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Cambiamenti climatici e vino, la soluzione del Friuli Venezia Giulia

I portainnesti non sono nati specificatamente per contrastare la siccità ma negli anni è stato scoperto questo loro valido aiuto. Soluzione che stanno attuando anche in Francia e più precisamente in Borgogna

di Liliana Savioli
 
26 maggio 2023 | 11:13

Cambiamenti climatici e vino, la soluzione del Friuli Venezia Giulia

I portainnesti non sono nati specificatamente per contrastare la siccità ma negli anni è stato scoperto questo loro valido aiuto. Soluzione che stanno attuando anche in Francia e più precisamente in Borgogna

di Liliana Savioli
26 maggio 2023 | 11:13
 

Oramai è evidente che il cambiamento climatico esiste e avanza velocissimamente. Non solo l’aumento della temperatura ma anche la mancanza di acqua sono, e diverranno sempre di più, i due grandi problemi da risolvere. In viticoltura cosa si sta facendo per contrastare tutto ciò? Se ne parlava durante una commissione di degustazione con una serie di enologi del Friuli-Venezia Giulia.

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A livello pubblico (comuni/regione/stato) cosa si sta studiando? Che supporto hanno i viticoltori? Molti rilevamenti con raccolta di dati utili per capire cosa sta succedendo vengono fatti da dei consorzi, a loro spese, che poi mettono a disposizione di chiunque. Alcuni comuni hanno creato delle pozze di riserve di acque meteoriche. E poi? Studi e ricerche personali di aziende che spostano i vigneti verso nord o nord est, che piantano vigne sempre più in alto, che creano reti di micro-irrigazione. Ma il lavoro più grosso è stato fatto, e lo studio continua, dalla Cooperativa Vivaisti di Rauscedo che già nel 2014 ha iscritto nel Registro Nazionale 4 portainnesti (M1, M2, M3, M4) frutto del percorso di selezione portato avanti dal Dipartimento di Scienze Agrarie ed Ambientali (DISAA) dell’Università degli Studi di Milano, supportato da Winegraft Srl, e già a disposizione di tutti i viticoltori grazie ai Vivai cooperativi Rauscedo (Vcr) che li moltiplica e commercializza in esclusiva mondiale.

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«Negli anni ’30 a Rauscedo avevamo a disposizione 7 portinnesti. Fino a pochi anni fa ne utilizzavamo 24 su 37 iscritti a registro, ma il 96% della superficie di piante madri riguardava solo 6 tipologie (1103P, Kober5bb, SO4, 110R, 420A, 140Ru)». «Oggi per fortuna, grazie alla lungimiranza dell’Università di Milano e alla concretezza di Winegraft, possiamo contare sulle opportunità offerte dai materiali della serie M». Lo ricorda Eugenio Sartori, direttore di Vcr, nel corso del webinar “Portinnesti M, una scelta radicale” organizzato da Vivai Cooperativi Rauscedo assieme a Università di Milano, WineGraft e la rivista Vvq.

E l’annata 2022 è stato un banco di prova non indifferente per chi ha già utilizzato questi portainnesti. Ci dice Rodolfo Rizzi, enologo ex presidente Assoenologi del Friuli-Venezia Giulia «Il portinnesto è la nostra ancora di salvezza. Quando siamo costretti ad estirpare è perché abbiamo sbagliato a scegliere il portinnesto sia in relazione al terreno che alle malattie che alla produttività». In relazione ai portainnesti M ci racconta che non sono nati specificatamente per contrastare la siccità ma negli anni è stato scoperto questo loro valido aiuto. E conclude con una frase da segnare negli annali: «Nella viticoltura è più importante quello che c’è sotto di quello che c’è sopra».

Bindi

Portainnesti: la situazione in Francia

Anche la Francia, e in special modo la Borgogna la pensa come noi infatti abbiamo ricevuto notizie che La Borgogna sta investendo nella sperimentazione di nuovi portainnesti. Attraverso il programma GreffBourgogne che prevede la messa a dimora e il monitoraggio di piattaforme sperimentali dedicate al portainnesto. Anche loro si sono resi conto che con il cambiamento climatico che sta rivoluzionando il mondo così come lo conosciamo, il futuro dei vini della Borgogna dipende dai suoi portainnesti, la cui diversità deve ancora essere completamente esplorata. Di conseguenza, il Bourgogne Wine Board (Bivb) sta ora conducendo un progetto su larga scala per esplorare questo campo, insieme a una serie di partner regionali. Il programma ha tre assi chiave, il più visibile dei quali è la creazione di piattaforme di osservazione in tutta la regione. Un primo appezzamento è stato piantato a Beaune, sulla Côte d'Or, nella primavera del 2022, comprendente viti di Pinot Noir e Chardonnay. Altri due appezzamenti di Aligoté e Pinot Noir seguirono nell'autunno di quell'anno, ad Aluze e Rully. Un terzo appezzamento di Chardonnay sarà piantato a Lugny nella primavera del 2023, con un altro appezzamento di Chardonnay previsto per la parte settentrionale della Borgogna nel 2024.

«Ci aspettiamo nuovi risultati ogni anno, perché ogni campagna sarà una fonte di apprendimento - spiega Héloïse Mahé, Project Manager presso il Bivb. Questo programma durerà almeno 10 anni, ma i risultati saranno pubblicati ogni anno per aiutare i viticoltori a scegliere i loro portainnesti. Aspetteremo fino alla fine della campagna 2023 - il secondo anno di osservazione - per pubblicare i nostri primi risultati». Noi siamo invece già a buon punto.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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