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La pizza come simbolo d'identità italiana Stop agli ingredienti non autentici

La pizza napoletana Doc è simbolo di Expo e l'arte dei pizzaioli napoletani è in attesa di entrare nel patrimonio dell'umanità. È importante difendere l'identità della gastronomia italiana contro la concorrenza sleale

 
01 aprile 2015 | 18:32

La pizza come simbolo d'identità italiana Stop agli ingredienti non autentici

La pizza napoletana Doc è simbolo di Expo e l'arte dei pizzaioli napoletani è in attesa di entrare nel patrimonio dell'umanità. È importante difendere l'identità della gastronomia italiana contro la concorrenza sleale

01 aprile 2015 | 18:32
 

È sfornata la prima Pizza napoletana Doc simbolo dell’Expo 2015 nella giornata di mobilitazione in occasione della convocazione della Commissione italiana Unesco a Roma per l'atteso via libera nazionale all’inserimento dell'“Arte dei pizzaiuoli napoletani” nella “Lista del patrimonio culturale immateriale dell'umanità”.



La novità è arrivata dall'Antica pizzeria Brandi di Napoli dove la leggenda vuole che nel giugno 1889 il cuoco Raffaele Esposito fu convocato al Palazzo di Capodimonte, residenza estiva della famiglia reale, per preparare a sua maestà la Regina Margherita di Savoia le sue famose pizze. Per onorare la sovrana, Esposito creò così la pizza Margherita, dove i condimenti, pomodoro, mozzarella e basilico, rappresentavano la bandiera italiana.

Ora nel tempo della globalizzazione diventa importante difenderne l’identità e per questo la pizza simbolo dell’Expo 2015 è stata realizzata con ingredienti napoletani “Doc” come la “Mozzarella di bufala campana”, l’extravergine “Penisola sorrentina”, il “Pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese-Nocerino” e il “Pomodorino del piennolo del Vesuvio”, tutti rigorosamente a denominazione di origine protetta riconosciuti dall’Unione Europea.

La pizza simbolo dell’Expo punta dunque alla valorizzazione dell’identità nazionale in una situazione in cui anche in Italia quasi due pizze su tre (63%) sono ottenute da un mix di farina, pomodoro, mozzarelle e olio provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori. Troppo spesso viene servito un prodotto preparato con mozzarelle ottenute non dal latte, ma da semilavorati industriali, le cosiddette cagliate, provenienti dall'est Europa, pomodoro cinese o americano invece di quello nostrano, olio di oliva tunisino e spagnolo o addirittura olio di semi al posto dell'extravergine italiano e farina francese, tedesca o ucraina che sostituisce quella ottenuta dal grano nazionale.

«Un fiume di materia prima - ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - che ha purtroppo compromesso notevolmente l’originalità tricolore del prodotto servito ma anche le formidabili opportunità occupazionali che possono venire nell’agroalimentare nazionale. Garantire l’origine nazionale degli ingredienti e le modalità di lavorazione significa difendere un pezzo della nostra storia, ma anche la sua distintività nei confronti della concorrenza sleale».

L’italianità della pizza è un fattore importante poiché il 39% degli italiani ritiene che la pizza sia il simbolo culinario dell’Italia, secondo poi un sondaggio online della Società Dante Alighieri la pizza è la parola italiana più conosciuta all'estero con l'8%, seguita dal cappuccino e dagli spaghetti (7%) e dall'espresso (6%).

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