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Bernabò Bocca sul turismo italiano: «Dobbiamo imparare a fare sistema»

L'Italia avrebbe le carte in regola per vincere la sfida del turismo, ma manca di un'unità promotrice nazionale. Federalberghi lamenta anche alti flussi di visitatori favoriti dalla paura del terrorismo in altri Paesi

 
03 agosto 2016 | 10:46

Bernabò Bocca sul turismo italiano: «Dobbiamo imparare a fare sistema»

L'Italia avrebbe le carte in regola per vincere la sfida del turismo, ma manca di un'unità promotrice nazionale. Federalberghi lamenta anche alti flussi di visitatori favoriti dalla paura del terrorismo in altri Paesi

03 agosto 2016 | 10:46
 

Un turismo felice per numeri, ma che potrebbe andare molto meglio. Questo il concetto espresso da Bernabò Bocca (nella foto), presidente di Federalberghi. «Siamo o no il Paese più bello del mondo? Dovremmo o no con tutto il ben di Dio che abbiamo tra città d'arte, spiagge e natura essere ogni anno al primo posto per numeri di turisti? Purtroppo no». Bocca lamenta le potenzialità non sufficientemente sfruttate di un settore turistico che rappresenta una voce importantissima del Pil nazionale.



Se poi gli si vuol ricordare che i numeri parlano di un 2015 ottimo e di un 2016 finora buono, egli ribatte: «Vorrei vincere esclusivamente per i nostri meriti. E non per le disgrazie di Paesi come Tunisia, Egitto, Turchia e adesso Francia». Il quadro disegnato dei sette mesi passati non esclude infatti la situazione turbolenta a livello internazionale: «Siamo partiti forte nei primi tre mesi. Poi c'è stata una brusca frenata a maggio e a giugno. L'attentato terroristico di marzo a Bruxelles ha bloccato gli americani. Questo è solitamente il periodo in cui arrivano in massa da noi».

Con luglio, la ripresa: ma la causa non è da cercare nei nostri sforzi, quanto nelle disgrazie che hanno colpito gli altri Paesi. La crisi in Turchia e i migranti in Grecia sono stati causa di un sovraffollamento di visitatori in Puglia e Sicilia. L'attentato in Francia, da parte sua, ha sicuramentre portato diversi villeggianti lungo le coste liguri, in Versilia e in Sardegna. Gli italiani, per paura, non si muovono dal Belpaese. Dal Medio Oriente poi, aumentano i flussi (Arabia Saudita, Qatar, Emirati). Ci sono i cinesi nelle grandi città d'arte, che diversamente dagli americani risparmiano in hotel e ristoranti, ma compensano con lo shopping. Infine, anche Milano ha visto un aumento di visitatori, spinta secondo Bocca da Expo: «Se anni fa nel weekend solo il 20% delle strutture alberghiere era pieno, adesso la cifra è triplicata».

Bernabò Bocca

Bernabò Bocca

E nonostante queste entrate, un po' date dalla nostra fama nel mondo, un po' dovute ad altri Paesi svantaggiati da un presente burrascoso, esistono ancora Paesi come la Spagna che ci superano. E questo accade perché «non abbiamo un ministero del Turismo, non facciamo sistema, non c'è politica nazionale».

Il problema è ben radicato nel nostro sistema, un sistema nel quale un fine settimana in Liguria costa come una settimana sulla costa spagnola. «Chiariamo. L'Italia spende per promozione più di altri Paesi. Quindi spende male. Trecento milioni, sommando quanto esce da ogni Regione. Il triplo di Spagna e Francia. Non c'è una politica nazionale - lamenta il presidente di Federalberghi - perchè manca il ministero: le Regioni non vogliono delegare i poteri che hanno ricevuto dalla riforma costituzionale del Titolo V. In Cina ad una fiera ho visto lo stand di una nostra Regione di fianco a quello dell'Italia».

La conclusione è una Spagna che vola alto, con una stagione da marzo a ottobre, hotel da 200-300 camere e aeroporti sempre in moto contro gli alberghi italiani che chiudono a settembre, i voli che diminuiscono, uno Stato che non dispone di un tour operator nazionale. E anche a guardare i risultati di Puglia, Sicilia e città d'arte, Bocca non può che affermare: «Non mi lamento. Ma con la squadra che abbiamo dovremmo vincere sempre».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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