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La delusione e la rabbia dei ristoratori: «È un attentato alla Libertà»

Lettera aperta di un gestore che denuncia una dittatura delle restrizioni che distruggerà le ultime possibilità di recupero di decine di migliaia di bar e ristoranti ormai sul lastrico. Il 21 aprile data nera per i pubblici esercizi. Così non si può garantire un servizio e si divide la categoria in modo discriminatorio. Chi verrà in Italia in queste condizioni?

 
22 aprile 2021 | 11:17

La delusione e la rabbia dei ristoratori: «È un attentato alla Libertà»

Lettera aperta di un gestore che denuncia una dittatura delle restrizioni che distruggerà le ultime possibilità di recupero di decine di migliaia di bar e ristoranti ormai sul lastrico. Il 21 aprile data nera per i pubblici esercizi. Così non si può garantire un servizio e si divide la categoria in modo discriminatorio. Chi verrà in Italia in queste condizioni?

22 aprile 2021 | 11:17
 

Delusione, sfiducia e, soprattutto rabbia. È ormai questo il sentimento prevalente nel mondo dei pubblici esercizi che, dopo le decisioni del Governo di aprire bar e ristoranti al chiuso solo dal 1° giugno e solo a pranzo, rischia di fare esplodere proteste popolari ben più serie del blocco dell’autostrada e dello sciopero dello spritz. Pubblichiamo la lettera aperta inviataci da un ristoratore che vuole denunciare il disagio di una categoria che ormai non ce la fa più e non capisce il senso di queste decisioni contraddittorie. Si può giocare a calcetto o andare al cinema, ma al ristrorante no! Manteniamo riservato il nome di un professionista noto, che non vuole essere strumentalizzato da nessun gruppo politico o sindacale.

La delusione e la rabbia dei ristoratori: [«È un attentato alla nostra libertà»]



Il 21 aprile 2021 è una data che entrerà nella storia. È infatti il giorno in cui l’Italia è definitivamente morta, in cui il Covid-19 ha vinto e in cui milioni di italiani sono entrati ufficialmente in dittatura. Il decreto sulle “riaperture” è la più grande presa in giro a cui abbiamo assistito da anni a questa parte. Un decreto che più che di parlare di riaperture ha parlato di RESTRIZIONI. Un decreto che ha creato discriminazioni all’interno delle categorie lavorative e che ha dato il colpo di grazia al settore portante del PIL italiano: il turismo.

La giornata di ieri e quelle precedenti hanno mostrato i limiti di un paese ridotto alla frutta, dove anche i “draghi” muoiono. Prima il CTS che si dissocia dal decreto affermando di non essere stato interpellato, poi Salvini che si dissocia dalla maggioranza sul decreto creando la prima, insanabile, spaccatura all’interno di un governo appiccicato con lo sputo da un nome “Mario Draghi” che fino a questo momento risponde alla voce “non pervenuto”. Con la Lega astenuta a fare questo decreto pare sia stato il ministro Speranza, che con molta tranquillità, manda così in fallimento definitivo migliaia di aziende, pubblici esercizi e privati. Basta poco eh?

Si l’Italia è morta. Chi verrà nel nostro paese questa estate? Un paese diviso a zone in cui la località vacanziera potrebbe diventare rosso rafforzato nel giro di pochi giorni. Chi vorrà venire in un paese in cui alle 22 il 20 Luglio devi rincasare? Chi vorrà venire in un paese dove, il 25 giugno, la sera non potrai andare all’interno di un ristorante al fresco dell’aria condizionata? Si l’Italia è morta. Persino le forza dell’ordine sono INORRIDITE dal dover impiegare le loro ore di lavoro a CONTROLLARE i propri concittadini, a controllare che stiano nelle loro Gabbie a stampare i loro i PASS e le loro AUTOCERTIFICAZIONI. Viviamo in un paese dove la destra si comporta da sinistra e la sinistra da destra; la sinistra nei palazzi e la destra in piazza. L’Italia è morta, la libertà è morta.

La giornata di ieri rimarrà nella storia per il decreto meno costituzionale che la storia abbia mai visto. Dulcis in Fundo gli USA danno un annuncio ai propri cittadini: “Non andate in Italia, è pericoloso causa COVID”, come se negli USA non ci fosse Covid, non ci fosse pericolo. Già un paese dove ti sparano solo perché sei nero, quello no, non è pericoloso.

L’Italia è morta, la libertà è morta.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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