Un favore agli agriturismi, una beffa per alberghi e ristoranti. La legge regionale del Veneto che prevede il raddoppio della capacità ricettiva dei primi ha spaccato il fronte turistico della regione con i secondi che ora chiedono spiegazioni.
La legge in discussione prevede il raddoppio delle camere (fino a un massimo di 60) per agriturismo
La legge in discussioneIl provvedimento, attualmente in fase di esame al Consiglio regionale, consentirebbe agli agriturismi di
raddoppiare le camere a disposizioni dei propri ospiti (fino a un massimo di 60 stanze) e di abbassare la soglia di
prodotti agricoli per potersi definire agriturismo (dal 65 al 50%). Inoltre, consentendo a queste attività di svolgere attività di
somministrazione, compreso asporto e delivery, la legge in discussione creerebbe una sostanziale
sovrapposizione di queste attività al servizio offerto da un tradizionale pubblico esercizio. Insomma, una spinta alla liberalizzazione e alla concorrenza che, in un periodo difficile per ristoranti e alberghi, suona come una provocazione.
Le proteste degli albergatori«Una proposta simile in pieno covid equivale a scatenare una
guerra tra poveri, infierendo su chi, economicamente, sta subendo i
danni maggiori», ha commentato deciso
Marco Micheli, presidente di
Confturismo Veneto. Al centro della questione, l’invasione di campo che si determinerebbe con l’estensione agli agriturismi di quelli che sono le caratteristiche dell’hotel vero e proprio. «Se gli agricoltori vogliono fare un albergo o un ristorante, nulla in contrario - aggiunge Michielli - Ma che facciano un albergo o un ristorante! Almeno ce la vedremmo finalmente sullo stesso
mercato, con le stesse
regole. Di fatto con l’introduzione di queste modifiche, le attività agricole scivolano sempre più fuori dal proprio seminato, invadendo non solo il settore alberghiero, ma anche quello della ristorazione».