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Il cibo diventa sempre più prezioso e gli hacker attaccano i produttori

La corsa all'accaparramento delle materie prime alimentari e le speculazioni sui prezzi hanno esposto le aziende produttrici agli interessi dei cybercriminali. Il caso della brasialiana Jbs (proprietaria di Rigamonti)

 
11 giugno 2021 | 10:38

Il cibo diventa sempre più prezioso e gli hacker attaccano i produttori

La corsa all'accaparramento delle materie prime alimentari e le speculazioni sui prezzi hanno esposto le aziende produttrici agli interessi dei cybercriminali. Il caso della brasialiana Jbs (proprietaria di Rigamonti)

11 giugno 2021 | 10:38
 

ll record dei prezzi dei prodotti alimentari scatena gli interessi degli hacker che dalle elezioni si spostano al cibo. Un "settore" in cui, a causa della pandemia da Covid, si è aperto uno scenario di riduzione degli scambi commerciali, accaparramenti, speculazioni e incertezza che spinge la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali per garantire le forniture alla popolazione. A far scattare l'allarme è stato il riscatto chiesto a seguito di un cyberattacco alla filiale Usa della Jbs, multinazionale brasiliana specializzata nella lavorazione della carne che in Italia controlla Rigamonti.

La multinazinale della carne Jbs ha dovuto pagare un riscatto di 9 milioni di euro a un gruppo di hacker russi Il cibo diventa sempre più prezioso e gli hacker attaccano i produttori

La multinazinale della carne Jbs ha dovuto pagare un riscatto di 9 milioni di euro a un gruppo di hacker russi


La brasiliana Jbs costretta a pagare 9 milioni di euro per "liberare" i macelli

Responsabili dell'attaco cibernetico, un gruppo di hacker russi che ha chiesto il pagamento di un riscatto di circa 9 milioni di euro per "liberare" i macelli negli stabilimenti degli Stati Uniti e dell'Australia che sono andati in blocco per un giorno intero. Episodio che, secondo Coldiretti, denota come il settore alimentare sia sempre più strategico nelle economie dei Paesi tanto da attirare le mire di profittatori senza scrupoli.

Cibo sempre più strategico a causa della pandemia

Il cibo è diventato una risorsa strategica con i prezzi dei prodotti alimentari che hanno raggiunto a livello mondiale il massimo da quasi dieci anni trainati dalle quotazioni in forte aumento per oli vegetali, zucchero e cereali, secondo l’analisi Coldiretti su dati dell’Indice Fao relativi a maggio 2021. A tirare la volata sono i prezzi internazionali dei cereali cresciti del 36,6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, ma va anche segnalato il balzo del 10% nelle quotazioni della carne.

Il progetto europeo per l'autosufficienza alimentare

Aumenti che hanno spinto anche l'Unione Europea a correre ai ripari lanciando una consultazione pubblica per raccoglier eil controbuto degli operatori, delle autorità e dei cittadini per realizzare un piano finalizzato a conquistare l'autosufficienza alimentare. L’emergenza Covid, d'altronde, sta innescando un nuovo cortocircuito sul fronte delle materie prime anche nel settore agricolo nazionale che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese come l’Italia che è fortemente deficitaria ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri.

Ettore Prandini (Coldiretti): «Necessario ridurre la dipendenza alimentare dall'estero»

«L’aumento delle quotazioni conferma che l’allarme globale provocato dal Coronavirus ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza ma anche le fragilità presenti in Italia sulle quali occorre intervenire per difendere la sovranità alimentare, ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali e creare nuovi posti di lavoro», ha commentato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, che invita a non trascurare nel Recovery plan le opportunità che vengono dalla filiera agroalimentare.



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