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Quando far crescere la professione fa rima con tutela

di Federico Anzellotti
 
09 aprile 2019 | 10:04

Quando far crescere la professione fa rima con tutela

di Federico Anzellotti
09 aprile 2019 | 10:04
 

È ormai sempre più stringente la necessità di un pieno riconoscimento a livello normativo di una delle figure professionali, quella del pasticcere, sempre più richieste in Italia e all’estero.

Tra le sfide che attendono Conpait c’è proprio il riconoscimento della figura professionale del pasticcere a livello internazionale. Abbiamo avviato questo dibattito già un paio di anni fa nel corso di un convegno dal titolo “La pasticceria italiana in Italia e nel mondo. Da Expo 2015 a Expo 2020: Milano-Dubai”. Ma la pasticceria è un orgoglio nazionale da tutelare, perché non esiste una qualifica di pasticcere riconosciuta da un ente pubblico.

(Formazione, l'unica strada per fare pasticceria innovativa)

In Italia, infatti, chiunque può aprire una pasticceria senza alcuna formazione, generando un sistema che non solo penalizza la professionalità e mortifica la competenza ma, soprattutto, non tutela i consumatori. In sostanza, la qualità passa attraverso la formazione. Ecco perché Conpait ha da tempo siglato con Cast Alimenti, e ora anche con l’Università dei Sapori di Perugia, degli accordi per spingere sulla leva dell’alta formazione.

Come Conpait abbiamo cercato di tracciare un percorso formativo, anche partendo dagli istituti alberghieri, perché non esiste neanche un insegnamento né una classe di concorso per insegnare pasticceria nelle scuole italiane. Ecco perché abbiamo siglato con gli istituti secondari un protocollo d’intesa che consenta a Conpait di formare i docenti delle scuole superiori. Il primo esperimento in Italia è stato avviato con successo all'Istituto alberghiero De Cecco di Pescara, fresco dei festeggiamenti per i 50 anni, e sta già dando i suoi frutti.

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