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Ristorazione collettiva, le associazioni scendono in piazza: «Il settore sta morendo»

La decisione, annunciata da Angem e FIPE-Confcommercio, seguita poi da ANIR Confindustria, arriva dopo diversi mesi di interlocuzione con le istituzioni durante i quali il settore ha chiesto interventi e misure urgenti

 
03 marzo 2023 | 17:07

Ristorazione collettiva, le associazioni scendono in piazza: «Il settore sta morendo»

La decisione, annunciata da Angem e FIPE-Confcommercio, seguita poi da ANIR Confindustria, arriva dopo diversi mesi di interlocuzione con le istituzioni durante i quali il settore ha chiesto interventi e misure urgenti

03 marzo 2023 | 17:07
 

Le associazioni della ristorazione collettiva sono pronte a scendere in piazza per accendere i riflettori su un settore che svolge un servizio essenziale per scuole, ospedali, Rsa e centri di assistenza. La decisione, annunciata da Angem, l'associazione nazionale della Ristorazione Collettiva, FIPE-Confcommercio, la Federazione italiana Pubblici Esercizi, seguite poi da ANIR Confindustria, arriva dopo diversi mesi di interlocuzione con le istituzioni durante i quali il settore ha chiesto interventi e misure urgenti. Tra questi, determinare con chiarezza la clausola di revisione dei prezzi, prevedere l’adeguamento contrattuale per i vecchi e i nuovi contratti in maniera automatica e privilegiare le gare a costo fisso.

«Dopo mesi di confronto con le istituzioni, purtroppo siamo costretti a riconoscere che siamo giunti a un nulla di fatto», ha dichiarato Carlo Scarsciotti, presidente di Angem. «Il nostro è un settore che, a causa di questa situazione, muore giorno dopo giorno. Si tratta di una condizione che non ci permette di programmare il nostro futuro e per la quale oggi siamo costretti a interrompere i dialoghi per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di riferimento. Insieme alle altre associazioni - ha annunciato Scarsciotti - siamo pronti a scendere in campo con manifestazioni e altre forme di comunicazione per accendere un faro su un comparto così indispensabile per le categorie più fragili e non solo».

Le associazioni della ristorazione collettiva sono pronte a scendere in piazza

Lievita del 55% il costo di preparazione di un pasto 

Nonostante le difficoltà economiche e organizzative dell’ultimo anno, che hanno fatto lievitare del 55% il costo di preparazione di un pasto a fronte di un prezzo invariato, il comparto ha comunque garantito la continuità del servizio, non comportando disagio alcuno per gli utenti. Si tratta, infatti, di un settore resiliente che assicura allo stesso tempo un servizio essenziale e volto alla comunità con un impatto positivo non solo sulla salute delle persone, ma anche sul futuro che vogliamo, sul pianeta e sulle casse dello Stato. Perché una corretta alimentazione, tra le altre cose, previene numerose malattie croniche.

Ora, però, oltre 5 milioni di italiani, tra cui bambini, anziani e degenti, rischiano di non poter più ricevere un pasto caldo. Il mancato ascolto da parte dell’esecutivo ha inasprito la situazione e messo numerose imprese in ginocchio. Da qui l’appello delle associazioni alle aziende e alle parti sociali pronte a organizzare  una mobilitazione nazionale del settore davanti alle principali sedi istituzionali per esprimere il dissenso verso una politica che, fino ad ora, non ha preso in considerazione un settore così rilevante. Grazie al lavoro di circa 1.500 aziende, 92mila persone, di cui l’80% rappresentato da donne, serve ogni anno circa 760 milioni di pasti all’interno di scuole, ospedali, Rsa e centri di assistenza.

 

Mattioli: «Siamo molto preoccupati anche delle ricadute sociali»

Una richiesta d'aiuto che secondo il presidente di ANIR Confindustria, Lorenzo Mattioli «è legittima». «Il mancato riconoscimento alle aziende di quanto hanno speso per l’aumento improvviso ed esponenziale dei prezzi di acquisto delle materie prime», infatti, è «iniquo - ha detto Mattioli. Impedire di poter adeguare i contratti in essere e futuri attraverso la normale revisione dei prezzi, significa distruggere un settore che svolge un servizio di pubblica utilità garantendo quasi un miliardo di pasti l’anno, erogati ogni giorno senza interruzione di sosta a scuole, ospedali, caserme e uffici. È inconcepibile che il Governo e la pubblica amministrazione oggi continuino a girarsi dall’altra parte, non riconoscendo e di fatto addirittura impedendo a queste aziende di adeguare i propri servizi allo sfrenato aumento dei prezzi che subiscono. Continuiamo a ricevere rassicurazioni, nelle tante interlocuzioni istituzionali che ormai da mesi abbiamo avviato per far comprendere la forte criticità, ma non abbiamo visto attuarsi nessuna misura o azione concreta, anzi la scrittura del nuovo codice degli appalti sulla revisione prezzi per il nostro settore peggiora lo stato già precario della situazione».

Il presidente di ANIR Confindustria, Lorenzo Mattioli

La richiesta delle associazioni è semplice ossia «un immediato riconoscimento dell’aumento dei prezzi nei contratti in corso e in quelli a venire, attraverso l’adeguamento agli indici Istat, come avverrebbe in un Paese normale, per questo ci rivolgiamo al Governo attuale affinché intervenga per scongiurare quello che temiamo: la riduzione dei pasti in scuole e ospedali. Il nostro è un appello aperto alla partecipazione di questa straordinaria mobilitazione, alle altre associazioni datoriali e ai sindacati, come alle imprese e a tutti gli operatori, è a rischio un settore intero, 150mila lavoratori (di cui la stragrande maggioranza donne) coinvolti. Siamo molto preoccupati anche delle ricadute sociali, motivo per cui avvieremo un dialogo immediato anche con le forze sindacali, non escludendo che a partire dal giorno della mobilitazione in poi si proceda anche attraverso l’erogazione di un servizio minimo, previsto dalla legge, come un pasto ridotto» ha poi concluso il presidente Mattioli.

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