo il prodotto, e lo snaturarsi del concetto di comfort food, che spinto a livelli estremi ha portato a generare aberrazioni quali frutti pelati e porzionati per poi essere riconfezionati in packaging plastici, negando in modo pedestre secoli di evoluzione e selezione che ha invece condotto a frutti perfetti, protetti dalle loro scorze e naturalmente porzionati, pronti ad un consumo sostenibile.

Prodotti imballati (Nude food, no agli imballaggi per tutelare l’ambiente)
Prodotti imballati

Un caso emblematico è quello degli agrumi, facilmente pelabili anche a mani nude, già porzionati in spicchi pronti al consumo, fatto, questo, magnificamente descritto già da Bruno Munari nel 1963 nel suo libro “Good Design”.

Fortunatamente per tutti, a far argine a questa deriva di etichette e imballi ha pensato la cultura dominante del consumatore attuale, che in contrasto con la tendenza descritta percepisce sempre più la qualità quando questa si esprime in modo naturale, meno “lavorato” o “manipolato”, e quando il prodotto mette in mostra senza timore l’imperfezione dettata dalla sua qualità naturale.

Sulla scia di tale tendenza, rafforzata anche da un’attenzione normativa crescente, nel limitare i fattori inquinanti e l’indiscriminato uso delle plastiche e di altri materiali da imballo, vanno diffondendosi movimenti come il “Nude food”, che promuove la rimozione totale degli imballi dagli alimenti affinché questi possano essere distribuiti e acquistati, appunto, “nudi”. Prendono vita così, in modo sempre più frequente, supermercati che propongono la vendita di prodotti sfusi, diverse aziende reintroducono il “vuoto a rendere”, prassi commerciale ormai quasi totalmente estinta, che trova una nuova vita e dignità, apprezzata dal pubblico e virtuosa per l’ambiente, e non ultimo l’utilizzo di sistemi alternativi di etichettatura.

Poiché se, da una parte, l’eliminazione di ogni superfetazione, che vuole riportare il prodotto alla sua semplicità e nudità, può essere del tutto condivisibile e realizza un principio virtuoso oltre che per l’ambiente anche per l’economicità del prodotto, che diminuisce i costi che eccedono la sua produzione, come nel caso dei prodotti vegetali, dall’altra permangono le esigenze delle aziende produttrici (oltre che indicate dalla norma) di tracciabilità e comunicazione ai consumatori sia per ragioni sanitarie che commerciali e di marketing.

(Nude food, no agli imballaggi per tutelare l’ambiente)
Nude food

A tale scopo cresce l’applicazione di strumenti digitali che minimizzano le dimensioni e la complessità delle etichette, rimandando ad apposite app la possibilità di comunicare al consumatore molte più informazioni e in modo molto meno restrittivo, tutti i messaggi che l’azienda definisce utili, oltre agli inderogabili obblighi di legge, questo attraverso strumenti di realtà aumentata o di semplici Qr code.

Altro sistema che prende sempre maggior piede è l’utilizzo di laser per l’incisione di messaggi, note e loghi sul prodotto stesso, con il vantaggio di non aver alcun ulteriore materiale a contatto con l’alimento, il cui impiego oltre ad avere un costo dovrà essere costantemente verificato. Storicamente l’uso della tecnologia di marchiatura a caldo è sempre stato impiegato nelle aziende lattiero-casearie per la marchiatura della crosta dei formaggi o di alcuni salumi. Con l’impiego del laser però si ha un aumento più che sensibile della precisione del messaggio, che può quindi sostituire in toto un’etichetta cartacea sui prodotti la cui superficie consenta un’incisione visibile.

La richiesta di un consumo più responsabile offre quindi nuove aperture di mercato e la possibilità di sviluppo di nuove tecniche comunicative, un “mercato nel mercato”, terreno fertile per innovazioni e startup destinate a crescere rapidamente e imporsi in un sistema altrimenti stanco e saturo.

Per informazioni: www.giubilesiassociati.com

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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