Gli Stati Uniti lasciano l'Unesco, Israele si prepara a seguirli. La decisione degli States non è stata presa con leggerezza: tra le motivazioni, le preoccupazioni americane per i crescenti arretrati da versare la necessità di riforme fondamentali dell'organizzazione e la prosecuzione del pregiudizio anti-Israele dell'Unesco stessa.
L'Israele, dall'ufficio del primo Ministro, allo stesso modo, fa sapere dell'intenzione di «preparare l'uscita dall'Unesco in parallelo con gli Usa».
La decisione degli States di ritirarsi dall'Unesco - la voce giunge dal dipartimento di Stato americano - entrerà in vigore il 31 dicembre 2018. Da lì in poi gli Usa vogliono divenire un osservatore permanente della missione per «contribuire alle visioni, prospettive e competenze americane su alcune delle importanti questioni affrontate dall'organizzazione inclusa la tutela del Patrimonio dell'umanità, la difesa della liberà di stampa e la promozione della collaborazione scientifica e dell'educazione».
Nonostante queste parole altisonanti dal Governo americano, Irina Bokova, direttrice generale dell'organizzazione con sede a Parigi, ha dichiarato: «Mi rammarico profondamente per la decisione degli Stati Uniti di ritirarsi dall'Unesco, di cui ho ricevuto notizia ufficiale in una lettera del segretario di Stato americano, Rex Tillerson».
I commenti su questa decisione arrivano anche dalla Germania: «Il governo tedesco ritiene l'uscita degli Usa dall'Unesco deplorevole: così si dà un segnale sbagliato». A dirlo è stato il portavoce di Angela Merkel,
Steffen Seibert, che ha sottolineato «l'importanza del ruolo della cultura in tempi di crisi globale».
Donald Trump
È dal 2011, da quando la Palestina è divenuta membro dell'organizzazione dell'Onu, che gli States hanno smesso di contribuire ai finanziamenti, pur mantenendo un ufficio a Parigi. In questi giorni nella capitale francese si vota per eleggere il nuovo direttore generale: i candidati sono l'ex ministro della Cultura francese Audrey Azoulay e il suo omologo del Quatar Hamad Bid Abdulaziz Al-Kawaru, su cui Israele ha già espresso le sue preoccupazioni.
A parlare di «triste notizia» in riferimento alla decisione a stelle e a strisce è anche il portavoce di Putin, Dmitri Peskov. Di diversa opinione è l'ex ministro degli Esteri Tizpi Livni: il ritiro Usa dall'Unesco «a causa delle relazioni con Israele è una decisione da apprezzare [...] un messaggio al mondo che c'è un prezzo alla politicizzazione, alla storia unilaterale e distorta».