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Movida e alcol senza controlli in piazza. Il problema non sono ristoranti o bar

L'ultimo Dpcm ha liberalizzato l'asporto in tutte le zone di colore, ma ha impedito ai bar di farlo dopo le 18. Una scelta incomprensibile che dimostra quanto il Governo non riesca a centrare il problema. Perchè non dare a tutti la possibilità di vendere cibo e bevande anche fino a tardi, ma impedirne il consumo sul suolo pubblico?

di Federico Biffignandi
 
03 marzo 2021 | 12:55

Movida e alcol senza controlli in piazza. Il problema non sono ristoranti o bar

L'ultimo Dpcm ha liberalizzato l'asporto in tutte le zone di colore, ma ha impedito ai bar di farlo dopo le 18. Una scelta incomprensibile che dimostra quanto il Governo non riesca a centrare il problema. Perchè non dare a tutti la possibilità di vendere cibo e bevande anche fino a tardi, ma impedirne il consumo sul suolo pubblico?

di Federico Biffignandi
03 marzo 2021 | 12:55
 

Se non si ha chiaro quale sia il problema, trovare la soluzione è impossibile. Peggio, si pensa di trovarla aggiungendo - in realtà - altri problemi al problema centrale, già esistente, quello da combattere. Si rincorrono questioni, si aggiusta, si mettono pezze, si mettono contro tutti coloro i quali vengono travolti dal problema, ma di andare alla radice dello stesso nessuno ne ha voglia o capacità.

Il problema in questione è l’assembramento creato da giovani (e non) che si radunano per strada con un cocktail d’asporto in mano al classico orario dell’aperitivo visto che i locali sono chiusi. Qualcuno la chiama movida, un termine ormai celeberrimo, ma spesso utilizzato anche in modo sbagliato. Il concetto è tornato alla ribalta subito dopo l’ufficializzazione del Dpcm, firmato dal Premier Mario Draghi per il periodo 6 marzo-6 april che liberalizza l'asporto anche dopo le 18 (tranne che per i bar).

«Se l’intento del nuovo Dpcm era quello di mettere un freno alla movida selvaggia e ridurre gli assembramenti incontrollati del fine settimana - ha scritto la Federazione italiana pubblici esercizi in una nota - la strada scelta è la peggiore possibile. Il ministro Speranza continua ad identificare il problema nei pubblici esercizi e nei bar, senza rendersi conto che i problemi si creano dove c’è libero accesso all’alcol da asporto. Per questo noi avevamo chiesto di impedire la vendita dopo le 18 in tutti gli esercizi commerciali, almeno nelle zone della movida. Il Ministro ha invece scelto la strada opposta, privilegiando i minimarket e punendo soltanto i bar. Un’assurdità. Cambiano i governi, si modificano le maggioranze, ma i pubblici esercizi continuano ad essere penalizzati ben al di là delle loro responsabilità».

Movida e alcol senza controlliIl problema non sono i bar

Più controlli contro la movida

Sì all'asporto dopo le 18 in tutta Italia, ma non per i bar
Come detto, la piccola novità a livello generale, ma grande per il settore dell’Horeca è quella relativa alla possibilità per tutti i locali di tutta Italia, qualunque sia il colore della regione di appartenenza, di effettuare servizio d’asporto anche dopo le 18, orario che oggi e fino a venerdì è quello spartiacque per questa modalità. Detta così sembrerebbe anche una buona cosa, positiva per gli incassi di ristoratori e baristi, ma nelle pieghe di questa norma ci sono questioni contraddittorie, poco chiare, non del tutto comprensibili.

Ad esempio, il servizio di asporto è concesso a tutti, ma non ai bar. Sì alle enoteche che vendono alcolici, a patto che questi non si consumino in loco. Niente da fare invece per la mescita (i wine-bar) che sono stati associati ai più classici bar.

Per quanto riguarda enoteche e wine-bar c’è un’altra piega che merita attenzione: le due attività infatti, seppur comunemente accorpate, sono invece state distinte tenendo in considerazione i codici Ateco che, per una volta, hanno agito verso il buonsenso. Non una novità da poco se si considera che negli altri Dpcm non era stata presa in considerazione la distinzione per una «svista» come l’ha definita il Governo Conte.

Ma qual è il vero problema?
Da queste precisazioni nasce la domanda: siamo sicuri che il Governo abbia centrato il problema? La risposta, viene da dire, è: no, non l’ha centrato. Perché se il problema è l’assembramento dei giovani per le vie e le piazze delle città, togliere la possibilità di acquistare cibo o bevande da qualche parte sì e da qualche parte no, non sembra proprio essere un metodo efficace.

Se seguiamo la linea del Governo, si finirebbe ancora per rischiare gli assembramenti tanto temuti: se un gruppo di amici ha voglia di trovarsi per strada a bersi un drink, lo acquista a mezzogiorno e alle 19 lo consuma in compagnia. E allora, a che servono gli orari?

Spostando il problema sul tipo di attività: come si può pensare che impedendo l’asporto ai bar si risolva la questione? Sempre quel gruppo di amici, non può andare al supermercato a comprarsi l’alcolico preferito e due patatine e ritrovarsi comune sempre in quella via o in quella piazza per il loro aperitivo? Qualcuno potrebbe dire che allora bisognerebbe impedire la vendita di alcolici a tutti, che siano bar, ristoranti o supermercati o enoteche, per la serie: o tutti o nessuno. Ma in questo caso si apre un buco nella norma: perché impedire a tutti la vendita di alcolici? Ci sono anche quelli, e sono in molti, che vanno al supermercato o in enoteca comprarsi una buona bottiglia di vino per una cena romantica con la moglie, a casa. Da ricordare che la Lombardia ci aveva provato, con Attilio Fontana che aveva emanato un'ordinanza così, ma subito l'aveva ritirata recependo l'ira del mondo del vino.

Impedire il consumo di cibo e bevande, con controlli seri
E allora, ecco che sfrondando la questione di tutti gli aspetti, si arriva al famigerato nocciolo che è: se davvero la preoccupazione è l’assembramento per le strade, perché non impedire il consumo sul suolo pubblico di cibo e bevande con controlli seri delle forze dell’ordine e relative sanzioni (salate) per chi sgarra? I sindaci dovrebbero avere il coraggio di firmare ordinanze di questo tipo, di qualunque colore sia il proprio Comune. Anche perché pare che le nuove varianti colpiscano proprio i giovani per cui subentrerebbe un serio problema sanitario, da tutelare. E invece, gli stessi sindaci, hanno subito attaccato: «Con una mano si chiudono le scuole e con l'altra si elimina il divieto di asporto per tutti dopo le 18 - ha detto il presidente dell'Anci Antonio Decaro, sindaco di Bari - favorendo così di fatto gli assembramenti nei luoghi della movida e nei pressi di bar e locali frequentati per lo più dai ragazzi. Se si consente l'asporto di bevande e drink si favoriscono gli assembramenti. Lo abbiamo detto e ripetuto al precedente governo così come all'attuale. Anche oggi. Le uniche misure di restrizione sembrano riguardare le lezioni in presenza. Così non va».

«Gli stessi ragazzi che il Governo dice di voler preservare dai luoghi del contagio, consentendo la sospensione delle lezioni in presenza, vengono autorizzati ad affollare i luoghi della movida. Sinceramente così a non capire il senso delle norme non sono soltanto genitori, ragazzi e cittadini in genere, ma anche noi sindaci che rischiamo di diventare solo il bersaglio delle richieste di fare controlli senza averne neanche la competenza. Ci aspettiamo quantomeno una spiegazione visto che nessun componente dell'esecutivo presente nella cabina di regia ha sollevato l'argomento né ha parlato di questa norma di liberalizzazione dell'asporto che si stava pensando di introdurre», conclude il presidente dell'Anci.

Fipe critica sulla decisione
La decisione del Dpcm è stata contestata anche dalla Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe): «Invece che andare avanti, torniamo indietro - ha detto amaro il presidente, Lino Stoppani - perché avevamo nutrito speranze sulla possibilità di aprire i ristoranti in zona gialla a cena e invece si è pensato ad una norma che va nella direzione opposta. La gente ha voglia di libertà (giustamente) e sfrutta tutti i momenti possibili, soprattutto negli ultimi giorni prima della retrocessione ad una zona di colore più severo; detto questo le regole sugli orari del Governo non fanno altro che spostare in strada gli assembramenti, che così diventano incontrollabili. Basterebbe ampliare la fascia oraria di apertura dei pubblici esercizi per consentire a tutti di vivere gli stessi nel pieno rispetto delle regole. I ristoranti insomma devono essere una soluzione, non un problema».

Lino Stoppani (Nomina di spicco per Lino Stoppani È vice presidente di Confcommercio)
Lino Stoppani

Cinzia Ferro: Mai controllata nel mio locale

Una battaglia quella della Fipe che va avanti ormai da un anno, ma che non trova aperture concrete al di là di belle parole. Dal canto loro i bar si sentono un’altra volta inutilmente penalizzati: «Non c’è logica nemmeno in questa decisione - spiega Cinzia Ferro, dell’Estremadura Cafè di Verbania - il problema non possono essere i bar, quando gli alcolici li si possono acquistare comodamente al supermercato. È un’altra bastonata data a noi con la scusa dell’arginare la movida. La verità è che la movida è incontrollata, nessuno monitora la situazione ed è una vergogna. Io da un anno a questa parte non ho mai ricevuto un controllo nel mio locale, ma lo vorrei per far vedere che rispetto i protocolli e perché così chi di dovere potrebbe andare in altri locali dove, al contrario, tutte le norme non sono rispettate. I controlli devono diventare seri e diffusi e i gestori irregolari devono essere puniti non con 400 euro di multa e il locale chiuso 5 giorni, ma con 4mila euro di multa, un mese di chiusura e la revoca della licenza in caso di reiterazione».

Cinzia Ferro e Flavio Esposito - Il problema non sono i bar! Si vieti il consumo di alcol in piazza
Cinzia Ferro e Flavio Esposito

Flavio Esposito: Al ministero qualcuno che ne capisca di accoglienza
Flavio Esposito, del Boutique 12 di Milano, solleva poi una grande questione che meriterebbe di avere la priorità su tutti gli altri lavori portati avanti dalle associazioni e dagli addetti ai lavori dell’Horeca di questi tempi, ovvero eliminare la differenza tra bar, pasticcerie, ristoranti, pizzerie, enoteche e stabilire un’unica organizzazione che normi e tuteli chi ha una licenza di pubblico esercizio, quale esso sia. Del resto negli ultimi tempi la tendenza, positiva, è quella di fare di tutto un po’ nel proprio locale. «Non si può più accettare il fatto che alcuni commercianti possano lavorare e altri no - dice Esposito - non si può pensare che i bar sulla strada non possono lavorare e quelli nei centri commerciali o in altre strutture sì. Anche perché lì ci sono irregolarità, come rilevato dai controlli dei Nas nei bar degli ospedali nei giorni scorsi. Io credo ci sia un problema di mancanza di competenze, l’accoglienza ha bisogno di un Ministro che abbia fatto gavetta in questo settore».

Andrea Terraneo - Il problema non sono i bar! Si vieti il consumo di alcol in piazza
Andrea Terraneo

Terraneo (Enoteche italiane): Svolta per la nostra categoria
Sulla questione enoteche è intervenuto invece Andrea Terraneo, presidente di Vinarius - Associazione italiana enoteche: «Ci speravamo in questa novità decretata dal Dpcm - ha detto - perché abbiamo lavorato senza polemiche, sottotraccia e senza mai alzare i toni. Positivo anche il fatto che ci abbiano avvisato in tempo per poterci organizzare. La differenziazione tra vendita al dettaglio e mescita è fondamentale per la nostra categoria perché ci consente di lavorare serenamente. Ora proveremo a lavorare anche sulla mescita cercando di capire quanto margine ci sia per ottenere delle aperture. Lo faremo nel nostro stile, anche se mi auspico che lungo tutta la filiera del vino, dal produttore di uva al gestore del locale, ci sia più unità d’intenti».

«Dar modo alle enoteche di riprendere la regolare attività - fanno notare Confagricoltura, Cia-Agricoltori Italiani, Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Copagri, Unione Italiana Vini, Federvini, Federdoc e Assoenologila - rimette in moto una macchina produttiva che impegna nelle aziende vitivinicole italiane circa 210mila addetti, fra i quali 50mila giovani. La scelta di responsabilità del governo arriva a ridare impulso a un mercato già fortemente penalizzato per le limitazione sull’Horeca».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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