La qualità della pasticceria italiana è conosciuta in tutto il mondo, e il suo valore viene dimostrato anche dalle numerose vittorie ai campionati internazionali di settore. Il Maestro pasticcere
AMPI (Accademia Maestri Pasticceri Italiani)
Luca Mannori (
nella foto), Campione del Mondo a Lione nel 1997, ricorda l’importanza della prima vittoria italiana in territorio francese ed esalta le qualità dei giovani pasticceri che oggi rappresentano l’Italia nel mondo.
«Questa storia è iniziata nel 1997 - dice Luca Mannori - quando Cast Alimenti era stata appena avviata. La squadra italiana, composta da me, Cristian Beduschi e Luigi Biasetto, decise di partecipare alla competizione più importante a livello mondiale, la Coupe du Monde de la Pâtisserie, che si svolge a Lione. L’Italia ha vinto nel 1997 in territorio francese, è diventata campione del mondo. È stata la prima volta in cui l’Italia ha ottenuto questo titolo. Sono passati 18 anni. Oltre a noi, che portiamo con orgoglio questo titolo, purtroppo l’Italia ci ha messo altri 18 anni prima di rivincerlo; adesso vedo che i campioni stanno crescendo: c’è stata la nuova edizione, dove l’Italia ha vinto, ci sono stati i nuovi campioni del mondo, e vedo che questi giovani sono veramente motivati nel conseguire questi titoli».
Le competizioni non sono l’unico mezzo attraverso il quale diffondere la cultura della pasticceria di qualità e AMPI lo ha dimostrato al
Salon du Chocolat, che per la prima volta si è svolto anche a Milano. Per l’occasione i pasticceri AMPI hanno collaborato con gli studenti della Nuova accademia di belle arti (Naba) di Milano, nella realizzazioni di abiti di cioccolato.
«In questa prima esperienza - continua Mannori - c’è stato un bel coinvolgimento. Abbiamo lavorato abbinati (ciascuno) a uno studente, un lavoro che per lo studente era molto importante, valendo come esame. A me è toccato un abito particolare, un Sari indiano, e non potevo sporcarlo di cioccolato, potevo fare ben poco. Però per l’occasione ho realizzato dei gioielli, con i quali poi abbiamo vestito la modella. Ho lavorato su una collana, degli orecchini, sono stati fatti dei bracciali, dei diamanti, degli anelli: era l’unico modo per poter intervenire, perché purtroppo il Sari doveva essere prima indossato, per poterci lavorare sopra. Ritengo che come prima edizione sia stata molto importante».
Foto: Riccardo Melillo