In principio fu la “bolla” della bollicina, un esubero di produzione del Prosecco che era sotto gli occhi di tutti nonostante qualcuno lo negasse, e la crisi dovuta al coronavirus ha fatto riesplodere la questione: con discoteche, bar, pub prima chiusi e poi meno frequentati, anche il consumo del vino più prodotto al mondo è crollato, facendo tornare d'attualità questo “eccesso di offerta”. Ma ora il problema più urgente di un sistema che rischia di implodere sembra essere un altro: quello dei prezzi stracciati a cui vengono proposte le bottiglie. Un vizietto che svilisce la denominazione e le eccellenze dei vini che la rappresentano.
Il Prosecco a prezzi bassi in offerta è un problema per tutta la filiera
NON UN CASO ISOLATO: LA CATTIVA TENDENZA CONTAGIA IL MERCATO
L’utimo a lanciare l’allarme è stato Sandro Bottega, titolare dell’omonima azienda vinicola, cantina e distilleria che produce Prosecco dal 1977. La pietra dello scandalo è stata l’iniziativa della grande distribuzione di proporre alla propria clientela, in offerta promozionale, una bottiglia di Prosecco Doc al prezzo di 1,99 euro e una bottiglia di Prosecco superiore Docg a 2,99 euro. E non sembra nemmeno essere una caso isolato, ma una cattiva tendenza in atto nel mercato italiano e in altri Paesi europei.
PER AVERE GUADAGNI IMMEDIATI SI DISPREZZA IL LAVORO DEL PASSATO
La suicida
corsa al ribasso del prezzo è considerata dagli operatori del settore una guerra a perdere, che sul medio periodo penalizza tutta la
filiera del Prosecco. Anche perché per conseguire
guadagni immediati, dati da grandi volumi e piccoli margini, si rischia di disprezzare il lavoro dei nonni e dei padri dei produttori di oggi, coloro cioè che hanno creato il fenomeno Prosecco, e si mette a rischio il futuro delle prossime generazioni. In questo modo si buttano alle ortiche gli sforzi fatti per ottenere il
riconoscimento Unesco e per promuovere un territorio e un vino che tutto il mondo invidia all’Italia.
Sandro Bottega, titolare dell'omonima azienda vinicola
E PENSARE CHE LA LAVORAZIONE AGRICOLA È PIÙ LUNGA DELLO CHAMPAGNE
Ad aggravare le conseguente di questa strategia c’è il paradosso, ricordato da Bottega, che il Prosecco superiore Docg e in misura minore anche il Prosecco Doc hanno un costo di coltivazione e quindi di produzione molto più elevato dello Champagne. Le pendenze dei vigneti dell’area del Prosecco superiore Docg (specie le rive), richiedono infatti per la coltivazione manuale di un ettaro circa 500 ore di lavoro l’anno, contro poco più della metà dei colleghi francesi, che possono anche utilizzare apposite macchine agricole. Un paragone che per la verità vale forse solo per l'attività agricola, ma che non regge certo sui costi del lavoro in cantina, dove la differenza tra il metodo Charmat (Prosecco) e il metodo classico (Champagne) sono decisamente più alti per quest'ultimo.
I FRANCESI HANNO PURE VANTAGGI SU IMBOTTIGLIAMENTO E CORREZIONI DI QUALITÀ
Riguardo alla produzione, il Prosecco superiore Docg è gravato dagli elevati costi degli impianti di spumantizzazione, mentre per lo Champagne l’imbottigliamento direttamente in bottiglia permette di operare facilmente senza grandi investimenti in mezzi di produzione. E non è solo una questione di costi, ma anche di rischi: un produttore di Prosecco, nel caso di un’annata mediocre, non può fare nulla. Invece il produttore di Champagne, grazie all’escamotage del “liqueur d’expedition”, può correggere la qualità a suo piacimento.
BOTTEGA: «RAGIONARE SUL MEDIO-LUNGO PERIODO»
Insomma Sandro Bottega invita tutti a una riflessione: «Non bisogna avere fretta e puntare alle vendite di domani o di dopodomani, ma ragionare sul medio-lungo periodo per costruire mattone dopo mattone un’immagine duratura nel tempo. Invito i ristoranti e i bar che promuovono la qualità a prendere le distanze da chi cerca la scorciatoia del prezzo basso e della qualità approssimativa». La grande distribuzione capirà il messaggio?