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Sindrome delle gambe senza riposo Come si presenta e come reagire

 
06 agosto 2018 | 11:18

Sindrome delle gambe senza riposo Come si presenta e come reagire

06 agosto 2018 | 11:18
 

La sindrome delle gambe senza riposo è un disturbo neurologico che si caratterizza per una sensazione di irrequietezza a una o a entrambe le gambe, con il bisogno impellente di muoverle.

Questa patologia colpisce prevalentemente le donne di età compresa fra i 35 e i 50 anni, solitamente agli arti inferiori, ma può interessare anche le braccia. Quali sono le caratteristiche di questo disturbo e come lo si può affrontare? Di questo argomento ne ha parlato la dottoressa Lara Fratticci, neurologa di Humanitas, in un intervento tratto da Humanitasalute che riportiamo di seguito integralmente.

(Sindrome delle gambe senza riposo Come si presenta e come reagire)


La sindrome delle gambe senza riposo colpisce soprattutto le donne, la sua manifestazione può essere altalenante e pertanto non è sempre facile da diagnosticare, soprattutto se i sintomi sono lievi.

Il legame con l’insonnia

I pazienti che ne soffrono riferiscono una sensazione di fastidio a una o a entrambe le gambe (con interessamento anche delle braccia nei casi più gravi) con la necessità indifferibile di muoverle, per esempio se si sta seduti troppo a lungo. Una sensazione di irrequietezza che migliora se il paziente si muove o massaggia le gambe.

Il disturbo si verifica spesso di sera, quando il paziente cerca di addormentarsi, e può presentarsi anche di notte.

Il bisogno di muovere le gambe per averne sollievo tende a peggiorare proprio di sera e di notte per via di una riduzione fisiologica serale dei livelli di dopamina, una diminuzione che è ancora più significativa in chi soffre di questo disturbo.

Il sistema dopaminergico in sede sottocorticale, infatti, è costituito da neuroni che controllano il movimento; una disfunzione di questo sistema qualifica la sindrome e i suoi sintomi, che migliorano proprio con l’assunzione di farmaci dopaminergici. Chi soffre di questa sindrome tende anche a essere colpito da insonnia poiché l’irrequietezza agli arti inferiori trova sollievo solo con il movimento, costringendo il paziente ad alzarsi dal letto e inficiando così la qualità del riposo notturno.

La forma primaria e la forma secondaria
Questo disturbo neurologico può avere forma primaria o secondaria. Nel primo caso, la sindrome è familiare o idiopatica e la causa che la origina è dunque ignota.

Meno frequentemente, la sindrome delle gambe senza riposo ha forma secondaria ed è dunque associata ad altre patologie, disturbi o condizioni, come per esempio l’insufficienza renale, il diabete di tipo 2, le neuropatie periferiche come quelle legate a uremia e diabete e le alterazioni del sistema extrapiramidale come le lesioni del midollo spinale.

Altri fattori scatenanti possono essere l’anemia da carenza di ferro, la gravidanza (soprattutto nel terzo trimestre) e le malattie neurodegenerative come il Parkinson.

(Sindrome delle gambe senza riposo Come si presenta e come reagire)

Cosa fare in caso di sindrome delle gambe senza riposo?

La diagnosi viene effettuata nel corso di una visita neurologica, senza bisogno di esami strumentali. Laddove sia possibile individuare la causa all’origine del disturbo, si cerca di intervenirvi direttamente.

La terapia è farmacologica, con il ricorso a farmaci antiepilettici, ipnotici, oppiacei e ad agenti dopaminergici. In genere si ricorre alla classe degli agonisti non ergolinici dei recettori della dopamina, la cui assunzione ha effetto in particolare sulla qualità del sonno.

È bene poi assicurarsi una buona igiene del sonno e in questo senso può essere di aiuto, per esempio:

  • Fare un bagno o una doccia calda prima di dormire.
  • Ridurre l’assunzione di caffeina o di bevande alcoliche che interferiscono con il sonno.
  • Dedicarsi a un’attività rilassante prima di dormire.
  • Massaggiare leggermente le gambe, una volta a letto.
  • Se i sintomi si presentano nel corso della notte, alzarsi e fare due passi in casa, senza insistere nel rimanere a letto.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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