Vitigno autoctono calabrese dalle origini antiche, la Prunesta generalmente viene vinificata con altre uve locali. È autorizzata nelle Igt Calabria, Costa Viola e Valdamato. Alcuni studiosi ritengono potrebbe essere l’uva Capinia citata da Plinio il Vecchio. L’etimologia del nome sembra farlo derivare dal latino bruma e si rifà all’abbondanza di pruina che riveste la buccia, quasi come una nebbia sottile.
Prunesta (foto: Registro Nazionale delle Varietà di Vite) Dal punto di vista ampelografico, presenta una foglia media, orbicolare, trilobata. Il grappolo è medio, piramidale o conico, talvolta alato, mediamente compatto o spargolo. L’acino è grande, ellissoidale con buccia pruinosa, di colore blu-viola. Il vitigno Prunesta è registrato ufficialmente nel Catalogo nazionale delle varietà di vite dal 1970. La sua superficie coltivata a livello nazionale ammonta a
34 ettari.
Tradizionalmente il vitigno è chiamato “
uva del soldato” o anche “
Ruggia”. È presente soprattutto sul versante tirrenico della Calabria. Se ne ricava un vino dal colore rosso rubino più o meno intenso, di buon corpo, profumo di prugna, mediamente tannico e alcolico.
Interessante il rosso
Armacia, uno dei vini estremi certificati dal Cervim, della
Casa vinicola Criserà di Reggio Calabria, dove l’
armacia è il tipico muro a secco in pietra che costituisce i terrazzamenti a strapiombo sul mare della Costa Viola lungo il litorale tirrenico, dove da secoli viene praticata la “viticoltura eroica” in forte pendenza, che contribuisce a salvaguardare il territorio.