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Parigi, i mercati aprono le porte ai ristoranti per facilitare l'asporto

I ristoratori avranno a disposizione spazi espositivi pagando una piccola quota. Lodevole iniziativa per la Fipe che però sottolinea come in Italia l'asporto sia difficile e che bisogna puntare a riaprire.

 
25 gennaio 2021 | 10:08

Parigi, i mercati aprono le porte ai ristoranti per facilitare l'asporto

I ristoratori avranno a disposizione spazi espositivi pagando una piccola quota. Lodevole iniziativa per la Fipe che però sottolinea come in Italia l'asporto sia difficile e che bisogna puntare a riaprire.

25 gennaio 2021 | 10:08
 

Certo non sarà la soluzione perché, come da sempre dice la Fipe-Federazione italiana pubblici esercizi, «per i locali è essenziale riaprire», ma qualcosa, almeno a Parigi, si muove. Quanto meno per dare attenzione alla categoria più colpita e spesso (come in Italia) più abbandonata durante questa pandemia.

E così nella capitale francese al motto di "Place aux restos! (Spazio ai ristoranti!), i mercati rionali aprono le porte ai ristoranti in crisi per facilitare l’asporto.

A Parigi i mercati rionali aprono le porte ai ristoranti in crisi per facilitare l’asporto - Ristoranti nei mercati a Parigi? Ma l'asporto non salva il ristorante

A Parigi i mercati rionali aprono le porte ai ristoranti in crisi per facilitare l’asporto

A Parigi ristoranti nei mercati
I ristoratori indipendenti chiusi da mesi (escluse le grandi catene) potranno dunque, pagando una piccola quota, investire in 161 stand messi a disposizione dal comune di Parigi e posizionati in 50 mercati in tutti i quartieri della capitale. Il tutto nel rispetto dei protocolli sanitari previsti dalle misure contro il Covid-19.

E in Italia? Per la Fipe «serve riaprire in sicurezza. L’asporto nella ristorazione italiana non è facilissimo. Soprattutto nelle piccole città».

Fipe: Tutto ciò che può aiutare è il benvenuto
Un’iniziativa di certo lodevole, quanto meno per dare un po’ di respiro per i ristoranti perché, come sottolinea il direttore generale Fipe-Confcommercio Roberto Calugi «tutto quello che può aiutare, gli spazi aperti ora che arriva la buona stagione è benvenuto».

Ma dicerto non è la soluzione definitiva anche perché l’asporto non salva un ristorante. Soprattutto in Italia dove si addice solo per certe categorie di pietanze.

Fondamentale riaprire in sicurezza
Per Calugi «la vera cosa che aiuta è il programma di vaccinazione e una consapevolezza maggiore che la ristorazione non può essere l'unica a pagare il costo di questa pandemia. Quello che servirebbe sarebbe riaprire in sicurezza, senza trasformare la questione in un derby tra sicurezza ed economia: puntiamo a riaprire le attività chiuse da 170 giorni, in alcune zone si fa fatica a capire perché sia tutto aperto tranne la ristorazione».

In attesa della riapertura si spera nei Ristori
E mentre qualcosa a Parigi comunque si muove, in Italia i ristoratori attendendo riposte del prossimo decreto Ristori. Le richieste, in attesa delle riaperture, le richieste vanno dal calcolo delle perdite su base annuale agli aiuti per gli affitti, fino ad allungare a 15 anni la restituzione anche per i prestiti fino a 800mila euro perché "la liquidità servirà per la ripartenza".

In Italia l’asporto è difficile
Intanto una soluzione simile in Italia sarebbe applicabile? Per Calugi «il problema vero è che l'asporto nella ristorazione italiana non è facilissimo per la complessità, varietà e delicatezza dei piatti. La pasta, ad esempio, fa più fatica anche se ci sono sperimentazioni interessanti. L'asporto comunque fatica, si adatta molto bene a una certa tipologia di cucina come quella etnica ma fa più fatica a imporsi nel panorama italiano, a maggior ragione nelle piccole cittadine».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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