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Al supermercato lotta alla mafia Spesa mirata contro l'illegalità

Il ricercatore Eurispes Marco Omizzolo analizza il fenomeno a 360 gradi parlando di una filiera non sempre trasparente e di come i consumatori possono favorire la legalità. Fondamentale non farsi abbagliare dai sottocosto o dalle maxi offerte per non favorire lo sfruttamento dei lavoratori, spesso migranti.

di Vincenzo D’Antonio
 
27 settembre 2020 | 12:31

Al supermercato lotta alla mafia Spesa mirata contro l'illegalità

Il ricercatore Eurispes Marco Omizzolo analizza il fenomeno a 360 gradi parlando di una filiera non sempre trasparente e di come i consumatori possono favorire la legalità. Fondamentale non farsi abbagliare dai sottocosto o dalle maxi offerte per non favorire lo sfruttamento dei lavoratori, spesso migranti.

di Vincenzo D’Antonio
27 settembre 2020 | 12:31
 

Sociologo, ricercatore Eurispes e giornalista, autore del libro “Sotto Padrone. Uomini, donne e caporali nell’agromafia italiana”, Marco Omizzolo ha scelto la modalità di penetrazione della realtà più profonda e pericolosa, infiltrandosi come bracciante tra i lavoratori Sikh dell’Agro Pontino e sfidando direttamente “il sistema”.

Ho appena fatto la spesa. A scaffale, in un punto vendita della Gdo ho trovato ad un buon prezzo la passata di datterino siciliano. Nel prenderla dallo scaffale, quali processi a valle vado a generare e quanto lavoro c’è stato a monte?
Il tema della filiera produttiva e commerciale è centrale. Dobbiamo comprendere che il nostro ruolo di consumatori consapevoli e dunque capaci di orientare la nostra capacità di acquisto può aiutare la “bonifica” della filiera da storture di sistema come le doppie aste al massimo ribasso o la scarsa trasparenza. Ogni volta che compriamo un sottocosto o un tre per due o un prodotto particolarmente conveniente è molto probabile che si legittimi la “sotto determinazione” o lo schiacciamento dei diritti del lavoro, in particolare del lavoro migrante. Rendere trasparente e accessibile al consumatore le informazioni sulla qualità del prodotto ma anche del processo produttivo consente di scardinare dinamiche di sfruttamento e “macrointeressi” economici dell’agroindustria.

Una spesa contro le mafie - Al supermercato lotta alla mafia Spesa mirata contro l'illegalità

Una spesa contro le mafie

A fare "follow the money" non si sbaglia quasi mai. Ecco, qui è in ballo un bottino da 25 miliardi di euro l'anno. Come si arriva a questa cifra mostruosa? Quanto distorce la veridicità del nostro Pil? Quanto impatta sulla qualità della nostra vita?
L’Eurispes con il suo studio annuale Agromafie svolge un esame trasparente e fondamentale sul business del sistema dello sfruttamento e della sofisticazione alimentare come del cosiddetto italian sounding. Quei 25 miliardi di euro non è solo economia che resta nelle mani di padroni, padrini e truffatori vari ma è l’espressione di un modello sociale fondato sulla subordinazione. Al suo interno troviamo tutte le variabili di questa complessità criminale che peraltro deriva anche dalle operazioni di molte Procure del Paese. Infine non si tratta solo di liquidi, ma per le agromafie si tratta di investimenti che entrano in circolo nell’economia legale e la intossicano più e peggio del Covid per noi esseri umani. Per questa ragione bonificare queste attività e rendere trasparente la filiera è fondamentale.

E di tutto ciò scrivi diffusamente e benissimo nel tuo ultimo libro “Sotto Padrone. Uomini, donne e caporali nell’agromafia italiana”.
Esattamente, insieme anche alle azioni e alle riflessioni sviluppate, come insegna Freire con la sua pedagogia degli oppressi, coi braccianti indiani sfruttati dell’Agro Pontino. Quindici anni di studi e ricerche, di ascolto e cammino condotto con gli ultimi della terra e contro un sistema rodato e organizzato di padronato, caporalato e tratta internazionale. Per me si è trattato di un investimento di dignità nella democrazia italiana. Ciò ha consentito di mettere il lavoro, con la sua dignità e la sua capacità di generare valore condiviso, al centro della nostra azione e della riflessione collettiva.

Parli di rendere trasparente la filiera. È fondamentale, ne siamo persuasi. A tuo avviso può al riguardo la tecnologia, nel caso di specie mi riferisco alla blockchain, essere, di questo inderogabile obiettivo della trasparenza, il fattore abilitante?
La tecnologia svolge un ruolo importante ma bisogna comprendere la sua relazione con il mondo del lavoro. Abbiamo casi di caporalato e di grave sfruttamento anche dentro filiere produttive ipertecnologiche e avanzate sul piano industriale. Il punto è la trasformazione che essa determina dentro un sistema rodato e organizzato sulla massimizzazione del profitto e la subordinazione dei diritti del lavoro.

Marco Omizzolo - Al supermercato lotta alla mafia Spesa mirata contro l'illegalità
Marco Omizzolo

Parli di lavoro "migrante". Le migrazioni sono da millenni la costante della nostra civiltà mediterranea e generano le cosiddette contaminazioni virtuose. In questa fase storica che ci è dato vivere, credi che a causa dell'esagerata sete di profitto e dell'assenza di qualsiasi rispetto verso il prossimo, vi sia assenza di scambi generatori di civiltà e ci sia soltanto bieco e criminale sfruttamento dei deboli, degli ultimi della terra?
Credo ci siamo entrambi i fenomeni. Il centro studi Eurispes con un interessante saggio pubblicato su Rapporto Italia dello scorso anno ha messo in evidenza anche il ruolo sociale ed economico fondamentale delle migrazioni nel nostro Paese. Viviamo una fase dicotomica in cui c’è benessere sociale coi migranti e nel contempo benessere privato conseguito sulla loro pelle. Anche il centro studi Idos e Tempi Moderni oltre a molte università riconoscono questa dicotomia disfunzionale.

E come questa dicotomia disfunzionale può commutarsi in armonia di cui benefici tutta la comunità?
Un percorso accurato di incontro costante coi migranti, di studio e impegno e infine di valorizzazione che è fondata sul rispetto dell’essere umano e dei suoi diritti umani perché la sua emancipazione a prescindere dalla sua origine e colore della pelle possa significare progresso collettivo. Questa è la matrice di ogni civiltà democratica.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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