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Viareggio, sindaco a cena in bermuda cacciato dal ristorante del Club nautico

Il regolamento serale impone i pantaloni lunghi, così Giorgio Del Ghingaro ha dovuto lasciare il ristorante con vista sulla darsena. L’opinione pubblica si è divisa, ma c’è chi pensa a una “vendetta politica”

 
10 agosto 2017 | 10:17

Viareggio, sindaco a cena in bermuda cacciato dal ristorante del Club nautico

Il regolamento serale impone i pantaloni lunghi, così Giorgio Del Ghingaro ha dovuto lasciare il ristorante con vista sulla darsena. L’opinione pubblica si è divisa, ma c’è chi pensa a una “vendetta politica”

10 agosto 2017 | 10:17
 

Dopo le 19, i soci e i loro ospiti possono accedere al ristorante indossando i pantaloni lunghi. È quanto prevede il regolamento del Club nautico Versilia di Viareggio, che ha dovuto allontanare il primo cittadino, Giorgio Del Ghingaro, dal momento che indossava un paio di pantaloncini corti fino al ginocchio. Verrebbe da dire... non bastano le temperature roventi di questi giorni, bisogna “soffrire” ancor di più il caldo a causa del “dress code” imposto da un ristorante, per di più in una località di mare!

Viareggio, sindaco a cena in bermuda cacciato dal ristorante del Club nautico

Giorgio Del Ghingaro

Condividendo la sua esperienza su Facebook e spiegando il suo punto di vista, il sindaco ha innescato un grande dibattito che ha diviso l’opinione pubblica. «Stasera sono stato cortesemente invitato ad uscire da un locale - racconta Del Ghingaro nel post su Facebook - un’esperienza un po’ umiliante vi confesso, ma parto dal concetto che tutto fa cultura e serve a dare e darsi le misure del vivere nella società. Bene partire dall’inizio. Qualche giorno fa concordo una cena con una coppia di amici, da tanto dicevamo di vederci e finalmente ci si fa. Fisso in un ristorante dove vado ogni tanto e, visto che non è una cena istituzionale ma tra veri amici, mi sento libero di vestirmi casual. Arriviamo, ci fanno sedere ad un tavolo sulla Terrazza sul mare, chiacchieriamo con altre persone che conosco ad un tavolo vicino, ci raccontiamo la giornata, rilassati e contenti di rivederci finalmente con calma. Ad un certo punto mi si avvicina il cameriere imbarazzato e mi comunica che, considerato che non indosso pantaloni lunghi, non posso stare in quel locale. Gli spiego (stupito) che non lo sapevo, spiego anche il perché sono vestito così, che sono in libera uscita, che anch’io sono una persona normale, con una vita normale, con dei vestiti normali. Prende tempo, ma dopo pochi minuti ritorna e mi chiede gentilmente di uscire, perché le regole di quel locale sono quelle anche se non conosciute né illustrate all’ingresso, si scusa ma non può fare diversamente. A quel punto non mi rimane che alzarmi, salutare le persone stupite al tavolo vicino, chiedere scusa ai miei amici e uscire, non senza vergogna».

«Non sapevo che esistessero regole così ferree d’agosto in un locale sul porto - prosegue il sindaco - ma giustamente l’ignoranza non è ammessa e non posso che prendere atto che in quel posto ci si deve andare con i pantaloni lunghi, anche se continuo a chiedermi come una persona può saperlo se nessuno glielo dice o lo scrive all’ingresso. Al di là dell’episodio, spiacevole e, confesso, anche sgradevole, alla fine ho cenato bene da un’altra parte (molto bene), in ottima compagnia, senza censure sui vestiti, anche se con la brutta sensazione di aver subito una piccola violenza. Mi sono fatto una domanda: ma in quel locale controlleranno oltre ai vestiti, chessò il casellario giudiziale, il permesso di soggiorno, il codice fiscale, il certificato di sana e robusta costituzione, il tesserino di pesca, il colore della pelle, la tessera di partito, l’attestato di laurea, etc etc? Boh, giuro che la prossima volta (non certamente lì, garantisco) m’informerò prima d’entrare. Ma poi, detto fra noi, ero davvero vestito così male??!!».

Immediata la replica di un consigliere del Club nautico, dispiaciuto per l’accaduto: «C’è un regolamento - ha spiegato Muzio Scacciati - come riportano due cartelli, uno in bacheca appena si entra ed uno dove sono le scale che portano ai piani superiori, compreso il ristorante, in cui c’è scritto che i soci dovranno essere vestiti in maniera corretta. Per particolari manifestazioni sarà richiesta la divisa sociale (giacca blu e pantaloni grigi, cravatta sociale) o l’abito scuro. Dopo le 19 i soci e i loro ospiti potranno accedere ai locali della sede e del ristorante indossando i pantaloni lunghi. Ieri sera non ero presente altrimenti avrei potuto cercare di chiarire subito la cosa. Al cameriere è stata segnalata la presenza del sindaco con i bermuda da alcuni soci seduti ad un altro tavolo, che forse non lo hanno riconosciuto. Ed è per questo che è stato invitato ad andare via. C’è un regolamento del club a cui bisogna attenersi. Mi dispiace di quanto accaduto e spero che ci sia occasione per un chiarimento con il sindaco a cui è mia intenzione dare la tessera di socio».

Tanti e di vario genere i commenti sul profilo Facebook del primo cittadino, molti dei quali solidali con la sua posizione. Ma c’è anche chi non ha perso l’occasione di ricordare a Del Ghingaro che la sua giunta proprio il giorno prima aveva approvato un’ordinanza per il decoro sul viale a mare che vieta di camminare a torso nudo. E adesso nel suo staff c’è chi ipotizza una vendetta politica. Come dire... chi la fa l’aspetti.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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