Quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza
mercoledì 24 aprile 2024  | aggiornato alle 04:19 | 104771 articoli pubblicati

Si muore più per alimenti sbagliati che per droga, fumo o alcol

Giuseppe Remuzzi (Istituto Mario Negri) ricorda a Forme l'importanza di avere gente sana e per avere un pianeta sano: poca carne, molto pesce e tanti vegetali, come nella Dieta mediterranea di Creta.

di Giorgio Lazzari
 
21 novembre 2020 | 21:26

Si muore più per alimenti sbagliati che per droga, fumo o alcol

Giuseppe Remuzzi (Istituto Mario Negri) ricorda a Forme l'importanza di avere gente sana e per avere un pianeta sano: poca carne, molto pesce e tanti vegetali, come nella Dieta mediterranea di Creta.

di Giorgio Lazzari
21 novembre 2020 | 21:26
 

«Oggi si muore più di cattiva alimentazione che di droga, fumo, alcol e rapporti sessuali a rischio – ha affermato il professor Giuseppe Remuzzi  dell'istituto Mario Negri - Siamo in 7 miliardi sulla Terra e produrre cibo per tutti aumenta la temperatura globale, compromette la biodiversità, inquina e consuma suolo e acqua più di quanto la terra e i mari possano sopportare. L’obiettivo è avere gente sana in un pianeta sano: sembrano due concetti diversi, invece sono la stessa cosa». L'occasione è stato l'intervento in diretta online in occasione dell'evento di Forme. Il tema era «La salute dell’uomo e del Pianeta. A partire dal cibo» che ha approfondito il tema della corretta alimentazione, con l’obiettivo di salvaguardare la vita degli uomini, così come quella della Terra.

Si muore più per alimenti sbagliati che per droga, fumo o alcol

Il valore della dieta medieterranea di Creta
«Per noi la dieta adeguata è quella mediterranea, inventata a Creta in Grecia a partire dal XIX secolo con poca carne, molto pesce e tanti vegetali. I grassi che venivano assunti provenivano per la maggior parte dall’olio d’oliva – ricorda Remuzzi -. A Creta abitavano 22mila persone adulte che risultavano contrarre meno malattie e conseguentemente morivano di meno rispetto ad altri paesi. Se confrontiamo una donna greca con una tedesca ci rendiamo conto come in Germania si mangi tanta carne, patate e succhi di frutta zuccherati: due regimi diversi che portano a persone fisicamente molto diverse. In tutto quello che mangiamo ci sono infatti molecole attive capaci di generare effetti».

Conosciamo gli effetti antiossidanti nel vino, che contiene una sostanza chiamata resveratrolo, un polifenolo che rallenta il processo di invecchiamento; dei flavonoidi nel cioccolato, che aumentano i progenitori delle cellule endoteliali migliorando il  benessere dei vasi sanguigni; il licopene contenuto nei pomodori che inibisce l’angiogenesi, con i pomodori San Marzano che hanno una maggior potenza.

         Giuseppe Remuzzi - Si muore più per alimenti sbagliati che per droga, fumo o alcol

                                               Giuseppe Remuzzi

I cibi giusti sono però tanti nel mondo
«Iniziamo a dire che la dieta mediterranea non è per tutti, a causa di tradizioni diverse a livello mondiale. In Marocco si registra un alto consumo di legumi, olive e frutta; le diete indigene prevedevano il consumo di erbe, legumi, noci e nocciole, papaya e ananas; in India riso bollito, pesce, frutta secca e vegetali, in Cina vegetali, riso e insetti, in Africa spezie, cereali, legumi e tuberi».

L’ideale sarebbe prendere il meglio tra tutto quello che è disponibile a livello mondiale, con l’obiettivo di ottenere piacere dal cibo con alimenti buoni che si cucinano in base alle tradizioni.

«Nel mondo milioni di morti per patologie cardiovascolari sono dovute esclusivamente al fatto che non si mangiano abbastanza frutta o vegetali - prosegue Remuzzi -più del 50% delle morti deriva da diete di cattiva qualità con molto sodio e l’assenza di cereali, frutta, pesce, vitamina c e omega 3: tutti elementi indispensabili per prevenire molte patologie».

Se sta bene il pianeta sta bene anche l'uomo, e viceversa
La salute dell’uomo è direttamente correlata al pianeta sul quale viviamo. «Basti pensare all’importanza delle api, uno degli esseri viventi più importanti che vivono sulla terra, tanto che il 70% dell’agricoltura mondiale dipende da loro. Ebbene oggi assistiamo ad una riduzione fino al 90% delle api, con il rischio che spariscano in pochi anni a causa dell’utilizzo di pesticidi, per la  deforestazione e la mancanza di fiori. L’uomo negli ultimi anni pensava di essere l’unico abitante della terra e non ha mostrato alcun rispetto per l’ambiente che ha attorno: basti pensare alla speculazione che sta distruggendo l’Amazzonia».

L’obiettivo è considerare gli alimenti al pari dei medicinali, in modo da studiare le interazioni con il fisico dell’uomo e stabilire la quantità da ingerire, in base al dna di ciascun individuo.

«Molti alimenti aumentano i geni oncosoppressori, così come esistono farmaci che riducono gli oncogeni. Anche i cibi possono avere la stessa funzione dei farmaci e dobbiamo mettere a frutto l’esperienza accumulata in 60 anni sulle medicine per tumori, applicandola agli alimenti.

Il cibo modifica il nostra Dna
Il nostro dna può essere modificato dal cibo che ingeriamo, ma broccoli, noci e vino rosso non fanno bene a tutti nello stesso modo. Ognuno di noi ha bisogno di determinati geni per trarre vantaggio dalle sostanze che ingerisce».

La rivista Lancet ha prodotto numerose ricerche che evidenziano l’impatto di una dieta sana anche sulla salute del pianeta. Esistono infatti cibi che producono troppa CO2, fosforo o consumano eccessivamente suolo ed energia.

«Dobbiamo immaginare un’app che è in grado di comunicarci alla fine di ogni giornata quanto abbiamo speculato sul pianeta e a tal proposito mi ha molto colpito l’enciclica «Laudato Sì» di Papa Francesco che è anche un trattato di scienza e contiene informazioni straordinarie che fanno riflettere su come la nostra salute ha un impatto sul futuro della terra. Purtroppo il deterioramento dell’ambiente colpisce spesso le persone più vulnerabili e quelle che hanno contribuito meno a distruggere il pianeta: basti pensare alla Bolivia che produce solo lo 0,04 % delle sostanze carboniose e registra diverse zone senza cibo e acqua».

Si muore più per alimenti sbagliati che per droga, fumo o alcol

Una serie riflessione va sicuramente fatta, tenendo conto che un aumento di 4 gradi della temperatura porterebbe all’estinzione della nostra specie, con un fenomeno simile che è già avvenuto nel triassico, 250 milioni di anni fa.

Restano pochi anni per salvarci...
«La previsione per il 2200 è l’aumento della temperatura tra 8 e 10 gradi e in queste condizioni l'uomo si estinguerebbe sicuramente – conclude Giuseppe Remuzzi -. Già oggi riduzione registriamo una diminuzione del 60% del numero di pesci, rettili e mammiferi, a partire dal 1970. Avremmo 11 milioni di morti in meno ogni anno e il benessere della Terra inizierebbe a migliorare, se riducessimo da subito il consumo di suolo e acqua, così come le emissioni di fosforo CO2, che sono la causa dell’acidificazione degli oceani. In conclusione il sistema attuale può dar cibo solo a 3,5 miliardi di persone e il nostro obiettivo deve portare a soddisfare 10 miliardi di persone, con un cibo buono e sostenibile per il pianeta».

Per arrivare a questo risultato, occorre coinvolgere i governi e l’industria, dotarci di sistemi di intelligenza artificiale per capire cosa e quanto dobbiamo mangiare per vivere meglio e prevenire le malattie.

In tutto questo l’Italia può diventare un laboratorio aperto per una transizione verso sistemi più sostenibili, con soluzioni che devono essere misurabili per poterne valutare costantemente l’efficacia.

***

Un anno fa era nato un grande progetto, l’«Italian Institute for Planetary Health – IIPH», frutto dell’unione tra l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS con il Policlinico Gemelli di Roma e l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il progetto ha origine da Expo 2015, che ha generato contatti con 132 paesi e più di 22 milioni di visitatori con il motto «Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita».

Giuseppe Remuzzi è autore di quasi 1500 pubblicazioni su riviste internazionali, oltre a 16 libri, ha collaborato come docente di nefrologia con diverse università italiane, britanniche e statunitensi. Attualmente ricopre la caricadi Direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
Voglio ricevere le newsletter settimanali


Di Marco
Consorzio Barbera Asti
Fonte Margherita
Cosi Com'è
Union Camere

Di Marco
Consorzio Barbera Asti
Fonte Margherita

Cosi Com'è
Schar
Agugiaro e Figna Le 5 Stagioni