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Quando il fiato corto può nascondere complicazioni

 
02 ottobre 2019 | 15:51

Quando il fiato corto può nascondere complicazioni

02 ottobre 2019 | 15:51
 

Ansimare dopo una rampa di scale, avere difficoltà a respirare dopo una corsa per raggiungere in tempo la fermata dell’autobus. Sintomi che in alcuni casi possono diventare dei veri e propri campanelli d’allarme.

Sperimentare quella che i medici chiamano “dispnea”, ovvero la sensazione del respiro che manca, non significa necessariamente che il nostro organismo abbia qualcosa che non va. Le cause possono essere varie: alcune di queste sono il campanello d’allarme di patologie più serie, altre ci indicano che siamo fuori allenamento e che il nostro stile di vita forse è un po’ troppo sedentario. In ogni caso può essere importante esaminare la situazione insieme al proprio medico, il solo che sarà in grado di confermarci che non siamo di fronte ad una sintomatologia patologica oppure a prescrivere i necessari accertamenti. Ne ha parato Massimo Crippa, pneumologo di Humanitas in un articolo apparso su Humanitasalute, che riportiamo di seguito.

La "mancanza" di fiato può essere causata dal sovrappeso (Quando il fiato cortopuò nascondere complicazioni)
La "mancanza" di fiato può essere causata dal sovrappeso

«Dispnea è il termine con il quale si definisce la spiacevole sensazione soggettiva di difficoltà respiratoria non sempre correlata alla gravità della malattia - ha spiegato lo specialista - Viene descritta dai pazienti in modi diversi, più comunemente come “mancanza di fiato”. Questo sintomo origina nel momento in cui si verifica una consapevolezza cosciente di un mismatch tra ciò che il cervello si aspetta e ciò che riceve, in termini di informazione afferente dai polmoni, dalle vie aeree e dai recettori localizzati a livello dei tendini e dei muscoli della gabbia toracica. Possiamo affermare che avvertire un senso di affaticamento respiratorio è una sensazione normale o anormale a seconda della situazione in cui si manifesta; ad esempio durante o dopo una camminata a passo sostenuto, o una breve corsa o la salita di una rampa di scale, per un soggetto con uno stile di vita sedentario, scarso allenamento fisico e magari in sovrappeso, la dispnea può essere considerata normale e non associata a eventi patologici. Rimane comunque un dato essenziale che la dispnea rappresenta un sintomo che suscita sempre una notevole preoccupazione in coloro che lo avvertono ed è pertanto uno dei motivi principali per i quali ci si rivolge al medico».

Per capire se la difficoltà a respirare può essere il sintomo di qualcosa di più serio bisogna innanzitutto chiedersi se si tratta di una sensazione che accade regolarmente, se è prolungata nel tempo o al contrario qualcosa di estemporaneo ed estremamente fugace. La dispnea può essere un sintomo generico di numerose patologie, soprattutto di origine cardiaca o polmonare. Può accompagnare asma, broncopneumopatia cronica ostruttiva, infarto, embolia polmonare, bronchite e polmonite, insufficienza cardiaca, pneumotorace, tumore polmonare maligno e benigno, ma anche malattie neurologiche come la sclerosi multipla.

Fra le cattive abitudini che portano ad avere il fiato corto ci sono il vizio del fumo e la scarsa attività fisica. Quando il nostro cuore non è sufficientemente allenato, il minimo sforzo porta a una riduzione dei parametri di ossigeno nel sangue. Ecco allora che la frequenza del respiro deve aumentare, come accade durante i primi dieci minuti di corsa, per incamerare più aria possibile e riequilibrare i livelli di ossigeno necessari al benessere di tutti gli organi interni ed esterni.

«La dispnea che si verifica durante le attività quotidiane o a riposo è una delle manifestazioni più comuni delle malattie dell’apparato respiratorio sebbene sia presente in molte altre situazioni cliniche quali ad esempio disordini cardiaci, neurologici, ematologici, endocrinologico – metabolici e psichiatrici.  Pertanto la valutazione del paziente che accusa dispnea deve sempre essere molto accurata e approfondita - ha aggiunto lo specialista - Attraverso la raccolta anamnestica il medico indaga su alcuni aspetti della vita del paziente ed in particolare si ricercano fattori di rischio quali tabagismo o esposizione ad inalanti nocivi in ambito professionale.  Se il sintomo è insorto acutamente oppure è presente da tempo e peggiora con il passare del tempo, se è percepito solo durante lo sforzo si dovrà tentare di quantificarlo, se è associato ad altri sintomi quali tosse, dolore toracico, senso di naso chiuso, starnutazioni, prurito o bruciore agli occhi e lacrimazione».

Di fronte a una sensazione di dispnea, a seconda del quadro clinico generale, lo specialista potrebbe chiedere al paziente di sottoporsi ai test per misurare i livelli di ossigeno nel sangue, a una radiografia del torace, all’elettrocardiogramma o all’ecocardiogramma, , ad esami del sangue al fine di individuare una eventuale anemia e ad una serie di test sulla funzionalità polmonare quale ad esempio la spirometria. Da non sottovalutare infine le cause psicologiche, soprattutto se la sensazione di mancanza d’aria e la conseguente iperventilazione è dovuta a uno stato d’ansia o se, peggio, sfocia in vero e proprio attacco di panico.

«L’esame obiettivo generale è fondamentale per ricercare segni clinici di significato patologico a carico dei vari organi e apparati - ha concluso il dottor Crippa - In particolare, rilevare i parametri vitali (Pressione arteriosa, frequenza cardiaca e respiratoria che nel soggetto adulto normale in condizioni di riposo e di 15 – 20 atti minuto, saturazione di ossigeno rilevabile mediante un saturimetro digitale, riflette la percentuale di emoglobina satura di ossigeno. I valori normali oscillano tra il 95 – 100%). Verificare la presenza di cianosi labiale e delle estremità.  L’auscultazione del torace può mettere in evidenza reperti orientativi verso un quadro di tipo infettivo (es. riacutizzazione bronchitica o broncopolmonite) o infiammatorio cronico come la BPCO (patologia molto comune nei fumatori) o l’asma. L’obiettività cardiaca permette di rilevare eventuali alterazioni del ritmo cardiaco o la presenza di soffi. Il riscontro di edemi declivi degli arti inferiori è spesso da attribuire ad un quadro di insufficienza cardiaca che può manifestarsi con disturbi del respiro. Il percorso diagnostico da avviare per lo studio della dispnea può essere vario e articolato. Il primo esame, eseguibile in qualsiasi ambulatorio pneumologico, è la spirometria semplice o basale.  Un test rapido e di facile esecuzione che fornisce in tempo reale una prima valutazione di un eventuale deficit respiratorio. In particolare l’esame spirometrico ci permette di classificare le patologie respiratorie in 2 grandi classi: patologie ostruttive e restrittive.

Come accennato in precedenza, la dispnea può essere un sintomo correlato a situazioni cliniche extra respiratorie, tra le più comuni, alcune cardiopatie quali alterazioni del ritmo (tachicardia e tachiaritmia ), vizi valvolari, deficit di pompa cardiaca (scompenso cardiaco). Per tale motivo un elettrocardiogramma e un ecocardiogramma possono rappresentare accertamenti fondamentali allo scopo di chiarire la natura del sintomo. Non bisogna dimenticare che anche attraverso un semplice esame emocromocitometrico può emergere una anemia di entità tale da giustificare la dispnea.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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